di Massimiliano Mazzanti
Di fronte alla sfida dell’economia circolare, l’Italia si trova oggi con una dinamica “mista” delle due più rilevanti dimensioni della produttività. Da un lato l’efficienza nell’uso delle risorse (flussi di materiali utilizzati/Pil) è in aumento, e superiore come livello e tendenza alla media europea e a paesi quali Francia e Germania. Dall’altro, la produttività del lavoro continua a stagnare, evidenziando il cruciale problema economico del sistema italiano. Due produttività che viaggiano a velocità diverse, come mostra il grafico.
Le produttività sono dipendenti dall’intensità di innovazione, dalle politiche e dalla struttura del sistema economico. Una recente evidenza empirica sull’adozione di Resource Efficiency Innovations in Europa mostra come sia preminente il ruolo della regolamentazione rispetto alla domanda di mercato (Cainelli et al., 2016); nel caso italiano, la mancanza di sinergia tra la dinamica di produttività del lavoro e produttività nell’uso delle risorse denota come vi siano spazi per rendere complementari le innovazioni ambientali e quelle ‘standard’, orientate ad aumentare la competitività.
Nel ‘Collegato ambientale’ appena entrato in vigore a febbraio, vi sono nuovi spunti di policy sul tema ‘economia circolare’, efficienza nell’uso delle risorse e rifiuti. Ad esempio, l’articolo 23 disegna e sostiene la possibilità di accordi e incentivi per la produzione e il consumo di beni ottenuti da materiali riciclati, anche con l’utilizzo di incentivi fiscali. L’articolo 32 disegna aumenti delle tasse sulle discariche nel caso di comuni che non ottengano obiettivi su recupero e riuso dei rifiuti. Si ricorda come le tasse sulle discariche siano la forma di tassazione ambientale preminente in Italia, pur soggette a decrementi reali del loro livello nel tempo (in assenza di incrementi programmati).
Questi sopra nominati sono due tra gli articoli del Collegato ambientale che possono avere impatti sull’efficienza nell’uso delle risorse. Il Collegato è uno strumento ricco di proposte per l’implementazione di strumenti di policy anche economici, da implementare nel futuro prossimo con attenzione. In un sistema decentralizzato come quello italiano, dove le Regioni, soprattutto sui temi dell’economia circolare, giocano un ruolo importante, sarà rilevante coordinare gli schemi centro-periferia e i vari piani regionali in via di attuazione.
L’uso di strumenti economici a sostegno dell’innovazione e del cambiamento comportamentale (techno-organizational and behavioral change) riapre sempre la porta dell’implementazione delle riforme fiscali ambientali, anche sul piano regionale. Incremento delle tasse ambientali (di scopo) e riduzione dei sussidi ambientalmente nocivi, sui quali è in corso un lavoro del ministero dell’Ambiente. Si ricorda come la stima effettuata nel 2011 dalla Eea sul gettito derivante da tassazione ambientale (emissioni e risorse), compresi i minori sussidi impropri, fosse superiore a 30 miliardi di euro per l’Italia.
In questo momento, nel quale nonostante la politica monetaria iper espansiva europea la dinamica dei prezzi continua ad essere tendenzialmente e pericolosamente deflattiva – causa deficit di domanda aggregata – le riforme fiscali verdi genererebbero un potenziale triplo dividendo: in primis ambientale, economico (maggiore produttività via innovazione, maggiore domanda via investimenti finanziati dalle tasse) e, nella contingenza di stagnazione, inflazionistico.
La situazione macroeconomica non è mutata negli ultimi anni per l’Europa, sempre in fase deflattiva potenziale. I dati odierni su crescita, inflazione, disoccupazione e deficit di bilancio vedono confermate le differenze tra Europa e Usa, a causa di diverse politiche fiscali: 1,5% e 2% il dato 2016 sul Pil, 0,4% e 1,2% quello sull’inflazione, 10,3% e 4,9% quello sulla disoccupazione, -2,5% e 1,9% quello (sempre controintuitivo rispetto alla situazione) sul deficit di bilancio (che è 6,2% e 3,6% in Giappone e Uk). Con tassi di interesse nulli, politiche fiscali verdi in Europa (a gettito invariato, ma espansive!) possono avere un ruolo di sviluppo economico, se supportano innovazione ed investimenti riguardanti l’economia verde e circolare. Il messaggio non sembra facile da comunicare, pur in presenza di robusta teoria, evidenza empirica e situazione macroeconomica contingente: proviamoci.
Fonte: Green Report
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