La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 3 luglio 2016

Dhaka, il terrore e noi

di Matteo Miavaldi
Tento un piccolo breviario di debunking delle immani sciocchezze propinate fino ad ora da gran parte dei media italiani sul Bangladesh, una dimostrazione di ignoranza genuina e innocente, da parte di colleghi che si sentono in dovere di sproloquiare su un posto che, evidentemente, non conoscono. Vado un po' a caso, per punti:
- Il Bangladesh è "la terza potenza economica e militare dell'asia meridionale", vero, ma solo perché dopo India e Pakistan nell'area ci sono solo Sri Lanka, Nepal e Bhutan, stati molto piccoli che evidentemente non possono competere. A livello globale, il Bangladesh è il 44esimo paese al mondo per Pil, sotto la Finlandia. Solo che in Bangladesh ci vivono 180 milioni di persone. (Infatti Pil pro capite bangladeshi è inferiore a quello dello Sri Lanka, ad esempio).
- Il Bangladesh è al 95 per cento musulmano e tradizionalmente stato islamico "moderato" (qualsiasi cosa voglia dire, qui lo usiamo come lo si usa ormai correntemente, cioè che non sgozza gente a caso); è governato da due mandati dal partito di csx Awami League, che non è un partito islamico ma, tecnicamente, un partito laico espressione di una maggioranza islamica laica nel paese. Il Bnp, partito opposizione, è decisamente più spostato su un Islam di governo e negli ultimi anni si è alleato con una serie di sigle locali espressamente islamiche, accusate di terrorismo.
- La forte emigrazione bangladeshi non è causata dall"avanzata delle paludi che stanno erodendo le terre abitabili"(sic!!!!) bensì dalla mancanza cronica di lavoro e di investimenti infrastrutturali nel paese, che costringe le famiglie a selezionare un rappresentante spedito altrove per campare, a casa, il resto del nucleo famigliare allargato attraverso le rimesse. Purtroppo queste rimesse non finiscono in investimenti infrastrutturali locali, sistematicamente mangiati dalla corruzione governativa, ma rimangono entrate prettamente "di sostentamento".
- Il fatto che sia la capa di governo, Sheikh Hasina, che la capa dell'opposizione, Zia Khaleda, siano due donne, non rappresenta assolutamente un'anomalia nella politica dell'area, come invece si continua purtroppo a ripetere come cifra dell'islam moderato in Bangladesh ("che bravi, fanno anche governare le donne!"); senza contare l'India, dove tradizionalmente ci sono innumerevoli esempi di donne a capo di partiti politici o di governi nazionali o locali (Indira Gandhi, Sonia Gandhi, Mayawati, Jayalalithaa, Mamata Banerjee...), in Pakistan ricordiamo Benazir Bhutto (primo ministro), in Sri Lanka Sirimavo Bandaranaike (primo ministro), in Nepal Bidhya Devi Bhandari (attuale presidente)...e si potrebbe continuare a lungo scendendo nella piramide dei partiti locali.
Ciò non significa che donne in posizioni politiche di rilievo (sempre espressione di elite o famiglie di potere) coincidano con grandi risultati nell'emancipazione femminile, ma non raccontiamo che il Bangladesh è un'anomalia in questo per cortesia.
- Il terrore in Bangladesh risale a ben prima della morte del nostro cooperante Tavella; negli ultimi cinque anni si contano decine di vittime tra bangladeshi musulmani, laici, hindu, attivisti lgbt, professori universitari, scrittori e blogger. Tutto è iniziato con l'apertura del processo per crimini di guerra voluto dall'attuale amministrazione dell'Awami League, relativo alle violenze della guerra di secessione col Pakistan nel 1971 (anche qui, il Bangladesh nel '71 si è staccato solo dal Pakistan, non dall'India e dal Pakistan...), dove le autorità hanno mandato alla sbarra diversi esponenti dei partiti di opposizione accusati di collaborazionismo col Pakistan all'epoca. Ci sono state anche pene di morte comminate e il clima nel paese è sfociato in una guerra politica tra chi accusava i collaborazionisti e chi accusava il governo - e i laici - di voler attaccare l'opposizione attraverso il sistema gudiziario. La reazione dell'opposizione è stata violenta e molti attentati sono imputabili a uno scontro interno tra le due anime del paese (una "laica", uso le virgolette perché qui si dovrebbe aprire un'altra parentesi enorme e forse lo farò nei prossimi giorni) e una di stampo islamico intollerante, con la seconda a ricorrere alla violenza locale per mettere pressioni sulla prima.
- Questo bottino di "terrorismo autoctono" ha fatto e fa gola alle due sigle del terrorismo musulmano transanzionale più in vista negli ultimi anni, Isis e al-Qaeda, che negli anni hanno tentato di appropriarsi, spesso ex post o addirittura in simultanea in un medesimo evento, della "rivendicazione" degli attentati, per aumentare il coefficiente di terrore su scala globale e tentare un'entrata più solida, anche logisticamente, all'interno del paese. Con l'attentato di ieri questo scenario cambia, lasciando il timore che una delle due sia riuscita effettivamente a organizzare un attentato complesso e ben strutturato come quello che stiamo analizzando ora. Ma da qui a dire che Isis "sia arrivato in Bangladesh", perdonatemi ma andiamoci coi piedi di piombo.

Queste considerazioni sono state postate su Fb dall'autore di "I due marò. Tutto quello che non vi hanno detto" (Edizioni Alegre) sull'attacco di ieri a Dakha in Bangladesh, come primo contributo ad una riflessione sulle nostre percezioni e le nostre letture su quanto avviene fuori dai confini del nostro paese (e delle nostre menti).

Fonte: communianet.org 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.