La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 14 maggio 2016

La Riforma Madia stravolge il lavoro pubblico

di Federico Giusti
Proviamo, per esigenza di tempo e di comprensione, a guardare alcuni cambiamenti della disciplina del lavoro pubblica dando pe scontato che siano noti tutti gli interventi legislativi degli ultimi lustri. E'superato il concetto di dotazione organica e viene quindi a cadere uno degli aspetti salienti che differenziavano il pubblico e il privato. Fino ad oggi la dotazione organica era teorica nel senso che tra blocchi e semi blocchi del turn over, gli organici sono calati a dismisura, sono migliaia le unità perse sono nel 2015. La legge di stabilità 2016 prevede una assunzione ogni 4 pensionamenti, venendo meno la dotazione organica, ogni singola amministrazione, ogni singolo ente pubblico non ha piu' dei numeri di riferimento ma potrà, al pari di una azienda privata, decidere anche di non assumere personale o di assumerlo con il contagocce.
Cosa è infatti l'effettivo fabbisogno? A deciderlo non saranno parametri oggettivi quali il numero dei pensionamenti ma un dato assolutamente discrezionale come la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Se guardiamo alle riorganizzazioni degli ultimi anni, si vedono enti con un alto numero di alti profili professionali, servizi dati alla gestione esterna ma processi riorganizzativi rispondenti agli indirizzi della politica. E' accresciuto, dati alla mano, il malessere organizzativo all'interno della Pa, lo stress accumulato in ufficio, se prendiamo l'esempio di un Comune o di una azienda ospedaliera\asl, i carichi di lavoro e di responsabilità sono decisamente aumentati e con essi forme di stress e di alienazione che per quanto causate dal lavoro non verranno mai riconosciute come malattie professionali.
Se riorganizzazioni ci sono state è tutto da dimostrare ma ancor di piu' che abbiano recato vantaggi alla organizzazione del lavoro e dei servizi; l'obiettivo resta solo quello di limitare la spesa pubblica e contenere le assunzioni e i reali fabbisogni con una riscrittura delle norme che richiami ad una riorganizzazione moderna ed efficientista della Pa da cui deriverebbero altri fabbisogni rispetto a quelli del passato.
L'operazione ideologica è quindi ben definita: vendere il fumo del nuovo per giustificare tagli occupazionali, aumento dei carichi di lavoro considerato anche lo scarso investimento tecnologico e formativo nei servizi pubblici, una forza lavoro risultata la piu' vecchia d'Europa e l' organizzazione dei tempi e dei ritmi che mal si concilia con l'aumento ell'età anagrafica tanto da indurre alcune riviste specialistiche a intervenire sull'argomento sanzionando gli enti pubblici per la disattenzione mostrata ( punto sicuro....).
Quando leggiamo di azioni di ingegnerizzazione dei processi di erogazione dei servizi (Come cambia la discplina di lavoro nella Pa -ebook dela Gazzetta degli enti locali Maggioli editore) pensiamo alle interminabili liste di attesa per una visita specialistica, alle annunciate innovazioni web nei comuni quando per un certificato all'anagrafe si impiegano anche due ore di tempo tra file e scartoffie. I decreti Madia sono accompagnati da una campagna ideologica incessante contro la quale si levano ben poche idee e azioni da parte sindacale. L'egemonia culturale senza oppositori e pensieri critici è fin troppo facile. Di moderno del resto c'è ben poco , di antico molto e come recita un detto non si fanno le nozze con i fichi secchi.
Il problema è sempre e solo uno: ridurre la spesa di personale e trasformare i disservizi in svolta epocale e in moderno approccio alla Pubblica amministrazione. Nella letteratura italiana esiste una figura che sembra fungere da riferimento per il Ministro Madia: l'Azzeccagarbugli di Manzoniana memoria.
Altro aspetto saliente riguarda la rilevazione delle competenze e qui cadiamo nel paradosso. Un Ente periodicamente dovrebbe predisporre percorsi formativi rivolti alla totalità del personale ed altri in base alle specifiche competenze di ogni singolo dipendente. Se cio' avvenisse risponderemmo sia alla legittima aspettativa del dipendente pubblico sia a soddisfare anche alcune legittime aspettative individuali.
Ma tutto cio' accade nella Pa? Manco per sogno, le competenze diventano uno strumento dell'organizzazione, quindi invece di cogliere le conoscenze del personale e di inserirle dentro percorsi e processi di formazione per nuove e migliori professionalità, le competenze diventano qualcosa di funzionale alla decantata riforma della Pa. Insomma si vende fumo, non c'è alcuna idea di come rilanciare i servizi pubblici, quello che conta è sempre e solo contenerne i costi e spingere al ribasso la dinamica salarale del personale
