di Michele Dau
La recente proposta di Giuliano Pisapia esprime, in sintesi, tutti gli errori di questi anni nel campo del centrosinistra. L’incapacità di analizzare la crisi sociale e l’esito del referendum. La corsa a incollare i cocci per creare una coalizione coatta e destinata ad una sconfitta ormai annunciata. Pisapia propone di alleare tutte le esperienze locali a sinistra per riportarle in alleanza con il Pd. Nella proposta non c’è alcuna idea di contenuto, ma solo la paura di difendersi dalla possibile vittoria di altre forze che hanno consenso popolare. I veri democratici non devono temere le forze che si presentano ai cittadini e ne ottengono il consenso.
Questo non è populismo ma democrazia. E se i partiti di sinistra e il Pd accumulano sconfitte è perché hanno perso il contatto con la realtà, non ascoltano e non capiscono ciò che avviene.
In particolare il Pd ha dimostrato in questi anni tutta la debolezza del progetto: una visione individualista della società; nessuna idea della centralità del lavoro come condizione di vera emancipazione, inclusione e libertà; una fede cieca nel mercato e nel liberismo; due generazioni di giovani abbandonati a un destino precario; il distacco dalle periferie urbane, del Sud, delle aree interne; lo sprezzo per ie Istituzioni repubblicane (Parlamento, Regioni, Province, Cnel); il disinteresse per la Costituzione come carta comune condivisa; il virus berlusconiano della politica personalizzata. Si potrebbe continuare.
Non si tratta di un partito geneticamente modificato, ma di una forza politica malformata all’origine. Un blairismo di ritardo, quando quel tempo era finito. La somma di ceti dirigenti ex pci ed ex dc. I primi incapaci di una seria autocritica sugli errori della loro esperienza, e di elaborare una visione nuova non subalterna alla cultura della destra finanziaria. Gli altri soddisfatti del proprio orticello con le icone del cattolicesimo democratico incensate nelle feste comandate; con un Papa che li ha scavalcati tutti in nome delle classi più deboli e che si lamenta della mancanza di classe dirigente coraggiosa in Europa. Manca del tutto una visione di una società più giusta, più aperta, che promuova le sue energie umane migliori, che valorizzi la scuola con gli insegnanti e i ragazzi, e non solo i dirigenti burocrati. La protezione della maternità per tutte le ragazze, perché si possa fare famiglia con libertà, con dignità, senza temere di perdere il lavoro per chi ce l’ha. Un’attenzione mirata alla crescita e qualificazione di tutto il lavoro possibile, in ogni campo, industriale, agricolo, culturale, turistico. Il potenziamento della qualità della sanità pubblica, specie nel centro-sud. L’attenzione alle piccole imprese come vera energia produttiva della nazione. La qualificazione di tutto il personale pubblico come leva di sviluppo reale. La liberazione delle istituzioni dalle prevaricazioni partitocratriche.
Le forze di sinistra escono da 25 anni di maggioritario non democratico, che ne hanno distrutto la credibilità politica. Bisogna rifondare la cultura e la rappresentanza politica della sinistra, con un nuovo partito affrancato dal giogo del potere “regalato” dai premi di maggioranza, capace però di proporsi come forza di governo con il consenso libero dei cittadini.
L’esperienza di Sinistra per Roma è, in questo senso, un vero laboratorio per un nuovo processo unitario partito dal basso, dai grandi quartieri popolari abbandonati, dall’ascolto dei cittadini. Il rapporto con la giunta Raggi è di opposizione costruttiva, come deve essere nelle istituzioni di governo. Mentre il Pd romano ancora deve metabolizzare il lutto e non presenta proposte perché teme di essere copiato (così hanno dichiarato i rappresentanti comunali). Ancora vive il mito della superiorità.
In tutta l’Italia la battaglia per difendere e attuare la Costituzione repubblicana ha portato al voto milioni di cittadini che si erano allontanati.
Caro Pisapia, come vedi c’è molto da fare. Anzitutto, però, bisogna sgombrare il campo dalle macerie e da un ceto politico che i cittadini hanno bocciato.
Fonte: Il manifesto
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