La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 21 agosto 2016

La commozione per le foto non salva dalla guerra

di Domenico Stimolo
Nelle zone occidentali è così! Come accade in questi giorni. Del resto, specie sugli ormai onnipresenti siti telematici, per sollevare emozioni impazzano anche foto e video dei nostri amici di casa a quattro zampe. Nelle restanti grandi parti mondiali, semi occidentali, orientali e sudiste, nulla è da sapere, stante, almeno, le note che divulgano i nostri organi di informazione. Già, le foto e i video che riguardano bambini. Poveri figli che hanno sempre bisogno del sostegno altrui, specie nelle zone di guerra e dove predominano fame e strutturali sconvolgimenti ambientali.
Da alcuni giorni tutti i nostri media hanno pubblicato le immagini del bimbo di Aleppo, Omran, cinque anni tirato fuori da un edificio smembrato di una città, distrutta e martoriata, che aveva pochi anni addietro quasi due milioni di abitanti ( parecchio più grande di Milano). Si apprende oggi che il fratello di dieci anni è morto.
Ma è la guerra! Oggi è come ieri. Al centro della distruzione tutti i componenti degli umani, in specie bambini, donne, anziani, i più deboli. Guerra. Strumento principale utilizzato dai potenti di tutte le risme, per mantenere il potere e sempre alti i loro profitti. Succhiati a “Gaia Terra” e ai miliardi di abitanti tenuti nella schiavitù della fame, sete, indigenza; sottoposto ad atroci sofferenze quotidiane.
Scientificamente messa in opera e costantemente alimentata dai costruttori e dai mediatori delle armi. Voraci, a “fine giornata” si contano il soldo incassato. Armi, armi, e supporti tecnologici sempre più sofisticati e super tecnologici….. per tutte le esigenze. Piccole, grandi, di tutte le fatture. Aerei, missili e quant’altro volante; di terra, corazzati e semi corazzati, con ruote o senza; mitra, fucili, bombe ( di tutte le stazze) di precisione, pistole; mine ( ne sono sparse 110 milioni di ”esemplari”) e diavolerie omicide, di mutilazione, in tutte le fatture; poi, sommergibili, navi corazzate, portaerei, flottiglie armate per tutti i “gusti”.
Poi, fa storia a se l’armamentario nucleare. Migliaia e migliaia di ordigni di gigantesca potenza distruttiva tenuti “in sonno”, sparsi in parecchie aree del globo, sempre pronto all’uso, montate su micidiali e velocissimi “strumenti di viaggio” in terra e nelle acque marine.
Nel 2015 le spese militari ( ufficiali) su scala planetaria sono ammontate a 1676 miliardi di dollari, più del 50% rispetto a quindici anni addietro. In testa della funerea classifica brillano gli Stati Uniti con 600 miliardi di dollari – 324 milioni di abitanti -, segue la Cina con 215 – 1 miliardo/382 milioni abitanti -. Al terzo posto, incredibilmente, l’Arabia Saudita, con 87 -32 milioni di abitanti -. Quindi la Russia con 66 miliardi. Al dodicesimo posto l’Italia con 24 miliardi di dollari.
Anche l’occhio del più profano viene sorpreso dall’enorme armamentario incessantemente comprato dall’Arabia Saudita. In loco non c’è nessuna fabbrica preposta a tale fine. Degli armamentari di morte tutto viene importato. Come se ci fosse un inconfessabile parziale scambio con il petrolio. Tutto oro che cola per le casse dei fornitori, esclusivamente dislocati nell’emisfero occidentale. A quale uso e fine?
Un dato è certo. Gli “straccioni” dell’ISIS, fatto diventare il principale nemico dell’umanità, dopo avere creato uno “Stato” fantoccio e sparso in giro brigate di famelici assassini specializzati in attentati ( in particolare nel loro “stesso mondo”, necessitano di armamenti di tutte le stazze terrestre ( non hanno dispositivi aerei e navali). Da dove provengono i loro strumenti di morte? Tranne qualche tartagliamento circolante a livello internazionale la questione viene trattata come se fosse un “ mistero della fede”. Eppure, ormai, tutto il globo è scientificamente osservato al centimetro quadrato da “super occhi” spaziali e potentissime orecchie elettroniche. Si ascolta e si filma. Sanno tutto di tutti. Altro che “marescialli” ascoltatori di antica memoria.
In questa fase storica, da diversi anni ormai, gli erogatori di morte, distruzioni e i mestatori di professione sono particolarmente concentrati in alcune aree limitrofe, evidentemente considerate cavie: Iraq, Siria, Yemen, Libia. In più ci sono tanti focolai tenuti sempre aperti e bene nutriti. Sono campi di battaglia lontani dai “paesi progrediti”, che hanno fondato molto delle loro ricchezze sulle imprese coloniali. Nel lontano est geograficamente europeo diversi conflitti si sono aperti e chiusi, altri ancora permangono. La ex Iugoslavia da tempo è stata frammentata. Si spara sempre in Afghanistan, anche se i rumori ormai sono molto ovattati dagli strumenti di divulgazione. InPalestina la morte violenta è sempre in agguato da settant’anni. Poi, c’è l’Africa ( massima detentrice dei metalli più preziosi, fondamentali per le nuove tecnologie), da sempre flagellata da decine di conflitti armati. Madre di tutte le contraddizioni mondiali e delle massime sofferenze umane. Terra principale dello sfruttamento, specie dalle potenze ex imperiali che “sotto mentite spoglie” continuano la loro storica missione. Gli sciacalli sono sempre in azione. Noi siamo sempre lontani dal rombo dei variegati cannoni. Nelle nostre terre le distrazioni, ben congegnate, non vengono mai fatte mancare.
