Intervista a Giuseppe Civati di Ilaria Giupponi
Giuseppe Civati, è leader di Possibile. Ma soprattutto, il parlamentare, fa parte di quella sinistra critica uscita dal Partito democratico proprio a causa dei metodi renziani. Un modo personalistico di gestire politica, partito e Paese che al referendum, non ha pagato. Oggi, era il turno di Possibile nelle consultazioni al Colle.
Civati, cosa vi siete detti con il presidente della Repubblica?
"Ride. Ovviamente non ti posso dire niente. In sintesi, il tema, mi sembra continuità e discontinuità col governo precedente. Mi aspetto che sia un confronto istituzionale, non un congresso tra correnti del Pd.
In ogni caso, per noi si può andare alle elezioni anche domani, ma ci vuole una legge elettorale dignitosa per farlo. Che è esattamente quello che pensavo nel 2013. Anche perché siamo nella stessa situazione del 2013. Dopo 4 anni ci ritroviamo allo stesso punto. E cioè, andare a votare, con un nuova legge elettorale.
Il presidente, insieme al Pd, deve trovare una strada dignitosa per farlo. ripartendo proprio dagli errori fatti. Un’operazione non banale. Ci viene detto, “il fronte del no faccia proposte”, ma cosa vuoi che proponga? Il fatto è che non si può fare un governo senza il Pd."
C’è margine per lavorare con un nuovo Pd?
"Mah, guarda, più che il partito o le persone, ci vuole qualcuno che sappia essere terzo rispetto alla legge elettorale. Oltre a non essere disponibili con un Pd che si allea con Berlusconi, temiamo anche che ci sia una situazione conflittuale. Come per altro si è visto. Tutti per esempio parlano di Gentiloni, ma è in totale continuità."
Un nome che faresti?
"Preferisco non farne. Anche perché, davvero, dipende dall’ingegneria del governo più che dai nomi. In sostanza, se è fatto da Mattarella per rimediare ai guai di Renzi, noi avremo un atteggiamento ben diverso rispetto a quello nei confronti di un Pd che va verso destra."
Qual è la soluzione migliore, in termini di legge elettorale, secondo te?
"Questa te la posso raccontare (scherza): a Mattarella ho detto che, senza piageria, la legge elettorale che preferisco è la sua. In ogni caso, qualsiasi legge elettorale è meglio dell’Italicum. Ce ne sono molte, in giro per l’Europa da cui prendere esempio, sperimentate e verificate. Siamo pronti a confrontarci con tutti, sul punto.
In ogni caso, preferirei che alla fretta precedesse la concretezza. Magari ci vorrà qualche settimana in più, ma almeno si restituirebbe ai cittadini il pieno della loro sovranità."
E il Paese, di cosa ha bisogno il Paese? Cosa dice questo no?
"Il Paese ha bisogno di istituzioni credibili, elette (!) in modo democratico e trasparente, a disposizione degli elettori e di chi vuole rappresentarli. non un pacchetto oligarchico di pochi, che rappresentano il potere e i poteri e parlano solo tra loro. E di scelte conseguenti, su economia e società, che sappiano rimuovere gli ostacoli che provocano disuguaglianza e insieme disaffezione. Le due cose sono intimamente collegate."
La copertina di Left in edicola da domani, è dedicata proprio al passaggio successivo al No, nella speranza di trovare una nuova rappresentanza che sia anche partecipazione. “Da No a Noi”. Come dice anna Falcone: “Chi saprà interpretare il senso di questo voto dimostrerà di essere moderno”…
"Dal No al Noi era il nostro slogan (sorride). Penso che questo soggetto, dovrà presentare un progetto di governo. Non soluzioni identitarie. Non cercare di attribuirsi un pezzo di risultato, che ha molti padri e madri, ma di guardare al dato complessivo di un sentimento popolare che si è manifestato. Ora tocca alla società. Questo è il senso nel quale ci muoveremo noi con Possibile."
Chi ci sarà il 18 a Bologna, per “Costruire l’alternativa”?
"Ancora dobbiamo capire bene, ma credo proprio che Possibile ci sarà."
Perché non andare anche domani a Ricominciamo da no(i), l’iniziativa di Sinistra italiana a Roma?
"Non siamo stati invitati."
Ma non è un’assemblea aperta?
"Non so guarda, non sono molto bravo in convegni della sinistra in cui si parla della sinistra. In generale l’unica cosa che conta è un progetto di governo e di Paese che bisogna definire. Non un convegno da promuovere…"
Fonte: Left.it
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