di Ernesto Milanesi
Una «serenissima rivoluzione» sbocciata fra l’ultimo simulacro del Petrolkimico, la laguna prigioniera del faraonico Mose e la cartolina virtuale del doge Brugnaro. Il 14 luglio a Marghera c’è chi ambisce a ridisegnare il profilo del Vecchio Continente: al centro territori diversi, cittadinanza attiva, politiche innovative. È la «ricostituzione europea» affidata a sindaci-simbolo, movimenti sociali, giovani amministratori e coalizioni anti-crisi. Debutta nel pomeriggio ai tavolini della pasticceria, intorno al presidente Gianfranco Bettin. Insieme i protagonisti mettono a punto gli ultimi dettagli della «piattaforma» per l’Europa alternativa…in Comune.
E poco dopo le 18 giusto davanti al municipio di Marghera e a quasi 300 persone, ancora insieme, rilanciano le «città ribelli» alla privatizzazione dei patrimoni pubblici, alla dittatura finanziaria e alle lobby Ue. Sorridente, Ada Colau anticipa al manifesto il significato di questa iniziativa dal basso: «Stiamo imparando, con umiltà e senza massimalismi, un altro modo di fare politica. Più che l’ennesimo manifesto occorre davvero costruire una rete delle municipalità molto ancorata alle pratiche. In questo momento di crisi bestiale la vera grande forza del municipalismo è proprio ispirata da pragmatismo, realismo, vicinanza al popolo nelle pratiche quotidiane».
La sindaca di Barcellona, 42 anni, «quasi» laureata in filosofia, amministra anche senza maggioranza assoluta all’insegna del Podemos che ha comunque scompaginato il bipolarismo spagnolo. «Tutto il governo cittadino è composto di persone che non hanno mai avuto nessun rapporto con il grande potere economico, politico o degli stessi media. Contrariamente a chi voleva farci credere che il liberismo era la fine della storia, la gente ha scelto il cambiamento. E piano piano lo stiamo realizzando» insiste.
È più che convinta del «laboratorio politico» che si rispecchia nelle città metropolitane del Mediterraneo, quanto nella Turingia del presidente Bodo Ramelow (Die Linke) a capo di una coalizione con Spd e Verdi o in «Grenoble, una città per tutti» del giovane sindaco ecologista Eric Piolle sostenuto da gauche, Sinistra Anticapitalista e associazioni locali.
«Anche solo due anni fa a Barcellona sembrava impossibile eleggere la prima donna sindaco. Con un passato da attivista, di origine popolare, femminista dichiarata, estranea alle lobby e ai partititi tradizionali. Dunque, si può lavorare insieme all’altrenativa» scandisce, in perfetto italiano, al microfono rispondendo alle domande di Giacomo Russo Spena e interloquendo con Lorenzo Marsili (fondatore di European Alternatives). Poi la sindaca catalana saluta: è attesa a cena dal cerimoniale della Biennale.
Luigi De Magistris, invece, parte per Padova: allo Sherwood Festival lo stanno aspettando per il confronto sul «nuovo municipalismo» con Eleonora De Majo del Laboratorio Insurgencia eletta in consiglio comunale a Napoli, Tommaso Cacciari del Comitato No Grandi Navi di Venezia e Francesco Pavin del No Dal Molin di Vicenza.
«Importante ritrovarci con Ada qui a Marghera a discutere in pubblico dell’Europa dei popoli, diritti e delle persone. Sono le «città ribelli» alle oligarchie e tecnocrazie, perché optano a favore delle comunità orizzontali» afferma De Magistris. Confermato a furor di popolo, aveva già raccolto da eurodeputato la sfida del Veneto al «monopolio sussidiario» di Comunione e liberazione. È l’orizzonte alternativo alla politica di Renzi & Bersani, perché scommette sul dialogo con i centri sociali come aveva sperimentato il Nord Est fin dagli anni 90: «In sintonia con l’esperienza di Barcellona anche a Napoli l’amministrazione dà valore alla confederazione democratica, all’autogoverno e all’autogestione come partecipazione popolare».
Il solco, dunque, è lo stesso. Le lotte per il diritto alla casa in Catalogna e la «ripubblicazione dell’acqua» a Napoli. L’accoglienza dei migranti nelle città che ai fili spinati preferiscono le cesoie. La trincea popolare contro l’austerità imposta dai governi, dalle banche e dai potentati. La rivendicazione di libertà e liberazione che rimbalza in ogni angolo d’Europa nei confronti della «fortezza» di Bruxelles. Più che soddisfatto, alla fine, Bettin che con Beppe Caccia ha promosso la serata di Marghera. Regala alla sindaca il Cd dei Talco, la band locale che i tifosi del Barcellona hanno adotatto nel loro inno.
Fonte: Il manifesto
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