di Rossella Muroni
Amatrice, Arquata, Pescara del Tronto e gli altri borghi colpiti dal sisma del 24 agosto sono una ferita aperta e profonda che l'Italia non dimenticherà. A quasi un mese da quel terremoto che ha colpito Lazio, Umbria e Marche, ora lentamente si sta cercando di tornare alla normalità, a quella quotidianità strappata in un attimo dal sisma. La campanella è suonata anche per i bambini di Amatrice e di Cittareale, che con un sorriso e zaino in spalla, sono entrati nella nuova scuola, una struttura modulare e colorata costruita in tempi record dagli uomini della protezione civile trentina.
Già perché la loro "vecchia scuola", che nel 2012 era stata dichiarata antisismica (ovvero ristrutturata) è stata sventrata dal sisma. Stessa sorte anche per l'ospedale e il municipio di Amatrice. E pensare che proprio la scuola e il municipio erano stati individuati nel piano di emergenza del Comune come luoghi di ritrovo in caso di necessità, un municipio che aveva potuto accedere ai fondi del terremoto del 2009 e che quindi teoricamente avrebbe dovuto reggere al nuovo sisma. Le immagini di quegli edifici raccontano più di mille parole quanto in questi anni non si è fatto per mettere in sicurezza le popolazioni, il patrimonio edilizio pubblico e privato, il territorio ed evidenziano l'inadeguatezza degli edifici per la qualità dei materiali e per errori nelle tecniche costruttive che in alcuni casi hanno aggravato le conseguenze del terremoto.
Già perché la loro "vecchia scuola", che nel 2012 era stata dichiarata antisismica (ovvero ristrutturata) è stata sventrata dal sisma. Stessa sorte anche per l'ospedale e il municipio di Amatrice. E pensare che proprio la scuola e il municipio erano stati individuati nel piano di emergenza del Comune come luoghi di ritrovo in caso di necessità, un municipio che aveva potuto accedere ai fondi del terremoto del 2009 e che quindi teoricamente avrebbe dovuto reggere al nuovo sisma. Le immagini di quegli edifici raccontano più di mille parole quanto in questi anni non si è fatto per mettere in sicurezza le popolazioni, il patrimonio edilizio pubblico e privato, il territorio ed evidenziano l'inadeguatezza degli edifici per la qualità dei materiali e per errori nelle tecniche costruttive che in alcuni casi hanno aggravato le conseguenze del terremoto.
Ora la parola d'ordine deve essere ricostruire puntando a un modello di ricostruzione sostenibile, appropriata e antisismica che guardi e dia priorità ai centri storici ed eviti il modello delle new town aquilane. È importante che si intervenga da subito per indirizzare correttamente le operazioni di ricostruzione, promuovendo la cultura dei controlli regolari del patrimonio edilizio esistente nell'interesse delle famiglie che torneranno ad abitare nei paesi colpiti ma anche di tutti i cittadini del Belpaese. In particolare sarà fondamentale gestire lo smaltimento delle macerie attraverso il recupero differenziato e il riutilizzo per usi compatibili in loco, garantire la sicurezza degli edifici da ricostruire attraverso la qualità dei materiali e le migliori tecniche di costruzione, pianificare i controlli del patrimonio edilizio in chiave energetica e statica. Sono questi, a nostro avviso, gli obiettivi - urgenti ma sostanziali - da perseguire per una ricostruzione appropriata dei centri colpiti dal terremoto del 24 agosto. Obiettivi e proposte che Legambiente ha rivolto e spiegato in una lettera inviata al Commissario Straordinario per la ricostruzione, Vasco Errani, e per conoscenza al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, al Sottosegretario Claudio De Vincenti e al Project manager di Casa Italia Giovanni Azzone, offrendo anche la disponibilità a collaborare concretamente per una ricostruzione corretta di questi luoghi.
Lo smaltimento dei diversi materiali provenienti dal crollo degli edifici è stato un problema rilevante in tutti i terremoti precedenti, sia nella individuazione di aree di conferimento che per l'infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione delle macerie, per questo la soluzione migliore consiste oggi nel recupero differenziato e nel riutilizzo dei materiali per gli usi compatibili, attraverso macchinari utilizzati direttamente sul posto e capaci di produrre inerti, mattoni e altri materiali necessari per la ricostruzione. Una prospettiva questa, che richiede la predisposizione di bandi e accordi con imprese e Enti locali, anche per favorire l'utilizzo di materiali provenienti dal riciclo, come previsto dalle Direttive europee e dal nuovo Codice degli appalti.
Per garantire la sicurezza degli edifici occorre un cambiamento nella progettazione, che coinvolga cantieri e materiali, a partire dal calcestruzzo e la predisposizione di controlli regolari e obbligatori sulla qualità del patrimonio edilizio che tenga insieme gli obiettivi di sicurezza statica e il miglioramento delle prestazioni energetiche affinché i nuovi edifici siano realmente adeguati alle esigenze delle persone che li abiteranno. Una sfida importante che il nostro paese, fragile, a rischio sismico e idrogeologico, non può più perdere e rimandare. Lo dobbiamo alle vittime del sisma ma soprattutto a coloro che rischiano di essere vittime in un prossimo sisma o in una prossima alluvione.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autrice
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.