La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 10 luglio 2016

Slovenia: “insurrezione” a Capodistria contro la privatizzazione del porto

di Sandi Volk
Nel corso degli anni in Slovenia si sono susseguiti una serie di episodi di lotte anche molto dure da parte di quella classe operaia che a detta di molti dovrebbe essere scomparsa. Da ultimi erano stati i minatori delle miniere di carbone di Trbovlje e Velenje, che nel 2014 si erano auto-organizzati e avevano occupato le miniere per ottenere il rispetto del contratto, il pagamento regolare dei salari (che venivano pagati con mesi di ritardo) e contro il taglio delle ferie. Ora però a muoversi sono i stati i lavoratori di un settore strategico per il capitale e di quella che è la maggiore azienda slovena, il porto di Koper-Capodistria. Con il sostegno di buona parte della popolazione della città.
Il porto di Koper-Capodistria ha prodotto nel 2015 quasi 16 milioni di € di profitti. E’ gestito da una SPA, Luka Koper (Porto di Capodistria), che dal 2008 ha una concessione 35-ennale per la gestione esclusiva del porto ed è al 70% di proprietà diretta o indiretta dello stato sloveno. Nato nel 1957, il porto, che gode dello status di zona franca, è cresciuto in maniera spettacolare arrivando nel 2015 a 19 milioni di tonnellate di merce movimentata.
All’epoca della Jugoslavia l’azienda portuale aveva finanziato con mezzi propri il collegamento dello scalo marittimo alla rete ferroviaria slovena con una tratta ferroviaria a binario unico di una 30 di km (Koper- Divača), divenuta da tempo inadeguata a garantire il traffico generato dal porto. Da anni viene chiesto allo stato il raddoppio del tratto ferroviario, ma i governi succedutisi non hanno fatto nulla, se non proporre di affidare il raddoppio a privati, che avrebbero goduto non solo dei profitti della successiva gestione dell’opera, ma pure di contributi statali.
Di fronte a un atteggiamento generale del governo di assoluto disinteresse rispetto allo sviluppo del porto, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la richiesta dello Slovenski državni holding (SDH, Holding statale sloveno), la società che gestisce le numerose partecipazioni statali in aziende ed enti, di modificare l’ordine del giorno dell’assemblea degli azionisti di Luka Koper del 1 luglio aggiungendo la sostituzione di tre dei componenti del massimo organismo della società, il Consiglio di Sorveglianza (di cui fanno parte rappresentanti degli investitori, del Comune di Koper-Capodistria e dei lavoratori) con tre nuovi membri. Tra i nuovi componenti proposti c’era anche il tedesco Jurgen Sorgenfrei, con una carriera tutta svoltasi quale dirigente del porto di Amburgo nonché coautore di una relazione dell’OECD che affermava che il raddoppio del binario ferroviario non fosse necessario. A ciò si è poi aggiunta la notizia che il Ministro delle Infrastrutture aveva proposto già parecchi tempo fa al governo di “spacchettare” la concessione a Luka Koper per dare in concessione le singole parti/attività a aziende private.
Di fronte a quello che appariva chiaramente come un tentativo di mettere alla guida dell’azienda chi doveva smontarla per poi cedere le parti migliori ai privati, i lavoratori si sono mobilitati contro la privatizzazione e la svendita del porto e a difesa del loro lavoro, ed il 1 luglio, nel giorno della assemblea dei soci di Luka Koper, hanno bloccato tutte le attività portuali. A sostegno dei lavoratori è sorta l’”iniziativa civica ”Vstala Primorska – Vstani Slovenija” (Primorska1 insorta – insorgi Slovenia) che ha organizzato un assemblea pubblica a Koper-Capodistria “contro la privatizzazione del porto, per il futuro nostro e dei nostri figli” con la partecipazione di circa 4.000 persone (in una città che conta si è no 30.000 abitanti). Niente di strano, visto che il porto da lavoro a buona parte degli abitanti della città e del circondario ed è una realtà economica che è ad esempio tra i massimi finanziatori dell’Università del Litorale di Koper-Kapodistria.
La lotta dei lavoratori, che hanno bloccato il porto fino al 3 luglio (cosa che ha portato anche alla paralisi completa del traffico ferroviario in tutta la Slovenia), ha avuto come risultato immediato l’annullamento della proposta di sostituzione di tre componenti il Consiglio di Sorveglianza e le dimissioni del presidente di SDH. Ma i lavoratori, che hanno affermato di essersi mobilitati perché stufi “della distruzione delle nostre aziende e delle nostre vite …” e contro “le decisioni di persone che servono esclusivamente interessi lobbistici…”, hanno a quel punto chiesto anche le dimissioni del Ministro delle Infrastrutture e del sottosegretario al Ministero delle Finanze Dragonja, che aveva fornito dati falsi circa la “non-profittabilità” di Luka Koper.
Interessante la risposta del capo del governo sloveno, Cerar, che ha affermato “non permetterò che i lavoratori guidino l’azienda, e tanto meno lo stato” rifiutando decisamente i loro inviti ad un incontro. Rifiuto che si è però ben presto rimangiato incontrando i lavoratori il 7 luglio a Lubiana. Un incontro durante il quale i rappresentanti dei lavoratori hanno presentato a Cerar un documento con il quale chiedono: il massimo appoggio del governo allo sviluppo del porto, al mantenimento e ampliamento delle concessioni a Luka Koper e per la realizzazione delle opere già in programma con la messa in atto entro settembre di tutte le misure a ciò necessarie; la rinuncia a qualsiasi modifica del regime di concessione e dello status della società Luka Koper; l’impegno a trovare in tempi brevi soluzioni adeguate per assicurare i collegamenti ferroviari del porto; una presa di distanza ufficiale e totale del governo dalle proposte del Ministro delle Infrastrutture. L’incontro è stato di carattere interlocutorio e la vicenda rimane aperta, tanto che il segretario del sindacato dei gruisti di Luka Koper ha affermato che per ora i lavoratori hanno ottenuto quanto volevano, ma che la lotta e tutt’altro che finita, concludendo con un “ora ci sono le ferie, ci rivediamo a settembre”.
Ma l’”insurrezione” di Koper-Capodistria rischia di espandersi: durante l’incontro infatti qualche centinaio di “insorti” di ogni parte della Slovenia hanno manifestato davanti al palazzo del governo contro la distruzione delle condizioni di vita dei lavoratori e a sostegno dei lavoratori del porto di Koper-Capodistria. Vedremo a settembre.

1La Primorska è la regione più occidentale della Slovenia lungo il confine con l’Italia e va dalle Alpi Giulie al mare. Il nome è traducibile come Litorale.

Fonte: Contropiano 

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