di Gerardo Ongaro
La caduta del regime sovietico ha banalizzato il dibattito politico, aumentando paradossalmente le carenze delle democrazie occidentali e dei processi decisionali. Non è vero che le ideologie sono scomparse, si è invece affermata quella liberista, del pensiero unico, dove tutto è governato dalle forze del mercato.
Le forze politiche socialiste e socialdemocratiche hanno assimilato tale ideologia, unico scopo la conquista elettorale del potere, in competizioni soltanto in apparenza democratiche, in realtà prive di scelte vere tra due visioni della società. Un certo uso delle tecnologie, la globalizzazione selvaggia e il dominio della finanza speculativa hanno fatto il resto, o meglio, sono esse stesse il prodotto della mancata opposizione critica delle forze di sinistra.
Così, l’alternanza al potere si è ridotto a un mero cambio di amministrazione, come avviene in un’azienda privata. E per questo motivo (la mancata offerta di un’alternativa effettiva), l’astensionismo agli appuntamenti elettorali ha subito ovunque un’impennata vertiginosa.
Questo dominio assoluto della visione mercantile della vita ha accelerato enormemente gli squilibri economoco-sociali, producendo conseguenze devastanti e fenomeni che dovrebbero spaventare gli stessi fautori del mondo liberista. Il quotidiano britannico “The Guardian” ha recentemente pubblicato un articolo sulla concentrazione della ricchezza, riportando un’analisi dell’organizzazione no profit Oxfam. I dati sono da brivido. Le 62 persone più ricche possiedono la ricchezza pari a quella posseduta dalla metà più povera della popolazione mondiale; mentre l’1% della popolazione del pianeta possiede più ricchezza di quella aggregata del restante 99%.
La ricchezza del 50% della popolazione più povera è diminuita del 41% dal 2010 al 2015, nonostante l’aumento della popolazione globale di 400 milioni. Nello stesso periodo, la ricchezza delle 62 persone più ricche è cresciuta da 500 miliardi di dollari (al cambio attuale circa 440 miliardi di Euro), a 1760 miliardi di dollari (circa 1550 miliardi di Euro). Nel 2010, le 388 persone più ricche possedevano la stessa ricchezza del 50% più povero. Questo è calato a 80 persone nel 2014, e ulteriormente nel 2015.
Per creare un’immagine più vivida, Oxfam sottolinea che adesso il gruppo di persone più ricche, che possiedono la ricchezza pari al 50% della popolazione mondiale più povera, potrebbe accomodarsi tutto in un unico autobus; mentre 1 su 9 abitanti del pianeta se ne va a letto affamato. Oxfam sottolinea che la chiusura dei paradisi fiscali da sola risolverebbe tanti problemi. Si stima che i più ricchi hanno piazzato nei paradisi fiscali l’ammontare di circa 7600 miliardi di dollari (circa 6700 miliardi di Euro), mentre le tasse su tale ammontare avrebbe generato 190 miliardi di dollari (circa 167 miliardi di Euro) ogni anno.
Si ritiene che il 30% della ricchezza africana si trovi nei paradisi fiscali. I circa 14 miliardi di dollari annui (circa 12 miliardi di Euro) stimati di tasse (perdute) su tale ammontare, sarebbero sufficienti per pagare le cure mediche per madri e figli che salverebbero 4 milioni di bambini all’anno, e permetterebbero l’impiego di un numero di insegnati sufficiente affinché ogni bambini africano possa andare a scuola.
Eppure, la percezione della gente è incredibilmente sbagliata. L’analisi fatta da un professore dell’Università di Harvard sull’errata percezione della gente riguardo la distribuzione della ricchezza negli USA è rivelatrice. L’errore è di valore macroscopico.
Questa errata percezione della gente è parte del problema, perché impedisce di agire, a livello partecipativo, elettorale, di organizzazione di base e di protesta. Vi sono oggi segni di cambiamento in tal senso. Ma la rivolta è ancora frazionata, irrazionale e incongruente. Nella maggior parte dei casi, la gente sembra seguire le urla e gli slogan di quei politici che, sia pur giovani d’età, sono compromessi con la vecchia visione del mondo liberista, o che hanno interessi personali, in una società divenuta fortemente individualistica e mediatica.
L’accelerazione vertiginosa delle diseguaglianze (anche nei paesi più ricchi, dove pure esiste povertà), non fa e non farà che alimentare il terrorismo, i conflitti sociali, mentre le migrazioni diverranno fenomeno inarrestabile. È un sistema che si perpetua, perché la ricchezza che si accumula nelle mani di pochi fa ristagnare l’economia. Ci stiamo dirigendo verso un’aristocrazia, un tempo nobiliare, oggi finanziaria, e sappiamo come finì la prima: con eventi rivoluzionari e sanguinari.
Fonte: Sinistra in Europa
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