di Pino Cabras
Chissà quali spiegazioni daranno della nuova ennesima strage, quella che si è consumata a Monaco di Baviera. Finora, per le altre stragi, hanno tirato fuori teorie totalmente assurde come la"radicalizzazione accelerata". Come funziona? C'è un tizio che sino a una settimana fa - letteralmente - si interessava di religione quanto io mi interesso di sci nordico in Giamaica. Improvvisamente quello stesso tizio diventa un fervente islamista radicale, disposto a morire per la fede non prima di falciare decine di persone. Il tutto ci viene detto mantenendo ancora una faccia seria.
La spiegazione non può essere quella.
Specie quando poi vediamo piloti "depressi" che vengono accusati di aver ammazzato decine di persone nel suicidio aereo (ricordate il caso Germanwings?), o assassini di cui si riferisce che pronuncino sia "Allah u akbar" sia insulti rivolti ai turchi (come a Monaco). Tutto e il contrario di tutto.
Il risultato di tutte queste stragi piace a chi ottiene dividendi dall'aumento della paura: tutti devono sentirsi sotto tiro di invasati che possono essere qualsiasi cosa, implacabili come in un videogioco, perché tutti hanno assorbito già dosi di immagini di violenza "normalizzata", hollywoodiana, onnipresente. I casi di Nizza e di Monaco di Baviera non mi hanno richiamato alla mente la sigla ISIS, ma la sigla GTA.
Farsi colonizzare dall'immaginario americano predispone a molte dinamiche di quella società, in cui l'imprenditoria della paura conta sempre di più. Il modello americano è fatto di sistemi di sicurezza, giganteschi apparati che ormai hanno la stessa logica espansiva delle metastasi e diventano centri incontrollabili di perturbazione dell'ordine pubblico. Fino a sfruttare ogni disagio ormai sdoganato nella sua manifestazione più cruenta, come negli omicidi di massa nordamericani, e ora europei. L'ingrediente fondamentale del nuovo sistema 'securitario' sono le "breaking news" con cui i notiziari propongono in apertura un nuovo massacro, per masse che giocavano già con le immagini della violenza e ora, scoprendola più reale, accettano docilmente di sacrificare libertà in nome della sicurezza.
Vedere i nostri simili abbattuti come birilli in un giorno festivo e spensierato non dispone a ragionare freddamente, perché l'orrore lascia scampo solo ai riflessi difensivi più primordiali. Un evento di questa portata provoca paura, e la paura si combina subito con l'impronta che i media ci hanno lasciato nella mente negli ultimi quindici anni su tutto ciò che dovremmo temere. Siamo stati esposti a dosi massicce di immagini ed emozioni che le redazioni hanno attentamente selezionato. Per gli attentati sul suolo europeo è stato ritenuto quasi doveroso esplorare e rilanciare ogni dettaglio delle emozioni popolari. Per le stragi più lontane, molto più numerose, frequenti e letali, che hanno provocato una marea di vittime in mezzo a popolazioni musulmane, i media occidentali hanno scelto invece una grande nebbia. Sarebbe stato molto imbarazzante far sapere che gli autori di certe stragi siriane erano ad esempio degli alleati dei servizi occidentali, da loro armati e ribattezzati come "ribelli moderati".
Molti osservatori hanno fatto notare che la manovalanza di svitati pronti a ogni nefandezza reclutati in Europa dalle formazioni jihadiste è composta da migliaia di individui. Migliaia anche nati e cresciuti in Francia.
Ma non si tratta solo di loro.
Il potere ha maneggiato molta violenza in modo spregiudicato, in questi anni. Essa non può avere effetti neutri. Le sue ombre ritornano e oscurano un'estate. Per ora.
Fonte: Megachip Globalist
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