La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 10 luglio 2016

L'accordo sul clima è già fallito

di Alba Vastano
Alla Cop21 il consenso per un nuovo modello di sviluppo sostenibile del Pianeta e sui cambiamenti climatici sottoscritto da 195 Paesi. Cina e India, colossi dell’economia mondiale, impegnati a ridurre i consumi dei combustibili fossili. “Earth day” 2016 conferma l’impegno. Tutte le contraddizioni di Renzi. Le reazioni di Greenpeace e Legambiente. Parigi, 12 dicembre 2015. Un’intesa storica. “Una pagina nuova nella storia dell’umanità”. Così è stato definito dai media l’accordo globale di Parigi con l’ambizione di “Cambiare il mondo, cambiando il clima”.
Il consenso per un nuovo modello di sviluppo del Pianeta e sui cambiamenti climatici è stato sottoscritto da ben 195 Paesi. Finalità nobilissime per preservare quel che resta di sano sul Pianeta e per dare un futuro vivibile a coloro che lo abiteranno negli anni a venire.
Lo scopo è “mandare in pensione i combustibili che per due secoli sono stati, e sono ancora, il motore del mondo”. Con l’accordo di Parigi si dovrebbe dar vita a una nuova era in cui il transfert maggiore e innovativo trova il nucleo fondante nel passaggio “da una società carbonizzata a un sistema di energie decarbonizzate”.
Avverrebbe qualcosa di rivoluzionario, ma i “se” non mancano. “Se” l’accordo troverà la piena corrispondenza nell’attuazione. “Se” l’accordo verrà rispettato da tutti Paesi che hanno sottoscritto l’impegno. “Se” verrà pienamente rispettato. Si definirebbe così lo smantellamento totale del tradizionale pensiero novecentesco che ignorando i limiti della crescita della popolazione e dei rifiuti si avvale a tutt’oggi di risorse non rinnovabili, producendo una mole enorme di scorie, l’inevitabile inquinamento atmosferico e l’estinzione sempre più accelerata di tutte le risorse naturali.
Il clou dell’accordo consiste nell’impegno a contenere la temperatura globale al di sotto dei due gradi. La sfida massima è limitare il surriscaldamento entro un grado e mezzo. Proposta quest’ultima caldeggiata dai paesi più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici, in cui si sono verificate negli ultimi decenni le grande tragedie ambientali, a causa ad esempio dell’improvviso innalzamento dei mari o fenomeni meteorologici devastanti, tanto da provocare migliaia, milioni di vittime.
A Parigi, dunque, è avvenuto un cambiamento storico eccezionale, di quelli che la storia dell’umanità annovera come epocali. I paesi industrializzati si sono impegnati a costruire un fondo di 100 miliardi di dollari annui per sostenere i paesi più a rischio per quanto riguardo i fattori climatici e per promuoverne lo sviluppo sostenibile. Anche Cina e India, colossi ormai dell’economia mondiale, che pur hanno consumi energetici inferiori ai paesi occidentali, si sono impegnate a “ridurre i consumi dei combustibili fossili”.
Non vi è dubbio che l’accordo raggiunto alla Cop21 (XXI conferenza delle Parti) è da considerare un grande movimento iniziale di cambiamento, promosso da poteri intergovernativi sotto la guida del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon.
L’agenda per realizzare la sfida climatica e lo sviluppo sostenibile è fitta di impegni e di eventi definiti nel piano come “Contributi programmati e stabiliti a livello nazionale”. Non sarà possibile realizzare alcuna parte del piano se non in concertazione da parte dei governi e delle organizzazioni internazionali. Nessuna delle componenti dell’accordo di Parigi potrà muoversi da sola e trovare soluzioni alle finalità pattuite.
L’impegno raggiunto prevede il muoversi in azioni concordate da tutti i Paesi aderenti e un sostanziale aumento degli investimenti nella Green economy nei suo vari ambiti, come l’energia pulita, l’agricoltura eco-efficiente, l’efficienza energetica, gli edifici verdi e il trasporto urbano sostenibile. Succedeva a dicembre 2015.
