di Francesco Cancellato
Lo diciamo senza troppi giri di parole: i dati sulla povertà diffusi dall’Istat sono impressionanti. Nel 2015 - si legge nel rapporto - «le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta (si stima) siano pari a 1 milione e 582 mila e gli individui a 4 milioni e 598 mila». È il numero più alto dal 2005 a oggi. Se consideriamo che il 2015 è un anno di crescita del prodotto interno lordo - bassa, è lo 0.8%, ma è pur sempre crescita - significa che i poveri stanno aumentando anche se il Paese è più ricco. Come un tizio che non mangia, ma continua a ingrassare.
Il primo corollario di questo dato, se vogliamo, è di ordine metodologico. Come minimo, dobbiamo prendere atto che il prodotto interno lordo, in questa fase storica, non è più un indicatore credibile del benessere di una nazione, ammesso che lo sia mai stato. Ma se fosse solo un problema per statistici non ci sarebbe da preoccuparsi granché.
La questione ha anche risvolti politici importanti. Chi sta al governo e si sta chiedendo perché sta perdendo un sacco di voti nonostante le mille riforme che sta portando avanti, si legga bene i dati Istat. Ad esempio, quello secondo cui vi sono significativi segnali di peggioramento si registrano soprattutto tra le famiglie che risiedono nelle aree metropolitane, nei quali l'incidenza dei poveri è aumentata, in un anno, dal 5,3 del 2014 a 7,2% del 2015.
Capito, adesso, il perché dei risultati elettorali di Roma, Torino e Napoli?Capito perché gli unici quartieri in cui il Partito Democratico tiene sono quelli centrali, dove abitano i benestanti? Capito perché l’unica città in cui Renzi non perde è Milano, non a caso l’unica città in cui l’economia cresce in misura tale da mitigare le crescenti disuguaglianze sociali? Capito perché a guadagnarci è un Movimento che ha fatto del reddito di cittadinanza - e più in generale del sostegno al reddito dei ceti impoveriti - la sua bandiera?
Non finisce qui: perché i dati Istat - un rasoio di Occam molto ben affilato - raccontano molto meglio di tanti trattati di sociologia cosa sta succedendo al nostro Paese: la crescita della povertà assoluta, nell’ultimo anno, è spiegata principalmente dall'aumento della condizione di indigenza tra le famiglie con quattro componenti (da 6,7 del 2014 a 9,5%), soprattutto coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%). Nel lungo periodo, l’escalation è impressionante: nel 2005 le famiglie povere con due figli erano due su cento. Ora sono quasi una su dieci.
In altre parole: ecco perché siamo un Paese a crescita demografica zero. Non perché siamo degli eterni Peter Pan, ma perché fare figli è uno straordinario scivolo verso l’impoverimento. Soprattutto in un Paese che quel che spende per il welfare lo spende in pensioni e che non ha nessuno strumento per il sostegno al reddito delle famiglie con figli. Non a caso, quelle che potenzialmente potrebbero dare la tanto agognata accelerata ai consumi, se solo avessero soldi con cui consumare.
Il dato più impressionante di tutti però è un altro. Un minore su dieci, nel 2015, si trova in condizioni di povertà assoluta. Nel 2005 erano meno della metà. Davvero: vogliamo andare avanti così, a far finta che questi dati non esistono?
Fonte: Linkiesta.it
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