di Alba Vastano
Sarà Ottobre quando tutti gli elettori italiani saranno chiamati a votare per dare una svolta positiva a questo Paese. Avverrà solo se nello spoglio delle schede referendarie e nella conta finale prevarranno i “No”. Allora sarà ancora possibile cambiare le sorti dell’Italia. Abbiamo ancora una chance, forse l’ultima. Non possiamo perderla. È un diritto/dovere d’inestimabile valore, di assoluta importanza. È fondamentale cogliere l’occasione, oggi che c’è ancora una parvenza di sovranità popolare. Ne va di ciò che resta dei diritti civili e sociali, ne va del futuro delle nuove generazioni.
C’è di mezzo la dignità di un popolo svilito e offeso nei diritti fondamentali. Lo dobbiamo ai Padri Costituenti , lo dobbiamo ai Partigiani. A tutti i Partigiani, a quelli di ieri e a quelli che lo sono anche oggi impegnandosi nella lotta antifascista. Lo dobbiamo ai giovani come Valerio Verbano che hanno perso la vita per mano fascista. Lo dobbiamo a Federico Aldrovandi e a Giuseppe Uva, massacrati da un potere di stato, garantito e omicida. Abbiamo il dovere di salvare la Costituzione, di strapparla alle mani di un governo illegale che vuole stravolgerla. Siamo chiamati a farlo nel modo più semplice, chiaro, ma perentorio. Lo possiamo fare con un “No”.Fermo, secco, altisonante. Che sia un grido antifascista e cambi radicalmente il presente e il futuro del nostro paese.
L’appuntamento è a Ottobre, ma il “No” della vittoria referendaria lo dobbiamo preparare adesso, subito. Apponendo la firma sui moduli referendari. Vi sono banchetti ovunque per la raccolta firme. Chi lo desidera, ma è anche un dovere, oltre un diritto, non dimentichiamolo, si informi sui unti di raccolta Non c’è molto tempo. A luglio le firme devono essere 500mila. Chiediamola, invochiamola, desideriamola questa firma. Una firma per la liberazione da uno pseudo governo riformista che ha cancellato le fondamenta dello statuto dei lavoratori con il Jobs act, ha introdotto una legge, La buona scuola, che ha mortificato l’istituzione pubblica per affidarla alla meritocrazia e alla privatizzazione. Ha azzerato i controlli sull’ambiente con lo Sblocca Italia. Fino alla modifica della legge elettorale. La nuova legge elettorale, Italicum, che con la modifica della Costituzione darà il colpo di grazia a quel che resta della democrazia nel nostro Paese.
Uno pseudo governo, pseudo legittimato dal Porcellum che verrà ancor più legittimato a mettere in atto politiche neoliberiste dall’Italicum. Non è possibile consentirlo.
Il testo di legge Boschi è complesso e confuso, ma se approvato dalla maggioranza dei “Sì” modificherà completamente l’ordinamento statale. Sarà la fine del bicameralismo perfetto, i rapporti fra Stato e Regioni verranno modificati. Cambiamenti anche per l’elezione del presidente della Repubblica e per le leggi sui referendum. Il nucleo della legge Boschi sta nella riforma del Senato che verrà esautorato degli attuali poteri legislativi e non potrà più dare la fiducia al governo. Il potere legislativo sarà quindi concentrato su una sola Camera, quella dei deputati, aumentando il potere del governo.
Ben 56 costituzionalisti hanno diffuso una loro lettera sottolineando che il maggior problema di questo aspetto della riforma, oltre alla cancellazione di una camera, è la nuova legge elettorale che prevede un forte premio di maggioranza assegnato alla seconda tornata elettorale. Il rischio che si corre è di far prevalere una forza politica di bassa rappresentanza, che nella funzione legislativa agirebbe in totale autonomia, esercitando un totale controllo sulla Camera.
