La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 2 agosto 2016

Atlante 2, la rivolta dei professionisti

 
di Roberto Ciccarelli 
I lavoratori autonomi rifiutano di partecipare al fondo «Atlante 2» e versare i 500 milioni di euro richiesti dal governo per la rete di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena e delle altre banche italiane ricolme di sofferenze creditizie. Erano noti da giorni i dubbi dei medici (Enpam), i rifiuti da parte degli architetti e ingegneri di Inarcassa e dei commercialisti dell’Adc, oltre che dei veterinari (Enpav). Incerta restava l’Adepp – l’associazione degli enti previdenziali privati – che solo il 25 luglio aveva deliberato la partecipazione al fondo, in assenza delle direttive tecniche specifiche e di un quadro preciso sulla redditività di un investimento ad alto rischio compiuto sulle spalle dei lavoratori autonomi che hanno versato la loro salata quota obbligatoria nella speranza di avere una pensione un domani, scarsa in verità per gli under 45.
Il rovesciamento del fronte è diventato palpabile ieri tra le 15 e le 16 su twitter. Gli avvocati della Mobilitazione generale degli avvocati (M.G.A.) hanno chiamato il «tweet bomb» #nonsullemiespalle che in pochi minuti è svettato tra i trending topic politici della giornata. Hanno aderito il Comitato Professioni tecniche, gli archivisti (Anai e Archim), architetti (iva sei partita), i parafarmacisti (Fnpi), i geometri (geomobilitati) Acta. La rete che fa parte della «Coalizione 27 febbraio» aveva interessato «Possibile» di Pippo Civati che ha presentato un’interrogazione parlamentare. Il movimento denuncia un duplice rischio: da una parte c’è il governo che baratta la partecipazione delle casse private a un fondo da 3-4 miliardi di euro per l’acquisto di «Non performing Loans» (Npl) delle banche italiane a un prezzo fino al 32% del valore originario. Un’operazione giudicata «molto pericolosa» anche perché mette a rischio una perdita patrimoniale secca di fondi versati dai professionisti per uno scopo totalmente diverso. Dall’altro lato viene denunciato il tentativo delle 19 Casse di svincolarsi dal controllo pubblico (Corte dei Conti, Covip e ministeri), ottenere il riconoscimento della loro natura privata e bypassare il regolamento sugli investimenti da anni in fase di studio. Il governo ha escluso ogni scambio tra sgravi fiscali e un’uscita dal perimetro pubblico.
La partita è gigantesca: interessa i 70 miliardi di euro amministrati dalle casse previdenziali private. Un fondo che fa gola a molti, e non è un caso che il governo si sia rivolto ad esso, oltre che alla Cassa Depositi e Prestiti, proponendo una riduzione delle tasse sui rendimenti degli investimenti nei «crediti deteriorati». La rivolta dei professionisti contro un casinò finanziario finanziato dalle pensioni è scoppiata anche in ragione della mancata trasparenza nella gestione delle Casse, più volte denunciata dalle associazioni in questi anni. Le molteplici pressioni hanno fatto fare marcia indietro all’Adepp. «Il patrimonio che abbiamo non è costituito da risparmi che gli iscritti ci hanno dato volontariamente e fiduciariamente. Sono contributi obbligatori, versati per pagare prestazioni di rango costituzionale. Per questo -ha detto Alberto Oliveti, presidente Adepp -non possiamo destinarli a qualsiasi impiego: dobbiamo avere una legittima e ragionevole aspettativa di redditività».
La cassa di previdenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam) ha congelato la partecipazione ad «Atlante 2»: il «sì» era condizionato a un’offerta tecnica con rischi e rendimenti, e le indicazioni normative da parte dei ministeri vigilanti. L’offerta tecnica è arrivata, ma non corrispondeva a quella prospettata. Gli avvocati di Cassa Forense sostengono che gli «uffici hanno consigliato i ministri di non adottare direttive in materia. La proposta tecnica di investimento non contiene i valori rischio/rendimento compatibili con le procedure adottate dalle casse». «L’adesione ad Atlante 2 – sostengono i commercialisti dell’Unagraco – comporta un notevole rischio che può danneggiare la fiducia che non può essere minata con operazioni dall’esito incerto». I giornalisti di Stampa Romana invitano l’istituto previdenziale di categoria – l’Inpgi, ancora silente – a prendere posizione: «Le pensioni hanno bisogno di certezze contabili e non di rischi». L’istituto della categoria, già in grave difficoltà, sta procedendo alla dismissione di parte del patrimonio immobiliare e alla revisione delle prestazioni. Un’eventuale partecipazione all’azzardo pensionistico/bancario potrebbe essere un colpo mortale.

Fonte: il manifesto 

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