La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 3 agosto 2016

Sparta, l'ordoliberismo, la lotta di classe e...


di Lucia Del Grosso
Sinn, cioè quel tipo convinto assertore dell’uscita della Grecia dall’UE, purtroppo autorevole ideologo dell’ordoliberalismo, ha tirato fuori una proposta che sarebbe incommentabile, ma che ahinoi non può essere ignorata perché quello che dice Sinn prima o poi si fa.nIn cosa consiste? Si chiudono le frontiere dell’Europa agli extracomunitari; la mobilità intraeuropea continua ad essere garantita; però, siccome il welfare rischia di collassare, occorre introdurre limitazioni al welfare agli immigrati. Quindi, secondo lui, un Italiano, o uno Spagnolo, ecc. ecc. che va a lavorare in Germania, viene degradato a lavoratore di serie nemmeno B, ma una lettera molto in basso nell’alfabeto.
Alessandro Vassalli, che gli risponde a dovere nell’articolo che pubblicherò nei commenti, evoca quel sereno paradiso che era l’antica Sparta, che non riconosceva nessun diritto agli Iloti, anzi erano prede degli Spartiati, cioè i figli di papà, che la notte andavano a caccia di questi poveretti per giocare alla guerra, che era la loro fissa.
Il tipo ha trovato un altro sistema per assicurare alla Germania surplus commerciali, dato che gli immigrati, privati pure dei diritti, saranno un godibilissimo esercito di riserva della manodopera a costo zero, poiché non graveranno sullo stato sociale.
Siamo sicuri che Sinn è dispiaciutissimo di dover fare dei lavoratori figli e figliastri, quello tedesco della scrivania di destra fruitore degli assegni famigliari e quello portoghese della scrivania di sinistra invece no, ma che ci volete fare, se no il welfare collassa.
Quindi il fiscal compact, finalizzato all’armonizzazione delle politiche fiscali, che a sua volta doveva servire a creare uno statuto europeo di cittadinanza, era una fregatura? Che simpaticoni, ci avete fatto una scherzo divertentissimo ahahahahahah.
Però se ci ripenso non è poi così divertente, perché lo scenario apocalittico che immagina Salvini con personaggi extracomunitari in realtà lo stanno anticipando gli ordoliberali con un cast tutto europeo.
Perché affrontare il problema del welfare tagliando la testa al toro, cioè il welfare ad una parte dei residenti, creerà conflitti, tensioni e rancore che si riverbereranno sui nativi delle classi popolari, quelli a contatto con i lavoratori malpagati e disprezzati: “lor signori” abitano in quartieri tenuti in sicurezza dal disagio sociale. E saranno sempre i lavoratori nativi a subire la pressione sui diritti del lavoro e sulle retribuzioni dovuta alla concorrenza degli immigrati.
Ma Sinn sostiene che questo è l’unico modo per difendere il welfare dal collasso e salvare l’Europa. Invece se collassa la società, e potete starne certi che collasserà dilaniata dalla guerra dei poveri, l’Europa sta serena e tranquilla.
Quando si decideranno a tirare una metaforica pedata a questi tromboni con la monomania della stabilità, dei conti a posto ecchissenefrega se si fa macelleria sociale saranno già stati prodotti danni irreversibili, e senza che uno di questi professoroni abbia spiegato perché mai ridurre la spesa pubblica e affamare i lavoratori debba produrre crescita!
E non saranno costretti a spiegarlo, nemmeno tra le macerie (che ci volete fare, effetti collaterali) perché la sinistra storica non glielo chiede, convinta da Blair in poi che larga parte della popolazione abbia vissuto per molto tempo al di sopra delle proprie possibilità.
Sopra le proprie possibilità una cippa, dato che le disuguaglianze sono aumentate indecentemente.
Ma la sinistra bella addormentata nel bosco si limita ad enunciare politiche inclusive per l’immigrazione, a predicare l’accoglienza contro la xenofobia, che d’ora in avanti, se la spunta Sinn, diventerà anche intracomunitaria.
Beh, c’è solo un modo per fare inclusione e tenere fede ai nostri sacri principi internazionalisti: fare la lotta di classe. Ricominciare la battaglia per far pagare il mantenimento del welfare al decile di popolazione che si è arricchito sproporzionatamente a discapito dei nove decili che si sono impoveriti.
L’accoglienza è un grandioso principio della sinistra, ma è come le nozze: non si fa con i fichi secchi, qualcuno vi deve mettere risorse e non possiamo chiederle a chi ne è già stato privato.
Chiedere più stato sociale e più inclusione senza puntare il dito sui forzieri da cui attingere non è degno di una sinistra vera: è da predicatori illuministi. 

Fonte: blg dell'Autrice 

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