Cosa faranno i senatori orfani del potere legislativo? Le competenze, nel testo di legge sono contenute in 363 parole che confondono le funzioni, mentre l’articolo 70 della Costituzione le semplifica in “la potestà legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. Sufficienti, chiare ed esaustive. Con la riforma, dai 315 senatori di oggi si scenderà a 100, 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 nominati dal presidente della Repubblica. Come verranno eletti? La legge recita: "in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi”. Si evince che in occasione delle elezioni regionali si esprimerà la preferenza per un candidato e che sarà poi l’assemblea regionale ad eleggerlo senatore. Ma la legge, su questo punto, non è di facile interpretazione ed è ancora soggetta a modifiche.
Verrà riformato il Titolo V, già riformato nel 2001. Anche qui nessuna semplificazione e molta conflittualità con previsione che si realizzino molti contenziosi fra le parti. Lo Stato si occuperà di materie di competenza regionale, se il carattere è nazionale. Ma stabilirlo susciterà molti conflitti. Lo ha persino ammesso il presidente del consiglio, figuriamoci.
Lo slogan elettorale del “Sì” alla riforma “Si taglieranno i costi. Si risparmieranno soldi”, si riferisce, oltre al taglio del numero dei senatori, anche all’abolizione delle province e del Cnel. Anche qui lo stesso Renzi ammette che non ci saranno significativi risparmi, considerando che su un risparmio di alcune centinaia di milioni pesa un bilancio di 800 miliardi di euro. E se non fosse sufficiente a comprendere che la riforma è insensata, ci pensa il comitato del “No” a chiarire maggiormente i motivi.
È una legge che non supera il bicameralismo e crea conflitti fra Stato e Regioni e fra Camera e Senato. Non produce semplificazione, ma moltiplica l’iter legislativo, incentivando la confusione nelle competenze (ndr: le competenze di chi? Per cosa?). Non diminuisce i costi della politica. (ndr: perché allora la Boschi non ha pensato a dimezzare la Camera dei deputati, se lo scopo era questo?). Rafforza il potere centrale e lo toglie alle autonomie locali, privandole di fondi finanziari. Aumentando le firme per le leggi di iniziativa popolare, da 50mila a 150mila, inibisce la partecipazione diretta. Ma l’input centrale che favorisce l’opposizione a questa inutile riforma dovrebbe nascere dall’illegalità che contiene, poiché nasce da un parlamento eletto con il Porcellum, dichiarato incostituzionale ed è stata scritta da un esecutivo anch’esso non legittimo. La legge Boschi si coniuga con l’Italicum che espropria la sovranità popolare a favore di una minoranza parlamentare che con il nuovo premio di maggioranza centralizza i poteri.
A chiudere il cerchio, ci pensa lui, Renzi, con la sua usuale tracotanza. Utilizza i media e l’ormai inflazionato twitter per lanciare i suoi diktat. Annuncia al Paese "Darò battaglia. Se perdo lascio la politica". Gli fa eco la sua ombra, proprio lei, la Boschi “Se vince il No, lascio anch’io”, ma aggrava la dichiarazione affermando durante la trasmissione “In mezz’ora”di Lucia Annunziata: “I veri partigiani voteranno Sì”. È il putiferio mediatico. Proteste immediate dall’Anpi. "È chiaro che il ministro Boschi non ha conosciuto i partigiani “veri” perché i “partigiani veri” voteranno tutti per il No. Non consentiremo che una dama bellina storpi la Costituzione conquistata con il sangue di migliaia di partigiani. L’Anpi ha votato e ha deciso all’ unanimità di dire No alla riforma. E la nostra posizione la porteremo avanti fino in fondo", dice Umberto Lorenzoni, un ex partigiano. E a colorire di vergogna ancor più la vicenda ci pensa anche lui, Giorgio Napolitano. Avrebbe potuto risparmiarselo, almeno questa volta. "Chi dice di difendere la Costituzione votando No, mi offende”. Offendiamolo. Offendiamoli. Mandiamoli a casa. Salviamo la Costituzione che ci stanno scippando e con lei la democrazia e la sovranità popolare… #IOVOTONO
Fonte: La Città futura
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