di Il Simplicissimus
Sono contento di aver anticipato di un mese i progetti di fusione tra Bayer e Monsanto ( vedi qui e qui ) perché l’operazione al di là del suo gigantismo finanziario, elimina uno degli ostacoli più ingombranti sulla via del Ttip e mette le basi di un nuovo ordine mondiale che sposta via via il controllo chiave dalle risorse energetiche a quelle alimentari. Intanto adesso abbiamo solo tre gruppi Monsanto – Bayer, Down Chemical – Dupont e ChemChina – Syngenta che hanno nelle loro mani l’80 per cento delle sementi e dei diserbanti, spesso facenti parte di un binomio che non lascia scampo agli agricoltori.
Purtroppo in questi anni di declino del pensiero gran parte questo argomento di vitale importanza dal punto di vista geopolitico, politico e sociale è rimasto parzialmente se non interamente nascosto sotto il sudario di paure un po’ grossolane riguardo agli ogm in sé, prodotti del diavolo, certamente portatori di cancro e di chissà quante altre malattie dalla celiachia all’autismo. Polemiche di sapore religioso – metafisico, in nome di un feticismo naturale che più artificiale non si può, fervidamente rincorse anche da una sinistra più disponibile ad inseguire le chimere che i discorsi riguardanti una struttura di produzione in cui il coltivatore è espropriato totalmente dalla sua libertà e dipende dalle costose forniture di sementi: non può ripiantare quelle ottenute dai campi perché nel raro caso di piante non (volutamente) sterili violerebbe il brevetto e nemmeno può utilizzarle per la propria alimentazione se non pagando una royalty al produttore. Royalty che sono pretese anche mettendo in campo come ha fatto la Monsanto in Sud America squadroni della morte con l’aiuto della Blackwater, il noto centro di mercenari made in Usa. Il che ha anche prodotto degli effetti collaterali, come ad esempio – lo denuncia proprio oggi Coldiretti – che la gran parte dell’agricoltura italiana è ormai in mani mafiose.
Purtroppo in questi anni di declino del pensiero gran parte questo argomento di vitale importanza dal punto di vista geopolitico, politico e sociale è rimasto parzialmente se non interamente nascosto sotto il sudario di paure un po’ grossolane riguardo agli ogm in sé, prodotti del diavolo, certamente portatori di cancro e di chissà quante altre malattie dalla celiachia all’autismo. Polemiche di sapore religioso – metafisico, in nome di un feticismo naturale che più artificiale non si può, fervidamente rincorse anche da una sinistra più disponibile ad inseguire le chimere che i discorsi riguardanti una struttura di produzione in cui il coltivatore è espropriato totalmente dalla sua libertà e dipende dalle costose forniture di sementi: non può ripiantare quelle ottenute dai campi perché nel raro caso di piante non (volutamente) sterili violerebbe il brevetto e nemmeno può utilizzarle per la propria alimentazione se non pagando una royalty al produttore. Royalty che sono pretese anche mettendo in campo come ha fatto la Monsanto in Sud America squadroni della morte con l’aiuto della Blackwater, il noto centro di mercenari made in Usa. Il che ha anche prodotto degli effetti collaterali, come ad esempio – lo denuncia proprio oggi Coldiretti – che la gran parte dell’agricoltura italiana è ormai in mani mafiose.