Cosi' di questo passo anche Ammalarsi diventerà un lusso.
L'accertamento della malattia di un dipendente pubblico spetterà a una terza figura, non al medico di famiglia che fino ad oggi doveva accertare la taologia e prescrivere giorni di assenza dal servizio per malattia. Immaginiamoci allora uno scenario futuro: depotenziamento della struttura sanitaria pubblica (prossima tappa sarà quella di cancellare la sanità pubblica) e del medico convenzionato con il servizio sanitario nazionale a favore di un medico dell'Inps. Una procedura che complicherà le cose e soprattutto accrescendo la burocrazia vuole raggiungere un obiettivo: in servizio anche con la febbre, guai a presentare al medico aziendale prescrizioni che limiteranno la prestazione lavorativa, tutti dovranno essere pienamente sfruttabili senza ostacoli di sorta.
La deregulation in materia di lavoro naviga a vele spiegate, tanto è vero che le forme flessibili del lavoro saranno ammesse da esigenze organizzative, quando si tratta di ricorrere alla flessibilità e al precariato si trovano sempre le parole e le pratiche giuste per rendere labili e differibili i diritti di chi lavora.
Del resto anche il ricambio generazionale viene venduto sotto l'aspetto della volontarietà nell'uscita dal lavoro come se il problema fosse anticipare la pensione (per altro a proprie spese) e non sostituire il personale mancante con la rimozione di ogni blocco\limite del turn over . Ricordate il patto generazionale proposto da alcune multinazionali alla forza lavoro prossima alla pensione? Rinunciavano al tfr in cambio della assunzione di un figlio, erano disposti a barattare la loro uscita anticipata o gli ultimi anni in part time per garantire l'assunzione dei giovani, piu' che un patto una estorsione liberista che oggi viene riproposta nel pubblico sotto altre forme.
Avete compreso bene allora la posta in gioco? Si elimina ogni riferimento alla dotazione organica, non c'è traccia di un investimento in formazione e tecnologia, non un dato sulle previsioni di spesa e sulla loro effettiva copertura, si lascia aperta la porta ad ogni forma di assunzione precaria e flessibile, la nozione di fabbisogno resta subalterna a principi quali la razionalità e la ragionevolezza nel senso che quanto sia inconciliabile con i tagli non verrà ritenuto razionale o ragionevole.
L'autoriduzione degli orari (con riduzione di stipendio) viene presentata come una ghiotta opportunità, in realtà accadrà come nel lavoro privato dove il pensionamento anticipato o il ricorso al part time sono il risultato di una imposizione padronale o risultato di tempi e ritmi produttivi insostenibili.
Chiudiamo sulla valutazione, sulla cosiddetta performance che in questi anni ha trasformato una quota importante del salario complessivo in strumento che premia pochi con i soldi di tutti. Dopo tanti anni di performance l'obiettivo di migliorare i servizi e le prestazioni individuali è miseramente fallito. Ciò che manca nella Pubblica amministrazione è proprio un lavoro di squadra, incombe invece una logica punitiva che trova in Brunetta e Madia due pilastri quasi invalicabili (non è casuale che i codici disciplinari siano sempre piu' severi e gli interventi della Corte dei Conti diventano la costante minaccia che fa perdere sonno a ogni dipendente della PA), la performance è stata una colossale perdita di tempo, uno strumento per mettere in competizione tra loro i dipendenti pubblici; vince cosi' la logica divide et impera ma i risultati per i servizi pubblici non sono certo migliori e allo stesso tempo , invece di erogare la quattordicesima, ci si impossessa di una parte del salario accessorio e a decidere i criteri di erogazione dello stesso non c'è la contrattazione sindacale ma la valutazione del dirigente.
L'applicazione della Brunetta e delle 4 fasce di merito, con la firma del prossimo contratto nazionale (meglio quanto ne resterà), sarà la tappa finale di un percorso involutivo che avrà portato ben pochi benefici al lavoro e ai servizi pubblici indebolendo sia il potere di acquisto delle buste paga che di contrattazione sindacale.
In qualunque modo la vediate, efficienza ed economicità sono sempre alla base di ogni valutazione iniziale e finale del lavoro pubblico , a cui si aggiunge la qualità percepita dall'utenza, attenzione percepita e quindi non affatto reale.
Non c'è bisogno di attendere la lettura finale dei decreti Madia per comprendere quali obiettivi si prefiggano, obiettivi antitetici agli interessi dei servizi pubblici e di chi lavora al loro interno.

Fonte: controlacrisi.org

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