di Zvi Shuldiner
Sono più sorpresi all’estero che in Israele. Il ministro della difesa Avigdor Lieberman convoca il direttore della radio militare a una riunione d’emergenza: deve spiegare com’è stato possibile che la sua radio abbia mandato in onda un programma sul poeta nazionale palestinese Mahmud Darwish. Ma le forti reazioni che il gesto ha suscitato in Israele mi paiono un po’ esagerate. Perché l’erosione del tessuto democratico è tanto grave che la decisione fascista di ieri non è che un triste corollario del clima di odio, incitazione e istigazione alla violenza che stiamo vivendo.
Il giorno prima il Parlamento aveva approvato una legge che permetterà di giudicare e cacciare dall’istituzione i perpetratori di crimini quali l’istigazione e simili; una legge chiaramente diretta ai parlamentari arabi. Da sei settimane, nella regione di Iata nei territori occupati viene impedito il libero movimento a oltre 120mila palestinesi «colpevoli» del fatto che i due palestinesi responsabili dell’assassinio di quattro israeliani a Tel Aviv erano originari di un villaggio della regione.
Darwish, morto nel 2008, fece parte del Partito comunista israeliano fino a quando non lasciò il paese nel 1969, diventando membro dell’Olp. È considerato non solo un grande poeta palestinese ma anche, da molti nella stessa Israele, una figura chiave per il dialogo con la cultura palestinese. Perfino alcuni esponenti della destra israeliana ritengono necessario conoscerne l’opera. Noti poeti e scrittori israeliani ebbero con Darwish un dialogo aperto, benché talvolta molto duro.
La radio militare israeliana è un’entità ben difficile da definire. Con il tempo, il suo palinsesto ha comunque offerto programmi liberali o critici in grado di dispiacere a molti politici in particolare di destra.
La cecità nazionale, l’ottusità che impedisce di aprire gli occhi davanti alla cultura palestinese non è nuova ma ha avuto alti e bassi. Poco dopo la guerra del 1967, la poetessa palestinese Fadwa Tucan fece infuriare gli israeliani con una testo che invitava fra l’altro a mangiare il fegato degli occupanti. Ma erano i giorni dell’«occupazione liberale» e il ministro della difesa Moshe Dayan invitò la Tucan a casa sua, intavolando con lei un dialogo.
Ieri mattina l’ex giudice (in pensione) Dorner, capo della Commissione per la stampa, l’organismo nazionale che si occupa della professione e della libertà di stampa, ha manifestato grande timore di fronte al passo del ministro Lieberman, e lo ha duramente criticato. Yechimovic, deputata laburista, ha definito fascista l’azione di Lieberman.
Anche l’ex ministro della difesa Yaalon, un falco della destra, ieri diceva che ora la radio militare potrà solo diffondere la «verità», Pravda in russo.
Darwish? I tentativi del governo Netanyahu di dominare la stampa e la diffusione dell’informazione in Israele si inquadrano in un contesto che si va aggravando anche nella coalizione governativa. Gli attacchi alla radio televisione pubblica si sono enormemente accentuati nelle ultime settimane: il primo ministro israeliano non sembra molto lontano dai principi e dalle pratiche del vicino turco Erdogan.
La trasmissione radiofonica incriminata fa parte di un programma che esiste da oltre 20 anni, l’università radiodiffusa, nel quale diversi accademici ed esperti universitari offrono brevi e in genere interessanti interventi divulgativi su temi scientifici, culturali, sociologici, politici e altro. Il programma dedicato a Darwish comprendeva l’intervista a uno dei suoi traduttori in ebreo, oltre a letture e analisi di alcune sue opere.
Il ministro Lieberman, fedele al suo ideale totalitario, ritiene «molto grave che siano stati mandati in onda testi di chi scrisse contro il sionismo, testi che tuttora sono il combustibile con il quale si alimenta il terrore contro Israele…è un grave errore e non vi si può semplicemente passar sopra».
Democrazia? Fascismo? Israele 2016.
Fonte: il manifesto
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