Intervista a Luigi de Magistris di Antonio Di Costanzo
Riforma delle società partecipate. Trasformazione di Dema in un nuovo soggetto politico nazionale. Richiesta di incontri a Matteo Renzi e Vincenzo De Luca. Ecco come Luigi de Magistris comincia il suo secondo mandato da primo cittadino. Sindaco, partiamo, dal Centro storico. L’effetto positivo della manifestazione di Dolce&Gabbana sembra essere già sparito: sporcizia e degrado sono tornati in piazze e strade. Così non rischiate di vanificare gli sforzi fatti?
"Napoli ha fatto passi enormi ed è di gran lunga avanti rispetto a tante città in Italia anche dal punto di vista della pulizia. Ma non ci possiamo accontentare: c’è tanto da migliorare".
Compito che tocca alla sua squadra.
"L’idea è quella di organizzare meglio i servizi di nostra competenza. È all’ordine del giorno la riforma della macchina amministrativa e la presentazione dei piani industriali della partecipate. Ma organizzeremo anche una serie di tavoli con associazioni, operatori commerciali e imprenditoriali, perché se si delega il compito di innalzare la qualità della vita al solo sindaco, si allungano i tempi".
Nell’immediato lei cosa farà?
"Ho dato un segnale molto forte che va proprio in questa direzione con la nomina ad assessore di Daniela Villani. La sua mission è migliorare la qualità della vita, coinvolgendo tutti".
I cittadini chiedono tempi certi. Ci dà una scadenza?
"Farò una verifica seria entro la fine dell’anno. Non è un ultimatum, ma parliamo del secondo mandato e quindi sono nelle condizioni di poter essere particolarmente esigente nella valutazione dei risultati".
Intanto, è scontro con la Regione sulla presunta mancata erogazione di risorse al Comune per cultura e turismo...
"La programmazione in materia turistico-culturale da un punto di vista economico spetta alla Regione. Noi abbiamo puntato tantissimo sul rilancio di Napoli attraverso cultura e turismo e i dati di Federalberghi dicono che c’è un incremento di turisti dell’8 per cento nei primi sei mesi del 2016, quando già il 2015 era stato da record. Non dico che l’abbiamo fatto senza un euro ma siamo là. Con De Luca è in programma un incontro che sto sollecitando. Mi aspetto che si possa fare quanto prima. Ci sono scelte politiche che vanno concordate insieme".
De Luca come Renzi? Ma come è possibile che rappresentanti delle istituzioni neghino un incontro al sindaco della terza città d’Italia?
"Spesso mi è stata avanzata la critica di essere un sindaco che fa il “masaniello”, che va sull’Aventino. Io mi sento profondamente un uomo delle istituzioni. Al di là della divergenza politica che è nettissima nei confronti di Renzi e che, comunque, è netta anche nei confronti di De Luca, le istituzioni sono una cosa, la dialettica politica è un’altra. Appena eletto, ho chiesto un incontro al presidente del Consiglio e a quello della Regione. Con De Luca non ho preoccupazioni particolari, è impensabile che il governatore della Campania non parli direttamente con il sindaco di Napoli. Diverso è capire cosa vuole fare Renzi. I segnali li ho lanciati, rimane ferma la distanza politica, ma ci può essere un lavoro di correttezza istituzionale reciproca. Eppure, abbiamo un premier che da due anni e mezzo non incontra il sindaco di quella capitale del Mezzogiorno che attrae turisti e tanta attenzione internazionale. Vi sembra normale? Bisogna prendere atto che c’è qualcos’altro oltre la questione Bagnoli".
Ma lei continua a non riconoscere il commissario straordinario Salvatore Nastasi nominato da Renzi...
"Al presidente del Consiglio gliel’ho detto anche nell’ultima telefonata: non può mettere dei paletti. Non può dire che “t’incontro se riconosci Nastasi”. Ma che modo di ragionare è? Se il sindaco ti chiede l’incontro, si fa. Poi si vede l’esito. Non c’è motivo per non incontrarci. Perché allora vuol dire che ci sono motivazioni politiche. Ragioni istituzionali non ci possono essere".
Parliamo del suo futuro politico. Propone un movimento che parte da una sorta di “Napoli città-Stato”, non teme di fare la fine di quello di Ingroia?
"Non c’è alcun paragone con Ingroia, che è una vicenda che andrebbe chiusa definitivamente. Quella non è stata una lista di de Magistris, non era una mia creatura politica come l’operazione messa in campo a Napoli. Più che “città-Stato” mi piace l’idea della “città comunità”. Con una sua soggettività politica forte fondata sulla partecipazione democratica popolare, sull’autonomia e sull’autogoverno. Questo è il progetto politico che mi affascina e che voglio portare fuori Napoli".
Esiste un bacino elettorale per un progetto ambizioso come questo?
"Prima di lanciare un movimento politico devi costruire, lavorare, verificare. Non si realizza da un giorno all’altro. Abbiamo costruito con Napoli una nostra soggettività politica. Ora rafforzeremo l’associazione Dema che è stata il principale collettore culturale e politico di quello che abbiamo visto, e poi da lì verificheremo nelle prossime settimane se ci sono le condizioni, come io penso, per lanciare qualcosa che non è un partito, non un movimento già visto, ma una proposta che non si colloca in un recinto tradizionale. Penso a un soggetto che rispecchi esattamente quello che è capitato a Napoli, che sappia parlare alle moltitudini, molto radicato sul territorio".
Dema cambierà?
"Rafforzeremo l’associazione con cambi di statuto e con una maggiore partecipazione alle decisioni".
Ci saranno un segretario e un presidente?
"Vedremo. Stiamo lavorando a questo".
E suo fratello che è l’anima dell’associazione che ruolo avrà?
"Claudio è tagliato per un ruolo organizzativo di alto livello, a coordinare una segreteria con una grande squadra. Da oggi (ieri per chi legge, ndr) ci saranno riunioni per consolidare la forza di Dema".
Questo impegno non la distrarrà dai sui compiti di sindaco?
"In autunno, quando ci sarà anche la campagna elettorale per il referendum costituzionale, ragioneremo insieme su cosa fare a livello locale e nazionale, senza che io venga distolto dalla mia attività di amministratore che mi assorbe a tempo pieno. Resterò il punto di riferimento, il leader, ma ci sarà una squadra che lavorerà al progetto politico, questo è l’obiettivo: organizzazione e militanza politica per portare l’esperienza di Napoli fuori perché c’è un grande interesse, in Europa, al modello che stiamo proponendo".
Come ha reagito alle notizie sulla nuova inchiesta su massoneria, istituzioni corrotte e ‘ndrangheta a Reggio Calabria?
"Per la maggior parte sono gli stessi personaggi sui quali indagai nel 2004 quando ero magistrato a Catanzaro. Allora il quadro che venne fuori era di un grumo composto da magistrati, forze dell’ordine, imprenditori, politici, massoneria e servizi deviati e ndrangheta. Non mi sento soddisfatto nel dire che il tempo è galantuomo, provo solo grande amarezza perché in 12 anni il quadro è identico a quello che avevo scoperto. Togliendomi quelle inchieste e costringendomi a lasciare la magistratura, il Paese ha perso tempo prezioso".
Fonte: La Repubblica
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