La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 3 agosto 2016

Turchia: da grande speranza occidentale a fonte di instabilità globale

di Patrick Cockburn
Il tentativo di colpo di stato e l’epurazione stanno facendo a pezzi la Turchia. Le forze armate turche, da lungo tempo spina dorsale dello stato, sono in tumulto. Circa il 40% dei suoi generali e ammiragli sono stati arrestati o rimossi, compresi i comandanti dell’esercito di livello più elevato. Sono sospettati di avere dato il via alla mancata presa di potere del 15-16 luglio che ha causato la morte di 246 persone, ha visto il bombardamento del parlamento e di vari quartieri generali della sicurezza, e un tentativo quasi riuscito di uccidere o catturare il Presidente Recep Tayyip Erdogan.
Come reazione, Erdogan e il suo governo stanno compiendo l’epurazione di tutti: dai soldati agli insegnanti collegati in qualsiasi modo al movimento dell’ecclesiastico Fethullah Gulen, di base negli Stati Uniti, che è accusato di aver organizzato il tentativo di colpo di stato.
Tra gli organi d’informazione che sono stati chiusi negli scorsi 45 giorni, ci sono 45 giornali, 16 canali televisivi – compreso un canale per bambini – e 23 stazioni radio. Le persone che hanno paura di essere coinvolte nel complotto, stanno frettolosamente buttando via libri e documenti Gulenisti, bruciandoli, gettandoli nei fiumi o infilandoli nei secchi dell’immondizia.
Cinque anni fa, la Turchia sembrava il paese più stabile e affermato del Medio Oriente – un esempio che ai suoi vicini poteva far piacere seguire. Invece, mentre si pensava che l’Iraq e la Siria diventassero più simili alla Turchia, è stata questa a diventare più simile a loro in termini di divisione politica, etnica e di sette religiose.
L’autorità personale di Erdogan è stata potenziata dal suo vigore e dalla sua audacia per aver liquidato il colpo di stato e aver rimosso i rimanenti ostacoli al suo dominio. Il golpe fallito è stato anche un segnale che la Turchia – una nazione di 80 milioni di persone e con un esercito di 600.000 soldati – sta diventando più debole e instabile.
Nel futuro immediato, i suoi capi saranno occupati a condurre un’epurazione interna e a decidere chi è leale e chi no. Mentre questo continua, il paese affronta pressioni su molti fronti, specialmente la guerra con i guerriglieri curdi nel sud-est del paese, gli attacchi terroristici dello Stato Islamico e l’isolamento internazionale che nasce dal disastroso coinvolgimento della Turchia nella guerra siriana.
La destabilizzazione della Turchia è una buona notizia per l’Isis perché le organizzazioni turche per la sicurezza, mai molto assidue nel perseguire i ribelli jihadisti-salafiti, dedicheranno la maggior parte dei loro sforzi a dare la caccia ai seguaci di Gulen. Sia l’Isis che altri movimenti simili ad al-Qaida, come il Fronte al-Nusra, trarranno vantaggio dall’atmosfera anti-americana in Turchia, dove la maggior parte delle persone crede che gli Stati Uniti hanno appoggiato il tentativo di colpo di stato.
Le forze armate turche di solito erano considerate una garanzia della stabilità della Turchia, dentro e fuori del paese, ma il colpo di stato le ha viste disgregarsi in un modo che sarà difficile invertire. Non meno di 149 su 358 generali e ammiragli sono stati arrestati o disonorevolmente sollevati dal loro incarico. Tra gli arrestati c’è il comandante dell’esercito che stava combattendo l’insurrezione curda nella Turchia sud-orientale, e l’ex capo di stato maggiore dell’aeronautica militare.
Molti turchi hanno impiegato del tempo a rendersi finalmente conto della gravità di quanto era successo. Sta, però diventando chiaro che il colpo di stato non è stato soltanto opera di una piccola cerchia di ufficiali insoddisfatti all’interno delle forze armate; è stato, invece, il prodotto di una vasta cospirazione intesa a prendere il controllo dello stato turco che era in gestazione da decenni e che avrebbe potuto benissimo avere successo.
