di Campagna Stop Ttip
L'articolo suggestivo del vicedirettore Feltri (pubblicato lo scorso 20 maggio sul fattoquotidiano.it) sul TTIP sarà al netto delle balle, ma certamente dimostra poca conoscenza del tema. Peccato, per chi come giornalista dovrebbe entrare nel merito delle carte senza fermarsi a provocazioni sui generis. Varrebbe la pena, a questo punto, ragionare sui fatti evitando le banalizzazioni che Feltri inserisce a sostegno della sua tesi. Saremo molto brevi e concisi, per evitare inutili dispersioni. Chi decide cosa? La Commissione Europea, perché l'architettura dell'Unione vuole questo. Un organismo non elettivo che ha competenza esclusiva sulle negoziazioni commerciali; più precisamente chi negozia, nei fatti, è la Direzione Generale Commercio (DG Trade) con i suoi funzionari e i suoi tecnici.
Va precisato che il mandato negoziale non viene dato dal Parlamento Europeo, ma in primis dal Consiglio Europeo che raccoglie tutti i Paesi membri dell'Unione. Per ciò che riguarda il TTIP, il documento, approvato nel giugno 2013 ma reso pubblico formalmente solo nell'ottobre 2014, si riassume in 19 pagine, in alcuni passaggi abbastanza generiche, ma che già danno un'idea della cornice all'interno della quale la Commissione Europea dovrà negoziare.
Va precisato che il mandato negoziale non viene dato dal Parlamento Europeo, ma in primis dal Consiglio Europeo che raccoglie tutti i Paesi membri dell'Unione. Per ciò che riguarda il TTIP, il documento, approvato nel giugno 2013 ma reso pubblico formalmente solo nell'ottobre 2014, si riassume in 19 pagine, in alcuni passaggi abbastanza generiche, ma che già danno un'idea della cornice all'interno della quale la Commissione Europea dovrà negoziare.
Se Feltri raccontasse realmente le cose come stanno, dovrebbe dire che il Parlamento Europeo monitora i negoziati attraverso l'INTA Committee, ma che il suo potere sta solo nel mandare raccomandazioni sulla base di comunicazioni della stessa Commissione, spesso sottoforma di "question time".
Il Parlamento non può emendare nulla, ha il solo potere di ratifica alla fine del negoziato, a trattato concluso, nella formula "prendere o lasciare" (take or leave). Cosa questo può significare è semplice da dedurre: il CETA, l'accordo con il Canada concluso nel settembre 2014 e in via di ratifica, è formato da oltre 1600 pagine (alcune molto tecniche). Pensare di mettere a votazione "di fiducia" un testo così complesso significa nei fatti lasciarlo in balia della posizioni di schieramento, e non di serie valutazioni nel merito.
È ovvio che sia così, nelle democrazie moderne? Non direi, visto che negli Stati Uniti il Presidente per avere carta bianca deve chiedere permesso al Congresso (Trade Promotion Authority), che altrimenti ha potere di intervento, emendamento e persino veto sui trattati commerciali.
Il punto di vista di Feltri sulla trasparenza è quanto meno parziale. I documenti sono stati pubblicati dal gennaio 2015 dopo che la società civile e persino il mediatore europeo O'Reilly hanno chiesto a gran voce maggiore trasparenza. Il fatto che una sala di lettura, vedremo in che termini, sia stata resa disponibile al Ministero per lo Sviluppo Economico dal 30 maggio di quest'anno la dice lunga su come i Parlamenti e gli organismi elettivi siano effettivamente coinvolti.
Viene citata la risoluzione del Parlamento europeo del luglio scorso come baluardo nella difesa degli standard agroalimentari, sociali e ambientali. La cosa che non viene tenuta in considerazione, però, è che più che risoluzioni del Parlamento (che sono solo politicamente vincolanti, nel senso che è opportuno tenerle in conto per evitare problemi in fase di ratifica, ma non sono obbligatorie) bisognerebbe leggere i documenti negoziali. Non solo quelli "desecretati" da Greenpeace, ma anche quelli che sono stati pubblicati dall'Unione Europea.
Nei testi di posizionamento dell'UE sulla qualità degli alimenti si cita ad esempio il Codex Alimentarius come riferimento unico. Peccato, come spesso sottolineato anche da Coldiretti, che i criteri usati dal Codex per la qualità degli alimenti siano troppo permissivi o comunque più basi rispetto alle soglie indicate dall'UE. Il fatto che nel testo TTIP si faccia esplicito riferimento al Codex, significa che ogni variazione più restrittiva potrebbe essere considerata "distorsiva del mercato" e per questo sanzionata.
Fantascienza? Si chieda Feltri perché l'Unione Europea dovette subire centinaia di milioni di dollari di ritorsioni commerciali dagli Stati Uniti, sotto l'egida dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. E si domandi se la stessa cosa non accadrà con i vari organismi di risoluzione delle controversie Stato - Stato o Investitore - Stato (il famoso ISDS, l'arbitrato per le imprese).
Nel mandato negoziale non è esplicitata la cogenza del "Principio di precauzione" così come nei testi negoziali non è mai citato. Di cosa si stia parlando, quindi, non è dato sapere. Sulla parte sviluppo sostenibile (diritto del lavoro e ambiente) evidentemente Feltri è all'oscuro di alcuni fondamentali, perché nonostante le sue convinzioni nell'approccio europeo allo sviluppo sostenibile, le regole commerciali hanno la prevalenza sulla sostenibilità. È una condizione presente non solo nel TTIP, ma anche in altri trattati di libero scambio negoziati dall'UE. Mentre il non rispetto delle regole commerciali può portare a sanzioni da parte di arbitrati, privati o pubblici che siano, il capitolo sullo sviluppo sostenibile si basa solo su organismi di consultazione senza alcun carattere sanzionatorio.
Insomma, nei trattati commerciali UE (il TTIP in discussione, ma anche nel CETA) se distorci il mercato sei sanzionato, ma se non rispetti i criteri dell'Organizzazione Internazionale del lavoro al limite se ne parla. Un modo suggestivo per tutelare gli standard, figuriamoci per innalzarli.
Ultima cosa, abbastanza pop ma necessaria: la manifestazione Stop TTIP a Roma fu il 7 maggio, e non il 5. E vi aderirono e parteciparono realtà come Slow Food, Greenpeace, la FLAI Cgil, Pax Christi, Legambiente.
Insomma, uno schieramento piuttosto ampio per definirlo in modo così poco rispettoso e sinceramente un po' datato "irriducibili delle piazze di sinistra".
Fonte: Huffington post - blog dell'Autore
Originale: http://www.huffingtonpost.it/stop-ttip/ttip-unione-europea_b_10079058.html?utm_hp_ref=italy
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