La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 3 agosto 2016

Caro Cuperlo, il problema della riforma costituzionale non è di tipo "funzionale"

di Luigi Pandolfi
Nell'intervista rilasciata da Gianni Cuperlo al Fatto Quotidiano ci sono molte cose condivisibili. A cominciare dall'impietosa considerazione che il Pd "si è trasformato in un comitato elettorale permanente al servizio di potentati locali". Nel merito delle politiche economiche (si fa per dire) portate avanti dal governo, Cuperlo riconosce, poi, che le stesse sono "troppo in continuità con quelle di Monti e Letta" e che "non si può pensare di "rieditare" le opere di Blair o Bill Clinton". Bene. Veniamo ora al suo giudizio sulla riforma della Costituzione sul referendum in programma per il prossimo autunno.
L'esponente della minoranza dem dice di non voler ignorare le ragioni del Sì, manifestando perfino una certa preoccupazione per gli effetti che un fallimento della "riforma" potrebbe avere sulla tenuta del partito. Poi mette l'accento su ciò che non "funzionerebbe" nella stessa, a partire dalla configurazione del nuovo Senato e dai "nuovi procedimenti legislativi". Usa spesso il verbo "funzionare", il che non è solo un problema lessicale. Piuttosto appare evidente, anche nel suo discorso, al pari di molti sostenitori del Sì, un approccio di tipo efficientista e funzionale alla questione, che non tiene conto della vera posta in gioco: piegare, più di quanto già non lo siano, le istituzioni statali alle esigenze dei mercati e delle lobby economico-finanziarie, nel quadro di una governance europea pensata ed implementata, nel suo complesso, per il medesimo fine. Si tratta, in ultima analisi, del tentativo di portare a compimento l'opera di demolizione della democrazia rappresentativa e parlamentare nel nostro paese, dopo i primi e sanguinosi "picconamenti" della stessa avvenuti con l'introduzione surrettizia nell'ordinamento di regole inibitorie in materia di bilanci e politiche fiscali e con la codificazione del principio del pareggio di bilancio in Costituzione.
I mercati sono veloci, troppo veloci per sopportare i tempi dei parlamenti, della democrazia. Vuoi mettere la forza di un algoritmo con i riti stantii, anchilosati, della prassi parlamentare? Suvvia: le Costituzioni antifasciste "sono inadatte a favorire una maggiore integrazione dell'area europea", perché prevedono "esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti", troppe "tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori" e, perfino, "la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo". L'ha detto pure JP Morgan, che di mercati, investitori e algoritmi se ne intende, eccome se se ne intende!
Dunque bisogna "semplificare", si deve investire sulla "governabilità", sulla democrazia veloce e reattiva agli stimoli che provengono dai mercati, per tenere sempre alta la "fiducia" degli stessi nei confronti delle nostre istituzioni.Renzi l'ha capito (sarebbe meglio dire "recepito") e sta agendo di conseguenza, facendo leva anche sull'attuale temperie anti-politica, sul discredito del ceto politico, della "casta". Eterogenesi dei fini, pensando, senza malizia, alle campagne "grilline" di questi anni. Ma tant'è. Per Cuperlo, invece, il problema sembra essere la "funzionalità" della riforma, tutt'al più. E questo spiega, in fondo, perché nella stessa intervista lo stesso rassicuri che "mai e poi mai" farà il tifo contro la sua "squadra".

Fonte: Huffington post - blog dell'Autore 

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