di Marinella Correggia
Se i giornalisti antiestablishment volessero fare qualcosa di davvero utile, dovrebbero recarsi in gruppo – le azioni solitarie non sono servite – alle conferenze stampa dei potenti e fare domande scomode o anche lanciare scarpe, metaforiche o vere, come fece il loro collega iracheno con rischi ben maggiori. Temi che non ti accreditino la volta successiva? Ne andranno altri. Non è forse il web pieno di giornalisti blogger analisti editorialisti?
Niente di tutto questo è successo il 18 luglio a Bruxelles in occasione dell’incontro ministeriale congiunto fra Consiglio d’Europa e Consiglio di Cooperazione del Golfo-Ccg che comprende Arabia saudita, Kuwait, Emirati arabi, Qatar, Bahrein, Oman. Un giornalista del filosaudita Al Quds Al Arabi e un cronista dell’agenzia stampa kuwaitiana Kuna hanno porto domande genuflesse alla conferenza stampa congiunta dell’alto rappresentante (in ginocchio) della politica estera Ue Mogherini Federica e del ministro saudita Adel al Jubeir.
La totale sudditanza dell’Ue rispetto agli impresentabili regimi del Golfo si spiega benissimo con l’eterna massima pecunia non olet (nemmeno quando è turpis). A un certo punto del suo intervento davanti all’addormentata stampa, Mogherini ha indicato il concetto chiave (si veda a partire dal minuto 2,40): “I paesi del Golfo sono il quarto mercato di esportazione dell’Ue, per un flusso commerciale totale pari a 155,5 miliardi di dollari all’anno nel 2015”. Un flusso crescente, +15% ogni anno. E, prosegue l’alta rappresentante, “continueremo ad approfondire le nostre relazioni rimuovendo gli ostacoli al commercio, e proteggendo e promuovendo gli investimenti”. L’Ue, che sanziona a morte la Siria, incoraggia invece in tutti i modi i rapporti con i tiranni sovrani del Golfo. E “abbiamo deciso di lavorare insieme per sostenere le strategie di diversificazione economica nel Golfo, come la Saudi Strategy 2030 della quale abbiamo discusso nel corso della mia visita a Jeddah”.
“L’idea saudita di uscire dalla dipendenza del petrolio e costruire una base economica propria offre potenzialità straordinarie alle nostre imprese”: così la Saudi Strategy 2030 era stata descritta come un piatto ricco dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni di ritorno da Riad.
Questo spiega la corrispondenza di amorosi sensi anche in politica estera fra Ue e petro-re. Mogherini: “Continueremo a lavorare insieme per combattere contro Daesh e prevenire la diffusione del radicalismo” (sic); e in risposta a una domanda sullo Yemen da parte della Kuna (Kuwait): “C’è una completa convergenza fra noi e il Consiglio di cooperazione del Golfo (…); c’è solo una soluzione politica (…). Ringraziamo il Kuwait che generosamente e con sensibilità ospita i colloqui e ringraziamo l’Arabia saudita per l’approccio comune negli ultimi mesi; lavoriamo mano nella mano (…)”; anche sugli altri scenari di crisi, Libia, Siria, Iraq, Libano “non scambiamo solo punti di vista ma condividiamo le linee politiche e sappiamo che quando Ue e Ccg condividono l’approccio, questo ha un impatto significativo sul campo”. L’impatto che tutti vediamo.
Il saudita Al Jubeir ha così risposto a una domanda sui negoziati in Siria: “Speriamo in un accordo fra Russia e Stati uniti ma non sappiamo se i risultati ci saranno perché molte volte sono stati annunciati. (…) la situazione sarà decisa sulla base di quello ce aviene sul campo. Assad rispetterà il cessate il fuoco? Accetterà che si consegnino aiuti umanitari? Accetterà una soluzione pacifica?”. La colpa, ovviamente, è sempre di Assad, e infatti : “Noi continuiamo a sostenere l’opposizione moderata e giuriamo che combattiamo e combatteremo Daesh in Siria e altrove”. Come si chiamano i gruppi dell’opposizione moderata che i sauditi sostengono? Jaish al Islam e Ahrar al Sham, compresi nell’Alto comitato per i negoziati . Perfino il segretario Usa John Kerry di recente ha definito queste siglecome “sottogruppi di al Qaeda”.
Quanto allo Yemen, il ministro saudita ha detto: “Il Consiglio di cooperazione del Golfo è il principale donatore umanitario in Yemen, l’Arabia saudita lavora in questo attraverso il King Salman Centre Humanitarian Aid and Relief Centre”. Che è come dire: con un braccio ti incenerisco, con un mignolo ti bendo. Jack London ne Il Tallone di ferro avrebbe parlato di “cauteri su gambe di legno”. Continua il saudita: “Fra le parti yemenite c’è il consenso sul fatto che alla base di ogni accordo politico ci devono essere l’iniziativa del Ccg e la risoluzione del Consiglio di sicurezza 2216”.Tradotto in soldoni: la posizione dei paesi del Golfo che stanno bombardando lo Yemen; e una vergognosa risoluzione Onu (con l’astensione della sola Russia) che praticamente condanna solo gli avversari dei sauditi, gli sciiti patriottici Houti.
Intanto, come si può leggere qui la Germania ha ufficialmente sbugiardato l’Italia a proposito dell’esportazione di bombe dallo stabilimento sardo ai sauditi, in violazione della legge italiana 185/1990. Secondo il ministro della Difesa Pinotti, lo stabilimento non avrebbe bisogno di autorizzazioni italiane all’esport perché fa parte di un gruppo tedesco. Ma Altreconomia ha pubblicato un documento del governo tedesco che invece nega di aver mai autorizzato…
Fonte: L'Antidiplomatico
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