La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 11 settembre 2016

New York, riduzione dei rifiuti del 90% ed equità sociale. Un vero piano di sostenibilità

di Enzo Favoino
Questo è un post un po’ lungo, e me ne scuso. Ma se riuscite, leggetelo fino in fondo, ci sono dentro diverse cose che considero prezioso condividere. Per i temi e le strategie che ci stanno a cuore, e per accumulare argomenti a sostegno. Ma anche per un riconoscimento che di tanto in tanto è opportuno fare al lavoro che da 30 anni portiamo avanti in Italia. All’inizio da soli, o quasi, poi sempre più con tanti compagni di percorso, con i quali è bello condividere gli sforzi.
Qualche volta è bello, e tatticamente aiuta nel confronto, farsi dare del pasticcione. Od addirittura definirsi tali da soli. Se questo serve a dimostrare che quello che sei bravo a fare, anche tu che sei nella vulgata considerato un pasticcione, lo puoi ben insegnare a fare a tutti gli altri, inclusa la metropoli per definizione, New York City.
"Dirty Italians can play with dirt" - una frase che ho coniato, e spesso ironicamente uso e condivido con i colleghi americani, e non solo: per convincerli. Perché la frase si potrebbe tradurre: quei pasticcioni degli Italiani ci sanno fare, con la spazzatura. Dunque, ce la può fare chiunque.
Parto da una notizia circolata più volte su queste pagine, e su altre. Rilanciata anche recentemente, in una delle sue tante declinazioni, anzi una di quelle fondamentali (l'espansione del programma di raccolta differenziata dell'organico).
Prendo in prestito l'ottima sintesi (in fondo) che ne ha fatto Ecodallecittà: la Città di New York, una delle Capitali Mondiali, che per bocca del sindaco Bill De Blasio dichiara l'intenzione di allontanarsi dall'attuale, insostenibile(sotto tutti i profili!) sistema di gestione dei materiali post consumo, mediante l'adozione della strategia Rifiuti Zero, e l'asse fondamentale dell'espansione dei programmi di raccolta differenziata domiciliare, con particolare attenzione all'"Organics recycling programme": ancora una volta l'organico al centro delle pratiche, per la sua importanza quantitativa (contributo ai tassi di recupero) e qualitativa (possibilità di avere il RUR meno fermentescibile, dunque ridurre le frequenze di raccolta, comprimendo i costi complessivi del servizio e determinando un ulteriore effetto di "traino" sulle raccolte delle altre frazioni): uno dei paradigmi fondamentali dei sistemi che, dall'inizio degli anni '90, abbiamo implementato, consolidato e diffuso prima attorno a Milano, poi nel resto d'Italia, aggredendo infine - con una "rivoluzione gioiosa" - anche contesti esteri, in Europa e non solo.
A New York ci siamo già stati, abbiamo incontrato la Sig.ra Garcia, Assessore all'Ambiente, intrigata dalle esperienze italiane che hanno mostrato la praticabilità di questi sistemi anche in contesti ad elevata densità abitativa. Non solo Milano, attualmente più grande città al mondo con uno schema di porta a porta integrale, incluso l'organico, sul 100% della popolazione. 135.000 t/anno di risorse organiche sottratte annualmente allo smaltimento, e che vengono restituite al comparto dove devono naturalmente stare: il suolo. Ma anche i Comuni di cintura, ove a partire da Cinisello Balsamo (uno dei paesoni cresciuti troppo in fretta e in modo ingarbugliato negli anni '60 e '70, 80.000 ab., 8000 ab/kmq) ove nel 1995 già dimostrammo che la densità abitativa NON è ostacolo alla praticabilità della raccolta domiciliare. Per finire con altri contesti nelle dimensioni demografiche di "Città", a Nord come a Sud, che rendono il sistema ubiquitario. Novara, Parma, Salerno, per citarne alcune
Alla nostra visita, all'incontro con la Garcia sono seguite già alcune trasferte di singoli tecnici e funzionari del NYCDS (Dipartimento Ambiente della Città di New York) che sono venuti a più riprese a valutare, studiare la organizzazione del sistema, i risvolti operativi ma anche quelli regolamentari, comunicativi e sociali.
Ora, la notizia che voglio condividere è che settimana prossima verrà a consolidare questo "patto di azione", in una sorta di “visita ufficiale”, la delegazione apicale del NYCDS, inclusa Bridgette Anderson, supervisiore dell'Organics' Recycling Programme e mia compagna di passione (per il suolo, la fertilità dello stesso, il recupero delle risorse incluse nei nostri scarti organici e il contributo che la cosa può dare anche alla lotta al cambiamento climatico)