Earth Day-aprile 2016
Palazzo di Vetro dell’Onu. New York
"L'importante è il messaggio politico: la politica è capace di dare speranza alle prossime generazioni.Per la prima volta dopo tanti anni questa sala molto prestigiosa ma spesso molto piena di divisioni, finalmente è un posto di visioni e non divisioni, finalmente dà un messaggio di responsabilità per i nostri figli e i nostri nipoti e finalmente dà un messaggio di apertura. È un grande giorno perché finalmente la comunità internazionale dà un messaggio per il futuro. Finalmente un messaggio di speranza. Siamo molto orgogliosi come italiani per i nostri risultati ottenuti e per quelli che otterremo. L'impegno sul clima e l'ambiente è una priorità per la nostra iniziativa di governo a livello nazionale ma sarà una priorità anche per la presidenza del G7 che prenderemo il prossimo anno e per il nostro impegno in Europa. Continueremo a lavorare insieme nei prossimi mesi per dare attuazione all'accordo di Parigi". Parola di Renzi.
Nel mentre in Italia si dà il via al referendum contro le trivellazioni in mare.
Quel Sì che vuol dire l’opposizione dei cittadini agli impianti di estrazione marini non avrà buon esito. Quel Sì Renzi non lo ha voluto, favorendo i profitti dei petrolieri (ndr: vedi scandalo Tempa Rossa e dimissioni ministro Guidi), in piena contraddizione con i suoi discorsi umanitari e sul consenso che ha dato all’accordo di Parigi per debellare quel pensiero novecentesco che ha prodotto l’effetto serra e tutti i suoi mali.
Estate 2016
Che ne è dell’accordo di Parigi? Cosa è stato messo in campo ad oggi? Qual è la posizione di Renzi rispetto all’impegno preso alla Cop21, coalizzandosi con le potenze mondiali per migliorare il clima e cambiare il Pianeta?
“L’Italia farà la sua parte. Siamo tra i protagonisti della green economy” è sempre la parola di Renzi, durante la celebrazione “Earth day”. Il discorso stride con l’attualità ben nota. Contestazioni e appelli arrivano dal mondo della green economy.Legambiente e Greenpeace sul piede di guerra a sottolineare tutte le incoerenze del premier italiano.
“Il Governo Renzi fino ad oggi ha impresso al Paese una direzione di marcia in campo energetico che fa l'interesse solo dei grandi gruppi energetici, legati alle fonti fossili. Sono i provvedimenti in materia di trivellazioni di petrolio e gas, con permessi e autorizzazioni semplificate, a raccontarlo. E, in parallelo, i provvedimenti che hanno fermato le rinnovabili con tasse e barriere” afferma Edoardo Zanchini,vicepresidente nazionale di Legambiente, settore e energia e trasporti.
Se ne evince che il premier ama sfoggiare una “verità imbellettata” sulle energie rinnovabili inesistenti a favore dei profitti degli imprenditori di idrocarburi, prodigandosi in discorsi umanitari davanti ai grandi della Terra.
Ancora una volta relegando nell’isola dell’oblio i principi costituzionali. Quali gli articoli 9 e 32, in riferimento alla tutela del paesaggio e della salute dei cittadini. Princìpi sui quali si è pronunciata la Corte Costituzionale dettagliandone il significato in “la tutela del paesaggio deve essere intesa nel senso lato di tutela ecologica, interesse alla conservazione dell’ambiente naturale e tutela dell’ambiente in cui l’uomo vive” (11 luglio 1989, n.391/3 ottobre 1990, n.430/16 marzo 1990, n.127). Un capo di governo non dovrebbe ignorarli.

Fonti

Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare: “L’accordo globale di Parigi” (opuscolo informativo) - www.minambiente.it

Giornata della Terra, all'Onu 171 Paesi firmano l'accordo sul clima: http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natura/2016/04/22/oggi-e-la-giornata-della-terra-si-firma-allonu-accordo-sul-clima_a1901b09-f703-487c-8466-1c1255f36983.html

La green economy di Renzi? Più trivellazioni, meno rinnovabili:




Fonte: La Città futura 

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