La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 25 ottobre 2016

Belgio, è scontro tra le due anime del Paese

di Gabriele Annicchiarico
Agli occhi della stampa e dell’opinione pubblica internazionale, la presa di posizione del governo di centro-sinistra della regione Vallonia potrebbe risultare dettata unicamente da ragioni puramente ideologiche, nella speranza di riacquistare consensi a sinistra. In realtà il No della regione Vallonia, guidata da una maggioranza composta Partito socialista (Ps) e dal Partito democratico umanista (Cdh), è il risultato del successo della mobilitazione della società civile (in particolare francofona) contro il Ttip e il Ceta (i due diversi trattati di libero scambio fra l’Ue e rispettivamente Usa e Canada) e della depressione economica che la regione vallona sta attraversando negli ultimi decenni, anche a causa della de-localizzazione di molte attività produttive ad opera di multinazionali straniere (in particolare di quelle americane).
Non ultimo, è questo uno scontro sociale e politico fra le due anime che compongono lo Stato belga (diverse per lingua, cultura e per tessuto economico) e che implicitamente riflette le contraddizioni interne alla stessa Comunità europea. A nord la regione delle Fiandre di lingua fiamminga, guidata da una maggioranza di centro-destra con aspirazioni separatiste, caratterizzata da un’economia florida soprattutto nei settori dei servizi e del commercio internazionale, favorevole ai due trattati di libero scambio con Usa e Canada nella speranza di sostenere e implementare la propria espansione economica. A sud la regione Vallonia a maggioranza di lingua francofona, con una forte tradizione socialista e alla ricerca di una nuova identità economica, dopo la crisi prima e lo smantellamento poi dell’industria pesante (in particolare del settore siderurgico e minerario) che ne aveva fatto la fortuna nei decenni passati.
Il recente annuncio della chiusura della produzione della Caterpillar Belgio, azienda leader nel settore del genio civile, con il conseguente licenziamento di 3mila operai ha sicuramente giocato a favore del No al trattato di libero scambio fra Ue e Canada. Il governo della regione Vallonia alle prese con un tasso di disoccupazione che non sembra arrestarsi e con una difficile transizione economica intravede nel Ceta una minaccia per la precaria economia vallona.
Un No che trova le sue ragioni in una battaglia tutta politica che mira a risollevare le sorti del Partito socialista tanto a livello nazionale (in contrapposizione ai partiti di lingua fiamminga) che regionale (tallonato da formazioni più radicali in rapida ascesa), reso possibile per ironia della sorte grazie a un meccanismo istituzionale fortemente voluto dal partito indipendentista fiammingo (N-va) e promotore dei trattati di libero scambio con Canada e Stati Uniti.

Fonte: Il manifesto 

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