di Antonia Battaglia
Il ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, con un tweet, ha voluto fare un paragone abbastanza coraggioso tra la questione Vallonia, che blocca l’approvazione del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) e la Puglia, che bloccherebbe l’approvazione del progetto TAP (Trans Adriatic Pipeline). Mettere un freno allo sviluppo dei grandi progetti, e di conseguenza dell’economia vallona, pugliese ed europea come sostiene il ministro Calenda, non pare essere, però, in nessuno dei due casi, il motivo dell’opposizione.
Paul Magnette, Presidente della Regione della Vallonia in Belgio, appartenente al Partito Socialista, ha infatti dettagliato la ripetuta presa di posizione del governo regionale contro la ratifica del Belgio (e di conseguenza dell’intera Unione) del Trattato Commerciale con il Canada, con l’affermazione convinta del fatto che non ci siano le necessarie garanzie a protezione degli interessi dei cittadini.
Il governo vallone esercita un potere di cui dispone, quello di bloccare l’approvazione di un Trattato, di cui invece in Europa si vorrebbe l’immediata approvazione con una procedura di finta democrazia che garantisca una sbrigativa unanimità. L’errore grande ab origine è stato quello, da parte della Commissione Europea, di aver sottovalutato la portata politica e democratica della ratifica del CETA.
Ma perché la Vallonia blocca il CETA? Perché secondo Magnette il Trattato non offre garanzie di protezione per i diritti di cittadini e lavoratori europei e bloccherebbe le esportazioni dei prodotti locali. In una intervista recente, Magnette ha affermato che l’Europa dovrebbe veder riconosciuto nel Trattato un eguale diritto alle esportazioni verso il Canada, e che, se tale diritto non fosse protetto, minaccerebbe l’agricoltura e le altre filiere locali. Il riconoscimento reciproco dovrebbe estendersi anche agli standards di produzione e alle loro conseguenze sociali, sanitarie, ambientali.
Ovvero, il commercio tra Stati deve tener conto dei principi di sostenibilità in termini di ambiente, salute, sicurezza sociale, che sono stati violentemente sacrificati nel nome dell’investimento e della necessità politica del momento.
Accordi di tale portata non dovrebbero essere condotti senza una ampia discussione tra cittadini, parlamenti, forze sociali.
Il Presidente della Puglia Emiliano, che ha assunto delle prese di posizione importanti rispetto alle decisioni del Governo, ad esempio per il Referendum sulle trivellazioni, e che ha portato avanti una proposta per la decarbonizzazione dell’ILVA e della Centrale Enel di Cerano (Brindisi), mettendosi in ballo in un dibattito fondamentale per la Regione Puglia come quello, appunto, su Taranto, ha affermato di non esser contrario al progetto TAP in quanto tale ma di non capire perché esso debba approdare su una delle spiagge più belle della Puglia, costituendo quindi un grave attentato per il turismo della Regione.
La domanda che viene da porre al ministro Calenda è perché tutto ciò che non comporta una accettazione sic et simplicter di decisioni che hanno conseguenze epocali sullo sviluppo di intere regioni europee (Vallonia e Puglia), debba esser bollato come una fastidiosa velleità rivoluzionaria e non come occasione per una discussione di fondo, esercizio dello strumento democratico che fa crescere la res pubblica.
Se Paul Magnette ce la farà o meno resta da vedere, ma la sua resistenza sarà stata sicuramente utile e avrà di nuovo fatto parlare dell’urgenza di dotare i grandi progetti economici di principi di produzione e sviluppo sostenibili.
Fonte: Micromega online
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.