di Paolo Rizzi
A tre mesi dalle elezioni, la Spagna non ha ancora un governo. Il Re Filippo VI ha preso atto delle due votazioni con cui il parlamento ha negato la fiducia al leader socialdemocratico Sanchez. Il monarca non si è preso la responsabilità di proporre un nuovo capo del governo e ha affidato ai partiti il compito di contrattare tra di loro.
Il leader del Partito Popolare, Mariano Rajoy, rimane in carica come presidente del consiglio dei ministri facente funzione e continua a ritenersi il candidato naturale alla guida del governo. Nonostante i milioni di voti persi, i conservatori del PP sono stati effettivamente primo partito alle elezioni di dicembre. Il nome di Rajoy (che nel frattempo si rifiuta di sottostare al controllo del parlamento!) risulta però indigesto a tutti per i troppi scandali di corruzione, in particolare per Ciudadanos, partito che ha costruito le sue fortune sulla lotta alla corruzione e che ora si pone comealternativa onesta per la destra conservatrice e nazionalista spagnola.
Proprio con iCiudadanos (letteralmente, “cittadini”) i socialdemocratici del PSOE hanno già raggiunto un accordo di massima che include una riforma del lavoro sulla falsa riga del Jobs Act e della Legge El Khomri, nessuna delega alla legge bavaglio che affida alle forze dell'ordine il potere di vietare le manifestazioni e la chiusura a ogni tentativo di referendum autonomista in Catalogna.
Proprio con iCiudadanos (letteralmente, “cittadini”) i socialdemocratici del PSOE hanno già raggiunto un accordo di massima che include una riforma del lavoro sulla falsa riga del Jobs Act e della Legge El Khomri, nessuna delega alla legge bavaglio che affida alle forze dell'ordine il potere di vietare le manifestazioni e la chiusura a ogni tentativo di referendum autonomista in Catalogna.
Dove va Podemos?
In questo processo, Podemos ha cercato di formare un governo delle sinistre per il cambiamento, insieme anche a Izquierda Unida - Unidad Popular (l'alleanza del Partito Comunista Spagnolo, PCE) e ai regionalisti di sinistra. Un governo delle sinistre senza la partecipazione a nessun titolo di Ciudadanos. O almeno, questa era la posizione fino a un mese fa.
Nel frattempo Podemos ha attraversato una notevole crisi interna. Il Segretario Generale Pablo Iglesias ha destituito il responsabile dell'organizzazione Sergio Pascual, sostituito da Pablo Echenique con un voto unanime degli organi dirigenti del partito.
La motivazione ufficiale della destituzione sarebbe una “gestione deficitaria” dell'organizzazione che avrebbe danneggiato il partito “in un momento difficile”. Un momento difficile testimoniato anche dai sondaggi che danno le intenzioni di voto in netto calo rispetto alle ultime elezioni.
La lettura puramente tecnica di questo cambio di carica ovviamente non appare credibile, soprattutto dopo che in molte regioni spagnole Podemos ha attraversato crisi simili.
In questi mesi Pascual è stato uno dei più possibilisti nei negoziati coi socialdemocratici, mentre Iglesias giocava il ruolo di chi avanzava richieste irricevibili. Pascual cercava il compromesso sui punti programmatici, Iglesias chiedeva la vicepresidenza e tutti i ministeri più importanti senza cedere nulla sul programma.
Potrebbe quindi sembrare una svolta a sinistra per Iglesias, ne sono per esempio convinti i membri di Anticapitalistas, corrente trotzkista di Podemos che hanno salutato la destituzione di Pascual come un caso di cesarismo progressivo, un caso in cui pur usando metodi autoritari Iglesias si muove verso una posizione più avanzata, più di rottura.