Al culmine dell’insurrezione, i cospiratori avevano catturato il capo di stato maggiore dell’esercito e i comandanti delle forze di terra, di mare e di cielo. Sono stati in grado di farlo grazie alla connivenza delle guardie, dei segretari privati e degli assistenti che occupavano posti d’importanza cruciale.
Il ministro degli Interni si lamenta che non aveva saputo nulla del tentativo di golpe fino a una delle fasi finali, perché il ramo dell’intelligence che lo informava era presidiato da un gruppo di sostenitori del golpe. Erdogan ha fornito un resoconto quasi comico del modo in cui il primo indizio avuto che qualcosa non andava, gli arrivò tra le 16 e le 16.30 del giorno del tentativo di golpe, da suo cognato che aveva visto i soldati che chiudevano le strade a Istanbul. Trascorse poi quattro ore tentando invano di mettersi in contatto con il capo dell’agenzia nazionale di spionaggio, il capo di stato maggiore e il primo ministro, senza poter trovare nessuno di questi. Sembra che Erdogan sia fuggito dall’albergo dove era in vacanza sul Mare Egeo, 45 minuti prima dell’arrivo di una squadra scelta di soldati che avevano l’ordine di catturarlo o di ucciderlo.
Sono rimasti pochi dubbi sul fatto che i seguaci di Fethullah Gulen erano dietro al tentativo di golpe, nonostante le ripetute smentite. “Non ho alcun dubbio che il cervello e la spina dorsale del colpo di stato fossero i Gulenisti,” afferma Kadri Gursel, che di solito critica il governo. Aggiunge poi che è stupito dal grado in cui i Gulenisti erano stati capaci di infiltrarsi nelle forze armate, nella magistratura e di sovvertirle. L’analogia più prossima, con questi eventi, dice Gursel, è con il film del 1950, Invasion of Body Snatchers, (titolo in italiano: l’invasione degli ultracorpi), in cui gli alieni si impadroniscono di una città americana senza che nessuno lo notasse, ma quando oramai era troppo tardi.
Il tentativo di golpe è stato così inatteso e senza precedenti, che la Turchia oggi è piena di persone che si fanno delle domande sul loro futuro e su quello del paese – domande per le quali non ci sono risposte chiare.
Erdogan sfrutterà l’occasione offertagli dal mancato colpo di stato per demonizzare tutti gli oppositori come terroristi e non soltanto i seguaci di Gulen? Sono state arrestate circa 15.000 persone, di cui 10.000 soldati. La guardia presidenziale è stata messa da parte. Un terzo della magistratura è stato licenziato. Finora la maggior parte dei giornalisti e degli organi di stampa presi di mira, hanno dei collegamenti con i Gulenisti ma pochi credono che il giro di vite sul dissenso si fermerà qui.
“La brama di potere di Erdogan è troppo grande perché mostri moderazione nel reprimere l’opposizione in generale,” prevede un intellettuale di Istanbul che, come molti altri intervistati per questo articolo, non hanno voluto che il suo nome venisse pubblicato. Quando una rivista satirica di tiratura limitata, la settimana scorsa ha pubblicato una vignetta blandamente critica del governo, la polizia è andata in tutti i negozi dove si vendeva, per confiscare le copie.
Al momento Erdogan sta beneficiando di un certo grado di solidarietà nazionale contro i cospiratori. Molti turchi (e non soltanto i suoi sostenitori) criticano i governi e i media stranieri per aver espresso soltanto una condanna simbolica del tentativo di golpe prima di chiedere una certa misura nel condurre l’epurazione. Fanno notare che, se il golpe fosse riuscito meglio, la Turchia avrebbe dovuto affrontare una dittatura militare conclamata o una guerra civile, o entrambe. In un’intervista Erdogan ha detto che i capi stranieri che ora consigliano moderazione, avrebbero ballato felici se fosse stato ucciso dai cospiratori.
