di Mauro Trotta
Trovare in un libro dedicato all’anarchia un gran numero di citazioni di personaggi come Fabrizio De Andrè o Giorgio Gaber o il Mahatma Gandhi è quanto meno spiazzante. Ed è proprio quello che avviene anche solo sfogliandoNé obbedire né comandare. Lessico libertario di Francesco Codello (elèuthera, nuova edizione 2016, pp. 160, euro 13). Ma uscire dal «recinto» dei classici dell’anarchismo per illustrare e dibattere argomenti centrali del penserio libertario è una precisa scelta dell’autore.
Così come quella di non fermare il proprio sguardo su concetti d’ordine strettamente politico o sociale ma concentrarsi anche, e forse soprattutto, su temi esistenziali, come li definisce Codello stesso, affrontati sempre all’interno di un’ottica anarchica. Nel libro, strutturato per lemmi che si susseguono in ordine alfabetico, si trovano così – accanto a parole come «anarchia», «azione diretta», «lavoro», «politica», «rivolta» – termini come «amore», «amicizia», «creatività», «depressione», «vita».
Così come quella di non fermare il proprio sguardo su concetti d’ordine strettamente politico o sociale ma concentrarsi anche, e forse soprattutto, su temi esistenziali, come li definisce Codello stesso, affrontati sempre all’interno di un’ottica anarchica. Nel libro, strutturato per lemmi che si susseguono in ordine alfabetico, si trovano così – accanto a parole come «anarchia», «azione diretta», «lavoro», «politica», «rivolta» – termini come «amore», «amicizia», «creatività», «depressione», «vita».
Se si confronta il testo di Codello a qualche altro libro del genere, come ad esempio la Piccola enciclopedia dell’anarchia di Boussinot – pubblicata oltre quarant’anni fa – la differenza risulta evidentissima. Basti pensare che soltanto la parola «amore», tra quelle di matrice «esistenziale» presenti nel libro più recente, si ritrova anche nell’opera di Boussinot.
Francesco Codello rende chiare le scelte compiute e ne spiega la ragioni subito, all’inizio nel libro, nell’introduzione strutturata in forma di dialogo tra l’autore e sua figlia.
Qui viene affrontata anche la questione dell’utilità di un testo del genere, dopo i tanti che nel corso del tempo sono stati dedicati al pensiero anarchico. La risposta a tale domanda è semplice e va trovata proprio nell’opzione in qualche modo esistenzialista del testo. Infatti la novità del libro sta proprio nell’aver «incluso parole riferibili più ad argomenti esistenziali che politici», in maniera tale da poter affrontare un’idea complessa come quella anarchica «attraverso il filtro della vita quotidiana».
Dopo i chiarimenti iniziali, inizia un viaggio affascinante e personale all’interno dei grandi temi del pensiero anarchico. Ideale che nella visione dell’autore diviene un vero e proprio stile di vita, attuabile in larga parte anche all’interno della società capitalista. Non mancano del resto riferimenti alle Taz, le zone temporaneamente autonome teorizzate da Hakim Bey. Così come, del resto, non mancano naturalmente rimandi ai più famosi autori anarchici, tra cui spiccano quantitativamente soprattutto quelli a P. Kropotkin ed E. Armand, quasi avoler bilanciare ed integrare le due visioni fondamentali dell’anarchismo, ovvero quella collettivista e quella individualista.
Testo interessante, ricco di punti di vista originali e di informazioni e dati sull’anarchia. Né obbedire né comandare presenta forse un solo piccolo neo: sarebbe stata davvero utile una bibliografia dei testi utilizzati, sia di quelli scritti da anarchici sia di quelli di autori esterni all’anarchismo.
Fonte: il manifesto
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