di Andrea Incorvaia
Gli spazi democratici in Italia si restringono giorno dopo giorno: se da un lato infatti assistiamo a prove di forza (e superbia) di un governo afflitto da conflitti d'interesse endemici e questioni di malagestione della cosa pubblica, dall'altra parte una risposta “popolare” e concertata rimane limitata. Le stagioni referendarie che a brevissimo si apriranno rappresentano però uno spartiacque decisivo per il paese e il suo sviluppo dei prossimi decenni.
All'interno di un quadro in continua evoluzione si inserisce questa proposta di legge d'iniziativa popolare (LIP) sul diritto allo studio. Una campagna molto importante sposata da tanti e tante: collettivi, associazioni più o meno grandi, singoli, una voce unica e univoca verso una partecipazione concreta (e dal basso) verso scelte importanti per il futuro del Bel Paese.
Dopotutto lo strumento della legge d'iniziativa popolare in questa fase concitata rappresenta un'opportunità notevole per far valer diritti troppo spesso negati.
Dopotutto lo strumento della legge d'iniziativa popolare in questa fase concitata rappresenta un'opportunità notevole per far valer diritti troppo spesso negati.
Una campagna contrassegnata da un nome “accattivante” e per certi versi significativo in un'epoca all'interno della quale il tema dell'esclusione, purtroppo, resta preponderante. Si chiama All In-Tutti dentro: un grande iter democratico che ha visto la raccolta di 50.000 firme, un progetto ambizioso sottoscritto da moltissime realtà impegnante a difesa di diritti ineludibili per la società e mai come oggi messi in discussione. Una legge declinata sull'accesso alla formazione, nodo fondamentale per la costruzione di un modello di sviluppo sociale con disuguaglianze più che mai abbattute. Le realtà promotrici, come sopra anticipato sono tante: Adi – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani, Africa Insieme, ARCI, Campagna Sbilanciamoci, Cinecittà Bene Comune, Coordinamento Ricercatori e Ricercatrici Non Strutturati, Edizioni dell'Asino, Flc – Cgil Nazionale, Fiom – Cgil Nazionale, Legambiente, Legambiente Scuola e Formazione, Link – Coordinamento Universitario, Lip per una buona scuola per la Repubblica, Lunaria, MGA - Mobilitazione Generale Avvocati, Nigrizia, Proteo Fare Sapere, Rete 29 Aprile, Rete della Conoscenza, Unione degli Studenti, Act! - Agire, Costruire,Trasformare, Giovani Comunisti, Lista Sì Toscana a Sinistra, Possibile, Rifondazione Comunista, SEL - Sinistra Italiana, TILT, un grande universo collettivo.
Domani e dopodomani (9 e 10 Aprile) partirà una raccolta firme, un'occasione grandissima per restituire centralità alle collettività nel fare politica. La volontà nasce dalla voglia di dare continuità ai percorsi che negli anni hanno lottato per opporsi alle varie riforme che hanno sconquassato il diritto allo studio. Dal Ddl 133, passando per la riforma Gelimini fino ad arrivare alle riforme Monti e alle ultime modifiche renziane dei parametri ISEE che di fatto hanno tagliato e continuano a tagliare le speranze di un avvenire diverso per tanti.
Le emergenze che hanno dato il via alla campagna sono evidenziate da dati allarmanti: anzitutto il crollo delle immatricolazioni sceso del 20% rispetto a soli 11 anni fa (elemento determinato anche da un sempre più difficile accesso ai sussidi). A tutto questo va legato il fattore notevole degli idonei non beneficiari dei sussidi stessi (40 mila solo nell'A.A. 2014/15 (Fonte Link-coordinamento universitario). Un sistema di diritto allo studio universitario mal funzionante a causa degli scarsi investimenti regionali (es. in Piemonte 105.514 studenti e 0 euro investiti), mentre le cosiddette regioni “virtuose” come Toscana e Emilia-Romagna attingono in maniera sostanziale solo dalla tassa regionale.
Il risultato è una copertura delle borse di studio che evidenzia un divario pauroso tra Nord e Sud del paese: in quest'ultimo il parametro raggiunge a stento un 60% degli idonei contro un 94% da Roma in su, una fotografia reale della spaccatura in essere. La LIP sul diritto allo studio propone agevolazioni tariffarie su servizio mensa e trasporto pubblico locale, canone calmierato, accesso alla cultura e a cure sanitarie gratuite. Una legge supportata economicamente da uno stanziamento annuale statale, dal fondo d'intervento integrativo e dal fondo per la gratuità. Una ventata di welfare effettivo che andrebbe anche a toccare esentasse con reddito inferiore a 28 mila euro slegata da criteri di merito e un reddito di base per promuovere l'autodeterminazione degli studenti. Un grande progetto partorito dal basso per sfidare le politiche “alte”, verso una primavera dei diritti.
Fonte: Il Becco
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