di Unione Sindacale di Base
L’accordo siglato dal ministro del Lavoro e da Cgil-Cisl-Uil, secondo la confederazione USB non affronta il tema cruciale del sistema previdenziale pubblico: come garantire in futuro pensioni dignitose a tutti. Dal cantiere sulla previdenza aperto presso il ministero di Poletti è uscito un accordo ancora da definire in molte sue parti importanti e comunque limitato nei contenuti. Il prestito pensionistico, l’APE, rimane in panne ancora prima di uscire dall’officina e saranno presumibilmente pochi ad accettare di farsi tagliare del 25% la futura pensione, mentre la cosiddetta APE SOCIAL resta tutta da definire.
Per andare in pensione con 41 anni di servizio, i lavoratori precoci dovranno essere a scelta: disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili o impegnati in attività gravose, tutte ancora da definire. In caso di disgrazie aggiuntive, più che la pensione anticipata appare consigliabile la richiesta di un miracolo.
Mentre l’accordo vincola le parti che lo hanno sottoscritto a favorire la crescita della previdenza complementare privata, anche con la possibilità di utilizzare una parte del montante maturato per finanziare il pensionamento anticipato, sulla perequazione dei trattamenti pensionistici non si va oltre la promessa di un intervento nel 2019.
L’USB respinge dunque l’accordo e rilancia la proposta di un intervento complessivo sulla previdenza pubblica, finalizzato a poter andare in pensione ad un’età accettabile e con un assegno decoroso. L’USB dà appuntamento al 21 ottobre prossimo per lo sciopero generale a sostegno della piattaforma sindacale “Voglio lavoro e stato sociale”, del NO alla riforma costituzionale e per cacciare il governo Renzi.
Fonte: Contropiano
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