Eppure, dopo questa crisi, Podemos non sembra andare a sinistra. Oltre a sostituire il responsabile dell'organizzazione, gli organi dirigenti hanno approvato anche la nuova linea nelle contrattazioni per la formazione del governo con quello che appare un vero e proprio contrordine compagni!: la linea di Podemos è ora che il governo delle sinistre può nascere con l'appoggio esterno di Ciudadanos.
I colloqui tra i tre leader (Sanchez, Iglesias e Rivera di Ciudadanos) sono previsti per questo fine settimana. Mentre scrivo questo articolo non c'è modo di prevederne l'esito, i leader di Podemos fanno sfoggio di ottimismo, è però difficile cheCiudadanos accetti di stare fuori dal governo e che si rimangi i patti già stretti col PSOE per accettare le proposte di Iglesias sul lavoro e sulla Catalogna.
Questa di Podemos è una spregiudicata tattica politica per mettere i socialdemocratici alle strette o un nuovo scivolamento verso posizioni centriste?
La Gioventù Comunista a congresso
Se le vicende di Podemos sembrano tutte avvitate attorno ai tatticismi elettorali, si respira un'atmosfera completamente diversa per quanto riguarda l'Unione delle Gioventù Comuniste Spagnole (UJCE), l'organizzazione giovanile del Partito Comunista Spagnolo).
L'UJCE ha tenuto il suo XIII Congresso a Madrid il 25 e il 26 marzo, 240 giovani delegate e delegati da tutto il paese hanno partecipato ai lavori congressuali. L'UJCE è una delle organizzazioni giovanili più solide in Europa e in queste anni si è distinta per la capacità di portare avanti il proprio lavoro di radicamento e di organizzazione della gioventù combattiva rimanendo fedele al PCE e, contemporaneamente, rivendicando la propria autonomia organizzativa e la propria cultura politica, riuscendo anche a rafforzare l'organizzazione, nonostante le alterne fortune elettorali di Izquierda Unida.
Il congresso ha approvato i documenti politici con il 99% dei voti e ha eletto un nuovo comitato centrale con l'81 per cento dei consensi. Il nuovo Segretario Generale dell'UJCE è Xavier Garcia, operatore di call center a Barcellona e delegato sindacale della CCOO (il maggior sindacato spagnolo). In una prima intervista al sito Cuartopoder [1], Garcia delinea i compiti che si da l'UJCE: costruire forme di potere popolare nei luoghi di lavoro e costruire il movimento studentesco nelle università. Per Garcia l'UJCE deve sforzarsi di essere più aderente alla realtà della gioventù spagnola, deve essere più radicata nella classe lavoratrice che rappresenta la maggior parte della gioventù, mentre l'organizzazione è composta principalmente da studenti. Per la politica internazionale l'UJCE si conferma radicalmente in opposizione alla NATO e per l'uscita dall'Unione Europea e dall'Unione Monetaria Europea. Secondo Garcia:”Uscire dall'UE è l'unica maniera per dare un futuro alla gioventù e recuperare sovranità popolare. Dobbiamo rendere questa idea trasversale a tutte le lotte, perché sono lotte contro l'UE quelle dei contadini galiziani contro il prezzo del latte (…) o quelle che verranno contro la riforma del lavoro che cercheranno di imporci”.
Riguardo ai rapporti con Podemos Garcia chiude dicendo che:”crediamo che ora Podemos faccia parte del blocco contro-egemonico, ma vediamo anche le sue evoluzioni interne e i suoi rapidi cambiamenti non fanno escludere che diventi una forza per la ricomposizione dell'ala social democratica del sistema. Il loro approccio è molto limitato per noi, ora sono parte del blocco contro egemonico all'interno di questo crisi di regime, per cui si possono raggiungere accordi, ma non sul lungo termine, perché Podemos non guarda al socialismo come obiettivo. Ci sono in ballo posizioni importanti come quella sulla NATO o la permanenza nell'UE. In ogni caso, all'interno di Podemos ci sono espressioni delle classi popolari di cui dobbiamo tenere conto”.
Note:
Fonte: La Città futura
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