Sabiha Senyucel, direttrice di ricerca del gruppo di esperti di Istanbul, denominato Public policy and Democracy Studies, dice che la sera del tentativo di golpe “è stata la sera peggiore della mia vita”. Si lamenta che i commentatori stranieri non hanno accettato che “questa è stata una battaglia tra un governo eletto democraticamente e un golpe militare.”
Sabiha è co-autrice di un rapporto che cita resoconti stranieri faziosi, ostili a Erdogan e soltanto blandamente critici nei confronti dei cospiratori. Cita un tweet di un reporter del canale televisivo statunitense MSNBC, pubblicato al culmine del tentato golpe, dove si dice che “una fonte militare statunitense riferisce a NBC News, che Erdogan, dopo aver ricevuto il rifiuto del diritto di atterraggio a Istanbul, stia cercando asilo in Germania.”
La Turchia è profondamente divisa tra quelli che adorano e quelli che odiano Erdogan. Senyucel dice che “ci sono due parti della società che vivono fiano a fianco, ma che non hanno contatti tra di loro.”
Anche così, però, è difficile trovare chiunque a sinistra o a destra che non sospetti che a un certo qualche livello gli Stati Uniti siano stati complici nel tentativo di golpe. Erdogan stesso è probabilmente convinto di questo, nonostante le smentite degli americani, e questo influenzerà la sua politica estera in futuro.
“L’adesione solo a parole in suo appoggio che Erdogan ha avuto dagli stati occidentali durante e immediatamente dopo il tentativo di colpo di stato, dimostra il suo isolamento internazionale,” ha detto un osservatore. Il leader turco parte il 9 agosto per incontrare Vladimir Putin, anche se è dubbio che un’alleanza con Russia e Iran sia realmente un’alternativa all’appartenenza di lunga data della Turchia alla NATO.
Erdogan può sostenere che l’alternativa a lui è una collezione malvagia di generali di brigata che non hanno mostrato alcuna moderazione nell’uccidere i civili e nel bombardare il parlamento. La forza e la reputazione dello stato turco sono, però, danneggiate dalle rivelazioni circa il grado in cui è stato sistematicamente colonizzato fin dagli anni ‘80 dai membri di una società segreta.
Ai candidati Gulenisti per impieghi al Ministero degli Esteri sono state procurate le risposte alle domande prima che sostenessero gli esami, indipendentemente dalle loro capacità. La diplomazia – una volta tenuta in grande considerazione, ha ricevuto un afflusso di diplomatici che parlano soltanto turco, secondo il Ministero degli Esteri. “Lo stato sta crollando,” dice un commentatore, ma aggiunge che molto dipenderà da che cosa farà prossimamente Erdogan.
In passato ha dimostrato una tensione pragmatica e anche Messianica, accompagnata da un’incessante brama per la lotta politica e per maggiore potere. Il suo incontro della settimana scorsa con altri capi di partito, con la rilevante eccezione dei Curdi, potrebbe essere un segno che sarà costretto ad allearsi con i laicisti. Dovrà sostituire gli ufficiali Gulenisti mandati via dalle forze armate, e molti di questi saranno vittime laiche delle passate epurazioni fatte dai Gulenisti.
La Turchia sta pagando un grosso prezzo per le passate alleanze e per quelle sbagliate fatte da Erdogan in passato. Molti nodi stanno venendo al pettine.
I Gulenisti erano stati in grado di penetrare nelle forze armate e nelle istituzioni statali così facilmente, perché tra il 2002 e il 2013 erano strettamente alleati con Erdogan e con il suo partito al governo (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo – AKP), in opposizione ai laicisti. L’Isis è stato in grado di organizzare una rete di cellule in Turchia perché, fino a poco tempo fa, le forze di sicurezza turche hanno chiuso un occhio ai jihadisti-salafiti che usavano la Turchia come retrovia per la guerra in Siria. Erdogan, presumibilmente, ha ripreso il confronto e la guerra con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), come piano elettorale per vincere le elezioni generali del 7 giugno dello scorso anno.
A Erdogan piacciono molto la crisi e lo scontro, di cui il colpo di stato è l’esempio più recente. Uno stato di crisi permanente sta, però, indebolendo e destabilizzando la Turchia.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: The Independent
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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