di Matteo Ariano
Dal 19 al 22 aprile si svolgerà a New York Ungass 2016, un’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, interamente dedicata alle droghe. L’ultima dedicata a questo tema si tenne a Vienna, nel 2009, e da allora molte cose sono cambiate: la legalizzazione, per decenni isolata proposta di pochi gruppi antiproibizionisti – tra i primi, sicuramente Marco Pannella, che già nel 1975 iniziò le sue disobbedienze civili sul tema -, ha preso piede in diversi Stati. Anche in Europa sembra soffiare un vento diverso. Ne è un esempio la legislazione portoghese, che ha decriminalizzato l’uso di tutte le droghe, dalla cannabis all’eroina, con ottimi risultati sul piano sanitario e di contrasto alla criminalità.
Del resto, come sottolineato da Europol, il mercato delle droghe è già unitario a livello europeo. Anche la relazione annuale sulle droghe per il 2015, redatta dall’Osservatorio Europeo sulle Droghe e sulle Tossicodipendenze (Emcdda), contiene dati che dovrebbero far riflettere: nell’intera Ue sono stati commessi 1,25 milioni di reati contro le leggi sugli stupefacenti; di questi, 781.000, pari al 63% del totale, sono connessi al consumo o alla detenzione di cannabis.
Il consumo di cannabis è sempre più diffuso: considerando la popolazione tra i 15 e i 34 anni, si stima che nell’ultimo anno 14,6 milioni di persone ne abbiano fatto uso, pari all’11,7% della popolazione europea.
Il consumo di cannabis è sempre più diffuso: considerando la popolazione tra i 15 e i 34 anni, si stima che nell’ultimo anno 14,6 milioni di persone ne abbiano fatto uso, pari all’11,7% della popolazione europea.
Un altro elemento di riflessione, che incrocia la più stretta attualità, è il legame tra il narcotraffico e il terrorismo. Già nel 2013 Emcdda ed Europol sottolineavano nel proprio report come, secondo le indagini della magistratura spagnola, gli attentati di Madrid del 2004 – 191 morti e circa 2000 feriti – fossero stati finanziati con denaro ottenuto dal traffico di hashish marocchino. Oggi più che mai, dunque, la politica antiproibizionista si coniuga con un’efficace lotta al terrorismo: togliere le droghe dal mercato illegale significa anche togliere acqua dallo stagno in cui nuotano i terroristi.
Alla luce di tutto ciò, l’Ue ha lentamente iniziato a mitigare la propria posizione. Nel corso dei lavori preparatori di Ungass, ha infatti affermato di voler sviluppare l’accesso alle misure alternative al carcere per i crimini collegati all’uso di droga; ha sottolineato l’importanza di misure di riduzione del rischio e del danno, e ha dichiarato di volersi impegnare per l’abolizione della pena di morte per reati collegati alla droga.
Proprio allo scopo di porre il tema dell’antiproibizionismo in chiave europea, come Radicali Italiani e l’Associazione Luca Coscioni abbiamo lanciato una petizione diretta al Parlamento europeo – disponibile in cinque lingue su www.legalizziamo.it – con cui si chiede all’Ue di farsi portavoce di una politica non proibizionista all’imminente Assemblea Generale dell’Onu, ma anche di cambiare la propria legislazione sulle droghe, in particolare la Decisione quadro 2004/757/Gai, che fissa le norme minime a livello europeo in materia di droghe, base per tutte le normative proibizioniste nazionali. Si tratta di interventi possibili, consentiti dalle convenzioni internazionali e che porterebbero a risultati di gran lunga migliori della fallimentare “guerra alla droga” condotta finora.
La petizione è solo una delle iniziative della “primavera antiproibizionista” radicale. A breve, infatti, torneremo in strada con i nostri banchetti per raccogliere le firme sulla legge di iniziativa popolare per la regolamentazione legale della produzione, del consumo e del commercio della cannabis.
L’opzione antiproibizionista si è rivelata, in termini empirici, la più efficace. È quindi giunto il momento che anche l’Unione Europea e le proprie istituzioni agiscano di conseguenza.
Fonte: il manifesto
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