L'omicidio di Abd El Salam Ahmed Eldanf, lavoratore egiziano di 53 anni - in servizio presso il centro di smistamento della GLS di Piacenza - durante un picchetto porta alla luce quali siano oggi le condizioni di sfruttamento di lavoratrici e lavoratori e dove possa spingersi il ricatto padronale. Una condizione che vale ormai per tutti i settori produttivi così come per qualsiasi categoria di lavoratrici e lavoratori - la condizione della precarietà a tempo indeterminato.
Una condizione che mette al centro in particolare il ruolo dei lavoratori migranti (su questo rimandiamo all'intervista di Roberto Ciccarelli a Giorgio Greppi).
Sabato 17 settembre dalle 14.00 - con partenza dalla stazione ferroviaria - è convocata dal sindacato Usb e da altre organizzazioni di lavoratrici e lavoratori una manifestazione per ribadire le ragioni della lotta dei lavoratori della logistica, oltre a portare in piazza il dolore e la rabbia per la morte di Abd El Salam e la determinazione a continuare la sua stessa lotta.
A questi link potete leggere i comunicati di Usb, Adl Cobas e Sial Cobas. Riportiamo invece qui sotto il comunicato del Naga di Milano (redaz.)
La circolazione delle merci, nel mercato capitalistico contemporaneo, è una funzione assolutamente vitale: dietro l'apparenza della smaterializzazione, la globalizzazione richiede lo spostamento fisico di quantità crescenti di merci; trasporti e logistica costituiscono perciò uno dei punti di maggiore vulnerabilità dell'intero sistema.
Questa vulnerabilità crea uno spazio per un conflitto, un conflitto reale, tra le esigenze del capitale (rapida circolazione, consegna in 24 ore, eliminazione delle costose scorte di magazzino) e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nonché i loro stessi bisogni immediati e materiali: le condizioni di lavoro sono intollerabili, con turni massacranti, sfruttamento estremo delle capacità fisiche del lavoratore, divieto di fare pause, nessuna protezione contro il caldo e il gelo.
La retorica della smaterializzazione e dell'economia centrata sulla conoscenza si regge in realtà sulla fatica e sullo sfruttamento di decine, centinaia di migliaia di lavoratori, in grande maggioranza di origine straniera, tra cui una significativa porzione di cittadini privati del permesso di soggiorno, e con questo anche dei diritti minimi di cittadinanza; ecco chi sono gli immigrati, ecco chi sono i temiblili "clandestini": donne e uomini senza cui la complessa macchina del nostro benessere non potrebbe funzionare.
Coscienti del loro ruolo vitale, questi cittadini stranieri sono diventati da anni, nel silenzio dei mezzi d'informazione, i protagonisti di una lotta durissima; non sorprende che alla violenza dello sfruttamento che spezza la schiena e cancella la dignità delle persone si aggiunga una reazione violentissima da parte delle aziende che vedono messo in pericolo il proprio dominio del mercato, tra cui anche aziende che impostano il proprio marketing su un'immagine democratica e rispettosa dell'ambiente e dei diritti.
In un crescendo di violenza si è arrivati alla forzatura di un picchetto da parte di un tir che stanotte ha travolto Abd Elsalam Ahmed Eldan, facchino precario a Piacenza.
Da quel tir ci sentiamo travolti tutti noi, perché in gioco c'è non solo la dignità umana, ma i nostri stessi diritti di lavoratori e lavoratrici. E noi ancora di più da oggi saremo dalla parte di Abd Elsalam, e non perderemo occasione per sostenerne la lotta.
Fonte: communianet.org
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