Nel frattempo oltre sessanta milioni di umani sono stati strapiantati dai loro luoghi abitativi. Sono i RIFUGIATI. Scappati dalle loro misere abitazioni per cercare di salvare il bene più prezioso. La Vita!
L’ultimo rapporto di UNCHR, 2015 – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – aggiorna i dati: sono65, 3 milioni le persone costrette a cercare accoglienza in altri luoghi, più della popolazione residente in Italia –l’aumento è continuo -, così enucleati: 40.8 milioni di persone che hanno cercato rifugio dentro i confini del proprio paese, 21,3 milioni sono andati fuori, 3.2 milioni hanno avanzato richiesta di asilo in altri paesi. Negli ultimi dieci anni c’è stato un incremento del 400%.
I flussi umani principali provengono da: Siria, con 4,9 milioni; Afghanistan con 2,7 milioni; Somalia con 1,1 milioni. A questi si aggiungono gli sfollati interni: Colombia, con 6,9 milioni; Siria con 6,6; Iraq con 4,4; Yemen con 2,4 milioni. Dei paesi ospitanti in prima fila si trova la Turchia, con 2,5 milioni: poi, in rapporto alle condizioni socio-economiche-abitative, Libano e Congo. Nei paesi occidentali i principali paesi che hanno avuto domanda di asilo nel 2015 sono: Germania con 442.00 unità, Stati Uniti 172.00 ( dai paesi del sud America), Svezia con156.000, Russia con 152.000. I “ numeri” parlano chiaro, per chi vuole sentire.
Dei rifugiati nel 2015 il 51% sono BAMBINI. I minori non accompagnati sono stati 98.400.
A questa “fotografia” si aggiungono i rifugiati storici provenienti dalla PALESTINA: 5,2 milioni.
Nel 2015, dopo i paesi già evidenziati del Medio Oriente e Nord Africa, i maggiori flussi provengono da paesi africani: Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, Somalia, Nigeria, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico. I Paesi principali che ACCOLGONO rifugiati si trovano in Africa: Etiopia, Kenia, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Ciad. Altro che Europa del “France o Spagna”.
Lì ci sono i veri dolori. Qui, In Italia e in Europa, si sentono le grida sciocche dei tanti variegati fascisti…..di ritorno. Dopo l’enorme macello provocato nei luoghi europei con la seconda grande guerra mondiale, ora si grida “ al clandestino”, la novella nomea dei moderni perseguitati. In precedenza furono: ebrei, rom, oppositori politici, slavi, e quant’altro delle molte “categorie” considerate sotto umane, assassinati in molti milioni.
I segnali e e operazioni in essere nelle aree europee sono molto preoccupanti. Si innalzano barriere, aumentano continuamente le discriminazioni, si distilla quotidiano odio verso il “diverso”, ritorna il razzismo. Meno male che parti importanti delle popolazioni europee resistono con grande tenacia alle nuove persecuzioni umane che si vorrebbero attuare. Tante le manifestazioni di solidarietà e di sostegno. I Valori fondativi, consolidatosi dopo la sconfitta del nazi-fascismo, pur nel contesto di contraddizioni sempre più crescenti, ancora reggono.
Poi, i morti in mare. I rifugiati cercano di raggiungere anche l’Europa. La disperazione vincola alle condizioni più insicure. Molti i profughi annegati, nelle acque di molti mari. In gran parte nel mare Mediterraneo e nel tragitto Turchia-Grecia –mare Egeo -. Solo quest’anno, da gennaio ad ora, 3181, come ufficializzato dall’Oim ( Organizzazione internazionale per le emigrazioni). Molti i bambini. “ Quantità” complessivamente parziali. In parecchi casi dei naufragi si hanno notizie molto frammentate. La tragedia è in corso da parecchi anni. Ogni tanto le notizie degli affondamenti più consistenti balzano all’attenzione. Dopo due giorni tutto è dimenticato.
In questo enorme contenitore planetario dissanguato dalle guerre si dovrebbe mettere assieme l’ “album” delle vite annientate, ferite e mutilate – in prima fila i bambini -: nomi, età, volti, speranze dilaniate. Da proporre in un video ciclopico, da trasmettere quotidianamente nelle reti televisive e tramite i variegati strumenti informativi. Le coscienze devono toccare con mano le guerre e i “percorsi” umani distrutti. Oggi, con le strutture tecnologiche in opera, si può fare. Manca la volontà. Il coinvolgimento, l’emozione, il pathos di assimilazione, vengono distillati a gocce. Sono i fili invisibili che reggono le stanze di comando. Ieri il cadaverino del bimbo trovato morto sulla spiaggia greca, oggi il ragazzino estratto vivo ad Aleppo. Tutto dura un attimo. Domani è sempre un altro giorno. Le guerre devono restare oggetti quasi misteriosi, flagelli inevitabili. Gli armamenti vengono sempre rappresentati come strumenti ineluttabili. I pescecani che si arricchiscono sull’elargizione delle morti cruenti devono restare sempre invisibili.

Articolo pubblicato su Il Dialogo
Fonte: Pressenza.com 

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