La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 31 ottobre 2016

Donald Trump non è un estraneo: rispecchia la nostra cultura politica

di George Monbiot
Quale è la cosa peggiore riguardo a Donald Trump? Le bugie? Gli stereotipi razzisti? La misoginia? Le presunte molestie sessuali? Il chiaro rifiuto di accettare gli esiti democratici? Tutte queste cose sono sufficientemente brutte, ma non sono le peggiori. La peggiore cosa riguardo a Donald Trump è che è l’uomo nello specchio. Ci piace inorridire per i suoi eccessi e considerarlo una mostruosa anomalia, il polo opposto di tutto ciò che rappresenta una civiltà moderna, civilizzata. Trump non è, però, nulla del genere. E’ il distillato di tutto ciò che siamo stati indotti a desiderare ed ammirare. Trump è così ripugnante non perché offende i valori più elementari della nostra società, ma perché li impersona.
Trump personifica le caratteristiche promosse dal mondo dei media e da quello delle grosse aziende che lui finge di oltraggiare, cioè i mondi che lo hanno creato. E’ un fascio di valori estrinseci; la feticizzazione della ricchezza, del potere e dell’immagine – in una nazione in cui i valori estrinseci vengono propagandati tramite il discorso politico. Il suo consumismo vistoso, la sua auto-amplificazione, il suo ego torreggiante (anche se fragile), si accordano con le narrazioni dominanti della nostra epoca.
In quanto beneficiario di una vasta ricchezza ereditata, che commercializza se stesso come unico responsabile della sua fortuna, è l’uomo dei nostri tempi. Il programma televisivo The Apprentice, racconta la storia di ogni cosa che Trump non è: il ragazzo che si trascina in alto partendo dal fondo per mezzo di intraprendenza e abilità. Nulla di questo lo distingue dalla maggior parte dei ricconi, la cui immagine imprenditoriale, lealmente proiettata dai media, si scontra con le loro storie di enormi lasciti, di aiuto del governo, di monopoli e di ricerca di rendita*.
Se la politica di Trump differisce da quelle del resto del moderno partito Repubblicano, il motivo è che esse sono, per certi aspetti, più liberali. Ogni vizio, per gli innovatori Repubblicani, è ora una virtù e ogni virtù è un vizio. Incoraggiati dai media corporativi, hanno condotto un assalto completo contro l’empatia, l’altruismo e tutte le proprietà di un comportamento decente che dobbiamo alle altre persone.
Il loro allegro rovinare delle facce, la loro ridente distruzione delle salvaguardie politiche e delle norme democratiche, il loro calpestare tutto ciò che è generoso e amorevole e solidale nella natura umana, hanno trasformato il partito in un videogioco di Mortal Kombat scritto nel copione del sito Breitbart News.
Donald Trump ha inventato la xenofobia e il razzismo che pervadono questa campagna elettorale? Ha inventato lui le teorie di cospirazione sulle elezioni rubate e sulla criminalità dei suoi rivali? No. Ci sono state fin dall’inizio. Ciò che è nuovo e diverso riguardo a lui è che ha ottimizzato queste narrazioni facendole diventare una demagogia. Ma questa opportunità si è andata costruendo per anni; tutto ciò che serviva era qualcuno sufficientemente schietto e senza scrupoli per coglierla.
E non si può fare oggetto di attenzione esclusiva Trump perché ignora, nega e deride i problemi fondamentali del nostro tempo, come il cambiamento di clima. Quasi tutti i Repubblicani illustri si sono comportati così. Infatti, nei quattro dibattiti presidenziali, non è stata fatta nessuna domanda sul cambiamento di clima. Anche quando i politici e i giornalisti accettano la scienza, fa poca differenza se evitano l’argomento come se fosse la peste.
James Mason aveva previsto la costituzione degli Stati Uniti come rappresentazione temperata dalla competizione tra le fazioni. Nel Decimo saggio di Il Federalista*, scritto nel 1787, sosteneva che le repubbliche grandi erano meglio preservate dalla corruzione rispetto alle democrazie piccole, “pure”, perché il maggior numero di cittadini renderebbe “più difficile per i candidati immeritevoli praticare con successo le arti violente con le quali troppo spesso si gestiscono le elezioni.” Un vasto elettorato proteggerebbe il sistema dagli oppressivi gruppi di interessi. La politica praticata su vasta scala è più probabile che scelga persone di “vedute illuminate e di sentimenti virtuosi.”
Invece, gli Stati Uniti, – in comune con molte altre nazioni – ora soffre del peggio di entrambi i mondi: un vasto elettorato dominato da una minuscola fazione. Invece di repubbliche governate, come Madison temeva, dai “segreti desideri di una maggioranza ingiusta e interessata”, esse sono obbligate ai desideri non così segreti di una minoranza ingiusta e interessata. Quello che Madison non avrebbe potuto prevedere, era la misura in cui una campagna finanziaria senza restrizioni e una sofisticata industria del lobbying sarebbe arrivata a dominare un’intera nazione, indipendentemente dalle sue dimensioni.
Per ogni rappresentante, Repubblicano o Democratico, che conservi delle tracce di indipendenza, ce ne sono tre che sono molto vicini al capitale delle imprese. Fin da quando la Corte Suprema ha deciso che non dovrebbero esserci limiti effettivi ai finanziamenti per la campagna elettorale, e, in misura minore, molto tempo prima, i candidati sono stati ridotti ad automi muti, incapaci di rispondere alle persone bisognose di aiuto, incapaci di regolamentare coloro che hanno necessità di essere frenati, per paura di sconvolgere i loro finanziatori.
La democrazia negli Stati Uniti è così corrotta dal denaro, che non è più riconoscibile come democrazia, Si possono cacciar via singoli politici dalle loro cariche, ma che cosa si fa quando l’intera struttura della politica è corrotta? Rivolgersi al demagogo che si infuria nel suo vuoto politico, denunciando le forze che lui stesso esemplifica. Il problema non è, come sostiene Trump, che l’elezione sarà rubata dai brogli elettorali. E’ che l’intero processo elettorale viene rubato agli Americani prima che si avvicinino alle elezioni.
Quando Trump sostiene che il ragazzo è fregato dal sistema, ha ragione. L’unico problema è che lui è il sistema.
La costituzione politica degli Stati Uniti non è, come Madison immaginava, rappresentazione temperata dalla competizione tra fazioni. La vera costituzione è plutocrazia temperata dallo scandalo. In altre parole, tutto quello che ostacola il potere assoluto del denaro, è la rivelazione sporadica degli eccessi dei ricchi. Ciò che distingue la carriera politica di Trump, è che, fino a poco tempo fa, i suoi scandali non gli hanno procurato nessun danno.
Trump ci disgusta perché, dove altri usano un fischietto per cani, lui usa un clacson. Odiamo ascoltare i suoi temi articolati così chiaramente. Sappiamo, però, nel nostro cuore, che essi permeano il modo in cui viene gestito il mondo.
Poiché questa storia non è iniziata con Trump, non finirà con lui, per quanto male possa perdere le elezioni. Sì, è un uomo superficiale, bugiardo, rozzo ed estremamente pericoloso, ma queste sue caratteristiche ci assicurano che non è un estraneo, ma la perfetta rappresentazione della sua casta, la casta che gestisce l’economia globale e che governa la nostra politica. Trump è il nostro sistema, spogliato delle sue simulazioni.



Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

Originale: The Guardian
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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