di Roberto Ciccarelli
Il tir della Gls parte all’improvviso, percorre pochi metri, abbozza una virata a destra, frena subito. Una manciata di istanti e si vede una dozzina di persone precipitarsi alla testa del temibile autotreno. Poi in molti tornano indietro, qualcuno si mette le mani nei capelli. Probabilmente urlano, vanno avanti e indietro. Sono disperati. Abd El Salam Ahmed El Danf, operaio egiziano di 53 anni e sindacalista dell’Unione Sindacale di Base, è stato travolto proprio in questo momento. È morto ammazzato da un tir che voleva bloccare in un picchetto organizzato dal suo sindacato nell’ambito di una dura negoziazione con l’azienda per cui lavorava in subappalto.
Chi guarda il video ripreso dalle telecamere della sorveglianza posizionata in un angolo sopraelevato di un parcheggio circondato da una cancellata aperta dell’azienda piacentina, e diffusa ieri in rete, intuisce soltanto il terrore per il fulmineo, tremendo, impatto. Assieme a lui è rimasto ferito in maniera lieve, un altro facchino. «Il video non dimostra assolutamente nulla di quanto affermato dall’avvocato dell’investitore ed anzi conferma quanto dichiarato dalle testimonianze di moltissimi presenti – sostiene una nota dell’Usb – Le riprese confermano che si è trattato di un omicidio di un lavoratore che stava protestando per difendere i diritti dei suoi compagni di lavoro».
Chi guarda il video ripreso dalle telecamere della sorveglianza posizionata in un angolo sopraelevato di un parcheggio circondato da una cancellata aperta dell’azienda piacentina, e diffusa ieri in rete, intuisce soltanto il terrore per il fulmineo, tremendo, impatto. Assieme a lui è rimasto ferito in maniera lieve, un altro facchino. «Il video non dimostra assolutamente nulla di quanto affermato dall’avvocato dell’investitore ed anzi conferma quanto dichiarato dalle testimonianze di moltissimi presenti – sostiene una nota dell’Usb – Le riprese confermano che si è trattato di un omicidio di un lavoratore che stava protestando per difendere i diritti dei suoi compagni di lavoro».
Oggi, nel giorno della manifestazione a Piacenza prevista dalle 14, gli avvocati Usb nominati dalla famiglia avvieranno le indagini di parte. Ieri è stato nominato un medico legale di parte. Lavoratori e delegati Usb hanno organizzato una sottoscrizione di solidarietà a favore della famiglia chiedendo una somma pari a due ore di sciopero da versare a Usb Confederale, Iban IT 17 W031 2703 2010 0000 000 1801, con la causale: «Solidarietà alla famiglia di Abd Elsalam». A Trieste ieri lo sciopero di due ore nel settore privato è riuscito. I lavoratori hanno deciso di partecipare alla sottoscrizione. Il 21 ottobre l’Usb ha indetto uno sciopero generale, il giorno dopo ci sarà una manifestazione a Roma.
A Lanciano la Fiom provinciale e regionale e la Rsa della Sevel hanno deciso uno sciopero sull’intera giornata di lunedì. L’attacco del sindacato di Landini è al sistema di appalti e sub-appalti, false cooperative che determina condizioni di sotto-salario e lavoro precario privo di tutele in cui prolifera l’intero settore della logistica. Iniziative di solidarietà sono state annunciate anche dalla Filt Cgil. Il segretario generale della categoria Alessandro Rocchi ha chiesto la ripresa del tavolo della legalità, presso il Ministero del Lavoro, fermo da più di un anno. Tra le richieste c’è lo stop alla terziarizzazione e agli appalti al massimo ribasso, agli affidamenti diretti solo a soggetti qualificati che riconoscano il lavoro dipendente e applichino condizioni dignitose nello svolgimento delle mansioni richieste. «Si parla tanto di logistica come volano dello sviluppo economico del Paese, ma questo obiettivo – sostiene Maurizio Diamante, responsabile del presidio Fit-Cisl «Terre di Mezzo Piacenza» – è irraggiungibile in queste condizioni, senza ridare dignità e cittadinanza ai lavoratori e alle lavoratrici coinvolti, che oggi subiscono dinamiche equiparabili al caporalato».
Nel frattempo le ricostruzioni dell’omicidio continuano ad essere contrastanti. Per la procura della repubblica di Piacenza si tratta di un «omicidio stradale». Il camionista è indagato a piede libero. Questa versione è stata fornita, a poche ore dall’accaduto, e ha tra l’altro escluso la «presenza di manifestazioni e proteste». L’avvocato che difende il direttore del centro Gls di Piacenza, accusato di aver istigato il tir a partire, sostiene di essere in possesso di altri video che dimostrano «che non c’è stata alcuna istigazione». «Allo stato attuale delle indagini – sostiene il capo della Procura Salvatore Cappelleri – riteniamo che l’autista non si sia accorto di aver investito l’uomo che è stato visto correre da solo incontro al camion che stava facendo manovra. Per questo si è deciso di rilasciare l’autista». Tesi contestata da subito dall’Usb sulla base delle testimonianze dirette e dei video che sono stati pubblicati in rete nelle ultime ore: «Il nostro staff legale sta già lavorando per confutare la versione del Pm. Come confermano tutte le testimonianze degli operai e dei dirigenti sindacali presenti l’altra notte a Piacenza si è trattato di un assassinio».
L’emozione, e l’indignazione, provocate dall’omicidio di Abd El Salam Ahmed El Danf hanno portato anche ieri a manifestazioni e sit-in, dopo quelle di Piacenza, Mantova, Lodi, Pavia, Brescia, Bergamo, Torino, Cremona e Napoli. Ieri a Milano, tra piazza San Babila e piazza Missori, hanno manifestato centinaia di persone dell’Usb e del centro sociale «Il Cantiere». In apertura del corteo i lavoratori con il caschetto della Usb reggevano le lettere gigantesche che componevano la frase «Ammazzateci tutti». Sui cartelli l’immagine del volto dell’operaio ucciso e lo slogan: «Assassinato per il profitto». Qualche ora prima, nel pomeriggio, una ventina di attivisti hanno indossato una maschera di carta che ritraeva il volto di Abd El Salam Ahmed El Danf e hanno fatto un blitz nella sede della Gls in via Verne a Milano. All’ingresso hanno lanciato vernice rossa. «Hanno ucciso un operaio che lottava per i suoi diritti e per tutti i lavoratori» hanno scritto su un muro. «Brucia la rabbia, guerra ai padroni» è stato scritto su uno dei Tir parcheggiati nell’area. Sullo striscione del blitz lo slogan: «Le nostre vite più in alto dei vostri profitti». Al termine dell’azione hanno lasciato le mascherine all’entrata. Un monito.
Fonte: il manifesto
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