di Francesco Erspamer
Non ho mai votato M5S ma lo farò: è un minimo atto di riparazione per aver contribuito involontariamente all’affermazione del regime renziano votando in passato per il Pd. Altri preferiscono far finta di opporsi al renzismo limitandosi a criticarlo e criticando al tempo stesso (e quasi sempre con maggior passione) i grillini e qualsiasi opposizione. E bevendosi con entusiasmo le menzogne della Repubblica: che ieri ha falsamente annunciato le dimissioni del ragioniere generale del Comune di Roma.
L’equidistanza, ammesso che tale sia, non mi pare assolutamente sufficiente: anche se davvero i partiti e i politici fossero tutti uguali, quelli al potere sono più colpevoli degli altri e il vero vantaggio della democrazia è che consente di cacciarli – primo passo, insufficiente ma necessario, per cercare di avvicinarsi a un governo migliore, magari attraverso tanti tentativi fallimentari.
Questa è la ragione per cui non sopporto quelli che nelle loro bacheche, anche in questo momento, dedicano più attenzione ai problemi di Raggi a Roma che allo smantellamento della Costituzione, alla privatizzazione della sanità e della scuola, all’assalto al sistema pensionistico, allo spreco di denaro pubblico per grandi opere che arricchiscono solo amici, amici degli amici e multinazionali. È chiaramente una questione di diverse priorità e di diverse concezioni del mondo, inconciliabili.
Lo so che per vincere il referendum servirebbe un fronte unito; ma tanto sono sicuro che quando alla fine di novembre i media cominceranno a martellare gli italiani con la notizia che Grillo e Salvini e Casa Pound approfitterebbero di un successo dei no per andare al governo e ovviamente fare leggi per regolamentare le migrazioni, sono sicuro che le pecorelle smarrite in un sussulto di antifascismo d’annata torneranno buone buone all’ovile liberista e voteranno sì al male minore, turandosi il naso, come sempre.
Fonte: pagina Facebook dell'Autore
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