Intervista a Nicola Fratoianni di Riccardo Chiari
Domani pomeriggio Sinistra italiana è in piazza Ognissanti a Firenze, per dire “No” alla riforma della Costituzione. “Vogliamo immaginare la manifestazione – spiega Nicola Fratoianni – come punto di incontro di tante forze politiche, sociali e associative di sinistra per il No”.
Fratoianni, quelli del Sì e quelli del No concordano solo sul fatto che la riforma Boschi-Renzi attribuisce al governo un ruolo molto ‘pesante’, che non ha mai avuto nei 70 anni di vita repubblicana.
“E’ il risultato di una lunga stagione in cui il tema della governabilità ha preso il posto della rappresentanza, ridotta a pietra di scarto. Il frutto di una precisa scelta politica delle classi dirigenti, che oggi hanno il problema di come governare la crisi. Così vogliono costruire una democrazia senza popolo, a bassa intensità di partecipazione, a zero intensità di conflitto. Le ragioni sono già state dette, tre anni fa, da Jp Morgan. Pronta a spiegare ai suoi clienti che, per risolvere la crisi, si devono cambiare le costituzioni dei paesi mediterranei, troppo ricche di diritti e di garanzie per i popoli. Di qui gli endorsement di Marchionne, Confindustria, agenzie di rating, Merkel e ambasciatore Usa”.
La piddina Marina Sereni sintetizza così le ragioni del Sì: meno parlamentari, meno costi della politica, un sistema più semplice ed efficiente.
“Il problema italiano non è certo il difetto nella velocità del procedimento legislativo. Facciamo troppe leggi, è vero. Ma quando servono a tutelare alcuni interessi hanno un iter velocissimo. Anche sul terreno costituzionale, vedi il pareggio di bilancio. Quanto alla riduzione dei costi, non scherziamo: si tratta di 50 milioni di euro. L’equivalente, ricorda Massimo Villone, di un caffè per ogni italiano. Sulla riduzione dei parlamentari c’erano proposte che ne avrebbero ridotto il numero ancor di più. Sempre che questo tema debba continuare ad essere l’oggetto principale della discussione politica. In proposito ho qualche dubbio. Infine la presunta semplificazione: la riforma renderà perfino più complicato l’iter legislativo. Basta leggere l’articolo 70 per capire”.
Anche Raniero La Valle dà voce alle ragioni del No: ‘E’ un atto d’amore verso la debole libertà civile e sociale che ancora vive in Italia, grazie all’equilibrio di poteri sancito nella Carta, attaccato nel periodo craxiano, berlusconiano e ora renziano’.
“La verità è che il mito della governabilità va di pari passo con la svalorizzazione della democrazia. E con la denigrazione di ogni forma di organizzazione collettiva, sindacale, associativa o politica. Per questo il No è una risposta necessaria”.
Sabato scorso tu eri alla manifestazione per il Kurdistan, altri di Sinistra italiana erano all’iniziativa Porte Aperte. Fra questi anche Pisapia, molto freddo sul No. Avvisaglie del congresso?
“Io ero a una manifestazione molto importante per tanti motivi, comprese le pratiche di democrazia nel Rojava che hanno molto da insegnarci. Mentre l’Italia e la Ue firmano un accordo vergognoso, sulla pelle dei migranti, con la Turchia di Erdogan. Poi ho molto rispetto per tutte le iniziative che si collegano al processo costituente di Sinistra italiana. In questo ambito il referendum, e quindi la manifestazione di Firenze, sono uno spartiacque. Una questione fondativa per la sinistra che vogliamo, e che sulla vittoria del No pone il tema della costruzione di una proposta alternativa per il governo del paese. Sapendo comunque che in nessun caso ci salverà riproporre una modellistica astratta, che guarda alla geometria politica e non ai problemi reali”.
Fonte: il manifesto
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