di Carmine Gazzanni
Quando Jorge Mario Bergoglio fu eletto al soglio pontificio, scelse di chiamarsi Francesco. Un nome non casuale e che rimanda direttamente al “santo poverello” di Assisi. E d’altronde, proprio sulla scia del francescano, il Papa ha subito fatto della povertà l’emblema del suo pontificato. E questo perché «Francesco ci ha aiutato a scoprire il legame profondo tra la povertà e il cammino evangelico. Gesù afferma che non si possono servire due padroni, Dio e la ricchezza», come ebbe a dire in un’intervista. Sarebbe, forse, il caso di ribadire il concetto a voce alta quando Bergoglio arriverà nella cittadina umbra.
Perché quel che sembra, camminando tra le vie di Assisi, è che i vari ordini religiosi (a cominciare proprio dai francescani) godano di un potere che trascenda il campo spirituale.
Perché quel che sembra, camminando tra le vie di Assisi, è che i vari ordini religiosi (a cominciare proprio dai francescani) godano di un potere che trascenda il campo spirituale.
ACCOGLIENZA A PESO D’ORO - «San Francesco si rivolterebbe nella tomba, se sapesse», è la frase che, sottovoce, tutti tengono a sottolineare. Già, sottovoce. Perché nella piccola cittadina umbra non c’è foglia che si muova senza il benestare degli ordini religiosi. In una formula che di “pauperistico” non ha quasi nulla. Soldi, incassi, business. A cominciare dall’accoglienza. Porte aperte, certo. Ma dietro pagamento. «Prima era anche peggio, perché nessun convento o monastero che accoglieva fedeli dietro “offerta obbligatoria“ risultava di fatto struttura ricettiva». Poi, anche grazie a una serie di denunce susseguitesi negli anni, ci si è messi in regola. La trasparenza, però, resta una chimera: «Ora anche gli ordini religiosi sono tenuti a pagare tasse e imposte per l’attività commerciale – ci dice Fabrizio Leggio che, oltre ad essere un albergatore, è anche consigliere comunale M5S - Quello che però stabilisce quale parte sia dedicata all’attività commerciale e quale invece sia convento, è una loro certificazione. Sono loro a dire quanti metri quadri sono dedicati alla struttura ricettiva». Insomma, un’autocertificazione e nulla più, senza alcun controllo. Ci si fida sulla parola, col rischio – potenziale – che però si ospitino più persone di quante si potrebbero, sfruttando i vari locali di monasteri e conventi. Ma non è finita qui.
C’è poi la questione delle “ricevute fantasma”. «Resta ancora oggi un sommerso spaventoso», dice infatti Leggio. In molti casi, infatti, la parola magica resta quella dell’offerta. Non è un caso che le strutture di suore o monaci non hanno prezzi sui loro siti o affissi ai loro portoni. Molto meglio che si parli a voce. Non sia mai uno creda ancora nell’accoglienza. Bussiamo alla porta delle suore Francescane Angeline: un convento in piena regola, con la possibilità però di offrire soggiorno a tutti e nella formula che si preferisce (colazione inclusa, cena, pranzo e cena). Chiediamo ospitalità. «Tutto pieno – ci dicono – in ogni caso il costo per la pensione completa è di 55 euro». Girovaghiamo un giorno interno per i vari istituti religiosi. Niente da fare: difficile scendere sotto questa soglia. Impossibile parlare di accoglienza.
POTERE POLITICO – Ma questo è solo un piccolo esempio che lascia intendere il potere di cui godono i francescani. «Qui ad Assisi vige uno strapotere del Sacro Convento - ci dice ancora Fabrizio Leggio – il potere politico è di fatto succube di quello religioso». L’esempio è disarmante. I 5 Stelle hanno raccolto, dati alla mano, i numeri dei residenti aventi diritto a quattro mesi dall’ultimo voto di giugno e ad un solo mese dal voto. «La popolazione era cresciuta di circa mille unità». Moltiplicazione miracolosa? Quasi: «gli ordini, e in primis i francescani, hanno richiamato i frati in missione in Italia o nel resto del mondo». Va da sé che quattromila voti circa (tanti sono i religiosi ad Assisi) hanno un peso non da poco su una cittadina i cui aventi diritto sono circa 24mila. E non è un caso che i sindaci che si sono succeduti sono stati sempre in qualche modo sponsorizzati dal potere ecclesiastico. A giugno, dopo anni di amministrazione del centrodestra, a vincere è stata Stefania Proietti con una coalizione di centrosinistra, un nome voluto e sponsorizzato direttamente dal vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino.
