di Enzo Orsingher
Dalla Valtellina partono ogni giorno decine di TIR carichi di bottiglie di una famosa acqua minerale; partono centinaia di megawatt prodotti da grandi e piccole centrali idroelettriche; lo scorso 13 settembre proprio da Sondrio è partita anchela prima “class action” italiana sulle bollette dell’acqua. Abbiamo già raccontato delle tariffe aumentate fino al 400%, della legittima protesta popolare promossa dal Coordinamento Acqua Pubblica ed accompagnata, tra gli altri, dal locale Comitato di Possibile: circa 7000 firme raccoltesu una petizione (on-line e cartacea), incontri pubblici diffusi e molto partecipati.
Nel frattempo, un lungo lavoro di studio e approfondimento ha portato a promuovere, in collaborazione con la Confconsumatori e con la consulenza del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, un’“azione collettiva pubblica” ai sensi del DLGS 198/2009.
Nel frattempo, un lungo lavoro di studio e approfondimento ha portato a promuovere, in collaborazione con la Confconsumatori e con la consulenza del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, un’“azione collettiva pubblica” ai sensi del DLGS 198/2009.
L’istanza è stata presentata da 535 cittadini-utenti che hanno aderito con 30 € ciascuno ed è rivolta alla Provincia, alla sua azienda speciale Ufficio d’Ambito ed al gestore Secam Spa, che hanno 90 giorni di tempo per rispondere alle richieste avanzate, trascorsi i quali senza esiti soddisfacenti si potrà ricorrere al Tar Lombardia.
La class action analizza e documenta irregolarità di vario tipo: confusione di ruoli politico-gestionali, scarsa trasparenza, assenza di controlli da parte dei Sindaci; assurde dimenticanze, come quella di regolamentare ragionevolmente le utenze dei paesi di montagna in una provincia dove la Lega (che ha suoi uomini ai vertici degli enti e delle aziende coinvolte) rivendica ogni giorno più denari e autonomia perché “siamo una provincia interamente montana”. Ancora:irregolarità contabili e finanziarie, come la previsione di 195 milioni di utile da qui al 2033; illegittimità tariffarie, come i 153 metri cubi di consumo presunto per le utenze senza contatore; disguidi amministrativi come le fatturazioni in ritardo di oltre due anni.
L’avevamo intuito subito ma ora è documentato: non si tratta soltanto di “bollette pazze” ma di una gestione sostanzialmente privatistica dell’acqua da parte di una società “in house” che opera come se avesse un appalto remunerato “a piè di lista”, senza responsabilità e rischio d’impresa, accollando ai cittadini-utenti maggiori costi illegittimi e ingiustificati.
E’ nei fatti smentito l’esito referendario del 2011 che ha bloccato la privatizzazione dell’acqua. Ma se qui comanda la Lega (a braccetto con il Sindaco PD di Sondrio), a Roma nel frattempo la ministra Madia sta decretando esattamente nella stessa direzione: riaprire ai privati le porte che i cittadini avevano chiuso ai tempi di Berlusconi.
In questo profondo Nord assistiamo in queste settimane a balletti che se non fossero tragici sarebbero davvero divertenti: la Lega invita a votare “no” al referendum costituzionale, perché altrimenti “Roma ci porta via i soldi delle nostre acque”; il PD dice che basta un Sì per avere in futuro il riconoscimento della specificità montana già inserita nella legge Delrio con i relativi benefici dai canoni idroelettrici. Chi è meno credibile? Gli uni, che nel frattempo gestiscono come abbiamo detto l’acqua pubblica locale; o gli altri, che decretano per far sì che il business dell’acqua potabile diventi sempre più appetibile per le holding multiservizi (private, semi-private, del tutto pubbliche, con logiche del tutto simili) che già lucrano su rifiuti, trasporti, energie più o meno rinnovabili?
Noi diciamo ancora e sempre “no” alla privatizzazione formale e sostanziale del bene pubblico acqua e decisamente“no” ad una modifica costituzionale che restringe, per tutti i cittadini italiani, gli spazi di democrazia. In molti abbiamo riscoperto che, come nel 2011, acqua e democrazia sono sinonimi, che risveglio della sovranità popolare e cura dei beni comuni devono procedere insieme.
Mettiamo la nostra specifica esperienza a disposizione di tutta la comunità di Possibile, rinnovando l’invito a condividere riflessioni e buone pratiche su questi temi.
Fonte: Possibile
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