Gli amici di NYC saranno a Milano, per vedere direttamente il sistema in opera e anche per una serie di iniziative ufficiali, poi a Parma, e visiteranno anche diversi siti per la valorizzazione dell'organico.
Un inciso doveroso: a me viene ancora una volta, inevitabilmente, in mente quanta capacità di progettazione ed organizzazione potremmo esportare, facendo identità sui sistemi di raccolta domiciliare – quelli italiani, secondo i modelli che sviluppammo circa 25 anni fa e poi declinati nei diversi contesti ed adattamenti, sono i più performanti, e la cosa è ormai di dominio comune. Invece siamo ripiegati su discussioni relative agli impianti di trattamento del residuo, ed alla loro declinazione, che secondo lo “Sblocca Italia” dovrebbe essere esclusivamente quella dell’incenerimento – insomma, anziché esportare buone pratiche, ci arrovelliamo a discutere sistemi e tecnologie altrove decotti. Totalmente decotti, come ho più volte mostrato e condiviso su queste pagine.
Peccato. Perché io all’estero ci opero, ci lavoro, riesco ad influenzare le decisioni. Ma l’Italia non fa sistema, e dunque a me e qualcun altro capita di fare queste cose, ma di farle da solo. Mentre sarebbe bello fare sistema, sostenere la capacità delle nostre realtà locali che hanno realizzato sistemi virtuosi, riuscire a fare diventare l’Italiano nel mondo la lingua della raccolta differenziata, come l’inglese è quella del Rock. Io lo dico sempre, tra il serio ed il faceto “Italian is the language of the future”, preparatevi a parlarla, nel nostro settore. Ma rimango in quel limbo tra il serio ed il faceto. Perché da soli, il mondo non si cambia, ci si può mettere tutto l’impegno, tutta la passione, come quotidianamente facciamo. Ma nessuno è onnipotente. Bisogna fare sistema. E questo deve partire soprattutto dall'iniziativa delle Istituzioni centrali e regionali. Perché la volontà nostra, di attivisti, tecnici, Sindaci che ci credono, c'è già. Va incanalata, sostenuta, messa a sistema e sinergia. Invece che bollata di "oltranzismo ambientalista" come spesso accade.
Intanto, gioisco per un’altra notizia, arrivatami Lunedi, appena presa nella sede competente: la Città di Copenhagen ha deciso finalmente di introdurre la raccolta differenziata dell’organico. Che c’entra? C’entra: eravamo lì il 2 Febbraio per un workshop dedicato, i membri della Commissione Comunale erano con noi, e siamo sicuri che la forza delle evidenze operative, ambientali, economiche, che abbiamo offerto abbia alla fine contribuito (ed in misura fondamentale, tanto che siamo stati i primi ad essere informati della decisione!) a superare dubbi ed ostacoli: ostacoli che sinora derivavano soprattutto dalla irragionevole sovracapacità di incenerimento, che li costringeva ad alimentare gli inceneritori, e non il suolo. Ma le indicazioni europee vanno in altra direzione, il Pacchetto Economia Circolare dà obiettivi ben più ambiziosi del poco che loro si sono attualmente ridotti a riciclare (imballaggi), insomma, l’organico deve prendere il suo ruolo anche da loro. Con buona pace di chi prende Copenhagen a modello, proprio mentre Copenhagen segue indicazioni che arrivano da noi.
Ma torniamo, per concludere, a New York: c’è una doppia valenza di questo “asse” di collaborazione con la metropoli americana: c’è anzitutto, importantissimo, il riconoscimento della capacità operativa dei sistemi italiani. Solo l’ennesimo riconoscimento, ma certo importante, perché la Grande Mela fa sempre notizia – anche al di là dei confini della Galassia… 
Ma c’è anche il segno che queste strategie possono essere adottate davvero ovunque. Non ci sono scuse, non ci sono limiti. Neanche in una delle situazioni urbane più complicate al mondo.
Ricordate quello che cantava, con la sua maestria, Liza Minnelli, ripresa con altrettanta capacità da "the Voice" Sinatra?
Sì, lo ricordate: "If I can make it here / I'd make it anywhere"
Se posso farlo a New York, lo posso fare ovunque. Parole sante. Qualcuno le citi, come le cito io ogni volta che faccio riferimento a New York, e se ritiene, le canti, davanti a coloro cui bisogna cantarle, ogni volta che serve. Perché se si dice che a Firenze (giusto come esempio, e preso non a caso, per citare uno degli snodi del dibattito in corso) non si può fare il porta a porta, ecco, c’è una evidente disproporzione.
Citate Liza Minnelli. Penso che funzionerà.

Fonte: pagina Facebook dell'Autore 

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