Anche se Sua Eccellenza ha sempre negato, pare della campagna elettorale avrebbe infatti addirittura chiesto allo sfidante (e sindaco uscente), Antonio Lunghi, di mettersi in panchina. Ma perché tanto amore per la sindaca? Semplice: la Proietti è membro del consiglio pastorale della diocesi di Assisi e come se non bastasse è responsabile dei progetti ambientali della Cei. Roba da niente, insomma. E quello che pare essere un conflitto d’interessi non finisce nemmeno qui. Tra gli assessori spunta anche il nome di Eugenio Guarducci. Parliamo, cioè, del patron dell’Eurochocolate. Perché un perugino (impegnato peraltro nell’ambito imprenditoriale) è entrato nella giunta di Assisi? Difficile dirlo. Certo è che anche Guarducci ha interessi (e non pochi) con la curia. Solo qualche mese fa ha fatto discutere l’autorizzazione ecclesiastica grazie alla quale, sotto le famose logge del Duomo di Perugia, Guarducci potrà realizzare una vera e propria attività commerciale. Tutto per concessione della Diocesi di Perugia, guidata dall’arcivescovo, monsignor Gualtiero Bassetti. Fino a poco tempo fa vicepresidente proprio della Cei: è sotto la sua vicepresidenza che, nel 2010, la Proietti entra nella Comunità Episcopale. Coincidenze.
POLITICA E MONETA SONANTE – Insomma, ad Assisi il potere spirituale e quello temporale non sono poi così indipendenti. E dietro si nascondono interessi non proprio spirituali. Uno degli ultimi “regali” dell’amministrazione ai francescani è stata la cessione, di fatto, della splendida Piazza Inferiore di San Francesco, proprio a ridosso della Basilica, con tanto di arcate che la circondano e la scalinata che porta direttamente alla chiesa. Per capire di cosa stiamo parlando, riavvolgiamo il nastro. Pochi sanno, infatti, che sin dagli anni ’20 va avanti un’aspra disputa sul possesso dell’area tra amministrazione comunale (che ha sempre provveduto alla gestione) e francescani, secondo i quali la piazza farebbe parte del Convento e quindi sarebbe proprietà del Vaticano. Con il contenzioso ancora in piedi, nel ’97, dopo il tragico terremoto che ha colpito proprio Assisi, la piazza è stata completamente svuotata e abbassata di circa 40 metri per riconsolidare le fondamenta della chiesa. Un’operazione di cui però hanno beneficiato i francescani, dato che, racconta ancora Leggio, «hanno fatto realizzare due vani sotterranei grandi come tutta la piazza, realizzando anche finestre e porte sul muro di contrafforte a valle, bucando quindi anche un muro portante». Strano, in una città in cui tutto è sotto l’egida della Soprintendenza.
Abuso edilizio? Il dubbio resta, dato che – peraltro – il tutto è stato realizzato senza che ci fosse nemmeno la proprietà della piazza. Ma ecco che, dopo anni e anni, il sindaco uscente, Claudio Ricci, prima di abbandonare la città per emigrare in consiglio regionale, ha pensato bene di firmare una convenzione con la quale il Comune ha rinunciato, dall’oggi al domani, alla proprietà della piazza. Ed è qui che la popolazione si è inferocita: i francescani avrebbero potuto a questo punto realizzare arbitrariamente nei due vani ristoranti, bar, pizzerie. Tagliando fuori, ancor più di ora, le attività commerciali laiche. «Niente paura - ebbero a dire i francescani in un’assemblea pubblica - costruiremo solo un centro congressi». Eppure il dubbio resta. E a giusta ragione: «L’errore è cedere la proprietà, insiste Leggio. Perché anche se oggi si dice che non ci saranno attività commerciali, è plausibile ci saranno un domani. Discorso campato in aria? Niente affatto. L’esempio è quello del Cenacolo Francescano, una struttura realizzata negli anni ’50, derogando anche lì alle norme urbanistiche, per creare un centro di accoglienza per poveri e pellegrini. Trent’anni dopo è diventato un hotel a 4 stelle con centro benessere e camere da mille e una notte, che i francescani affittano a catene alberghiere straniere dietro lauti pagamenti («350 mila euro annui», ci dice Leggio).
L’ULTIMO REGALO – Ma torniamo alla piazza. Già, perché spunta un altro, ultimo, “regalo”, nascosto nell’ultima delibera (non a caso) della giunta uscente guidata da Antonio Lunghi, dopo che Ricci è andato in Regione. Chi è Antonio Lunghi? Costruttore di Assisi, la cui impresa lavora da sempre a stretto contatto con i francescani, a cominciare dai lavori di restauro della Basilica dopo il terremoto. E cosa si autorizza con la delibera del 19 maggio scorso? Una serie di costruzioni, tra cui anche la realizzazione di un vano di 85 metri quadri sempre nella zona della Piazza Inferiore di San Francesco. Finita qui? Certo che no. Perché il regalo è (ancora) un altro. In fondo alla delibera, che Linkiesta ha potuto visionare, spunta un’autorizzazione nascosta tra le righe: nell’atto si prevede anche il «cambio d’uso dai locali ipogei sottostanti la piazza inferiore». Insomma, nessuno ora potrebbe vietare ai francescani, tra convenzione e quest’ultima delibera, di destinare i vani ad attività commerciale. Ancora una volta. Proprio sotto la Basilica del Santo poverello. Ma mi sa tanto che è rimasto solo lui a predicare povertà.
Fonte: Linkiesta
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