di Gianluca Graciolini
Virginia Raggi, la candidata dei Cinque Stelle a sindaco di Roma, è stata fatta oggetto di un bombing social da parte del Pd. A partire dai pessimi Orfini e Giachetti e giù, fino all'ultimo cretino dei galoppini in servizio permanente effettivo, è stata bersagliata da sarcasmi e da offese, neanche se avesse spergiurato sulla Costituzione della Repubblica e sputato sul Tricolore.
Di cosa invece è stata ritenuta responsabile la bella candidata? Di aver contribuito al tonfo in Borsa delle azioni di Acea, per aver semplicemente dichiarato di voler valutare, se eletta, un cambio ai vertici dell'azienda, di pretendere maggiori investimenti sul servizio e sulle reti e, in ogni caso, di agire per tutelare la volontà dei cittadini, facendo con ciò paventare lo "spauracchio" della ripubblicizzazione.
La morale che si trae da questa vicenda è, con tutta evidenza, sconcertante e dà perfettamente conto della residua considerazione che il Pd ha per la democrazia e per i beni comuni: un Sindaco ed un'amministrazione comunale mai potrebbero avocare a sé la decisione e la programmazione di politiche pubbliche per una partecipata che si occupa soprattutto di servizio idrico integrato, riallineandole magari alla volontà popolare cristallinamente espressa dal referendum tuttora tradito del 2011.
Taci, dicono Renzi, Giachetti ed Orfini, la Borsa ti ascolta e si sa che per costoro i mercati finanziari non sono certo dei nemici...
Taci, dicono Renzi, Giachetti ed Orfini, la Borsa ti ascolta e si sa che per costoro i mercati finanziari non sono certo dei nemici...
Come è noto, Acea è una multiutility monster, trasformata in Azienda speciale (con capitale misto pubblico/privato) a seguito della grande sbornia privatizzatrice degli anni 90. I suoi principali azionisti, oltre al Comune che detiene il 51% delle quote, sono la multinazionale Suez e il Gruppo Caltagirone, già proprio uno dei principali artefici del moderno Sacco di Roma.
Certo, non bisogna gioire se una società così perde in Borsa: a rimetterci sono sempre le casse pubbliche e, nella prospettiva, chi vi presta lavoro. Dubbi che le perdite possano mai pagarle i soci privati, sempre bravi a socializzarle e così attenti a privatizzare rendite e profitti: è d'altronde evidente che il tradimento del referendum significa anche che la cosiddetta remunerazione del capitale investito dai soci privati venga tuttora fatta pagare ai cittadini, direttamente nelle bollette. Un Bengodi! Una truffa... Ma su questo il silenzio del Pd è complice ed imbarazzante.
Un ultimo, grande e più vero interrogativo si pone grattando al fondo della querelle ingaggiata dalla vis polemica di questi ultraliberisti a cottimo del Pd: ma è giusto che un bene comune come l'acqua e la sua gestione siano soggetti alle scorribande della Borsa?
Anche per questo, coloro che, come Renzi, Orfini, Giachetti e tutto il Pd, difendono lo statuto neoliberista e mercantile cui viene sottoposta l'acqua, fanno ancora più schifo.
Se fossi cittadino romano, dopo aver votato per Stefano Fassina, non avrei alcun dubbio per chi votare al secondo turno: convintamente per Virginia Raggi.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.