Forse si pensava, anzi lo so per certo, che mettendo in campo totem e tabù nei Paesi ricchi, anche contro ogni evidenza, si sarebbe potuto fermare l’avanzata degli ogm e con essa anche il disegno di brevettare la natura. Così non è stato, un po’ per la palese debolezza di queste tesi, un po’ per la necessità di tenere sempre la produzione agricola ai suoi massimi non per dare una risposta alla fame nel mondo, ma per soddisfare la bulimia ad ampio raggio del liberismo e la sua ossessione di consumo, un po’ facendo balenare riscatto e profitto nel terzo mondo, un po’ ricattando. Anzi diciamo che le multinazionali dell’agricoltura sono state molto contente da argomenti che distraevano dal loro vero scopo: diventare le onnipotenti fornitrici di cibo e ricattare chiunque, anche intere nazioni, perfino continenti, semplicemente negando loro le sementi. C’è da chiedersi a questo punto se vi sia ancora spazio per una risposta politica a tutto questo, ossia spostando il discorso dal prodotto ai modi di produzione e proprio l’acquisizione da parte della Bayer di Monsanto, l’azienda simbolo di tutto questo a cominciare dai diserbanti del Vietnam, passando per il Roundup velenoso, ma dichiarato innocuo e finendo alla Blackwater, ci dice che è possibile, se abbandoniamo il tabù degli ogm che ci costringere a parlarne solo in modo generico e inefficace, magari utilizzando gli stessi criteri commerciali dei suoi produttori.
La Monsanto è andata in crisi perché fidandosi della sua potenza di fuoco, sostenuta anche da Washington dove la sua capacità di ricatto nel continente Sud Americano e in Africa era massimamente apprezzata, ha fatto disastri: il suo cotone Bt è stato una catastrofe, è un po’ più resistente agli insetti delle varietà comuni, ma ha fibre molto più corte e dunque si vende a prezzi inferiori. Gli uomini di Monsanto avevano garantito in Burkina Faso che ogni ettaro coltivato a cotone Bt avrebbe prodotto 4-6 tonnellate. In realtà la media è di 1,1 tonnellate per ettaro, poco di più della quota prodotta con il cotone convenzionale, che tuttavia è di qualità migliore e quindi ha un valore decisamente più alto. Insomma era semplicemente un ogm mal concepito e venduto solo grazie a una continua campagna mediatica, pressioni e sovvenzioni sottobanco a seconda delle aree. Un cablo scoperto da WikiLeaks del 2008 rivela che l’ambasciatore americano a Ouagadougou ottenne per conto della Monsanto la licenza di importazione, produzione e commercializzazione di semi ogm , barattando l’affare con la fine della minaccia di sanzioni (sempre proposte dagli Usa) che pendeva sul Paese per traffico d’armi. Più o meno la stessa cosa si può dire per il mais Bt, vera miniera d’oro, modificato geneticamente per resistere alla Diabrotica virgifera, che attacca l’apparato radicale della pianta impedendone la crescita. Diffuso massicciamente negli Usa e in Canada, grazie al risparmio che permetteva sugli insetticidi e alla santa opera dei ministeri per l’agricoltura, ha avuto l’effetto di sviluppare di una resistenza sempre più forte nei parassiti tanto che ormai si è tornati alla sua situazione precedente. Probabilmente se questo mais fosse stato usato solo nelle aree più a rischio il fenomeno non si sarebbe presentato o sarebbe stato più lento.
Insomma gli ogm sono difficili e non sono di per sé né la manna perenne, né il diavolo fatta farina, riportandoci a un piano di gestione del suolo corretta e sostenibile per il quale per prima cosa bisogna rivedere e ribaltare tutto il sistema dei brevetti e della commercializzazione degli stessi per togliere l’agricoltura dalle grinfie della privatizzazione assoluta e dal suo uso geopolitico. Un sistema che oltretutto è responsabile anche di errori clamorosi, superficialità e operazioni spericolate dovute ai giganteschi guadagni che esso permette in ogni caso. Ma questo non lo si otterrà con le invocazioni a una natura spesso di pura fantasia, né di certo con la pelosa buona volontà espressa dai vertici politici per pura cassetta elettorale, ma prendendo coscienza del fatto che è la struttura della società autoritaria ed oligarchica che si va creando, a rendere possibile il meraviglioso mondo del ricatto alimentare. E più si concede al potere di modificare geneticamente persino le Costituzioni, più si spiana la strada a queste logiche, più il processo andrà avanti.
Fonte: Il Simplicissimus
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