La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 2 agosto 2016

Una mano tesa che non piace alla destra

Intervista a Oliver Roy di Michela Sechi
“Qualcuno è felice perché oggi qualche islamico va a messa. Poveri illusi. Oggi l’Islam non è compatibile con le nostre libertà e i nostri diritti. Chi non lo capisce o è illuso o è ignorante o è complice”. E’ questo il Tweet che il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha dedicato all’iniziativa che ha visto per la prima volta fedeli e Imam musulmani nelle chiese di Francia, d’Italia e di tanti altri paesi europei. Invece Olivier Roy, orientalista e politologo francese, è convinto che la giornata è stata un successo e abbia dato un segnale importante e nuovo.
Raggiunto in Francia da Popolare Network, spiega che “è molto importante vedere i musulmani nelle chiese. E’ la prima volta che un numero consistente di musulmani non solo prende le distanze da un attentato, ma afferma pubblicamente la sua totale solidarietà con le vittime”. Per spiegare meglio, richiama i tempi dell’attentato contro il giornale satirico Charlie Hebdo, nel gennaio 2015.
“Quando c’è stato l’attacco a Charlie Hebdo, molti esponenti musulmani hanno condannato il crimine ma hanno anche aggiunto che – a loro parere – il settimanale era andato troppo oltre nel suo atteggiamento blasfemo. Qui invece c’è una solidarietà totale e riguarda un prete”.
“Questo significa che si è creato un vero fronte religioso contro il terrorismo” prosegue Olivier Roy. “Per i musulmani non è abituale frequentare le chiese. I salafiti ad esempio sono contrari. Il fatto che i musulmani invece vadano nelle chiese e in particolare durante la messa, è un segno molto importante e profondamente nuovo”.
I musulmani sono stati bene accolti nelle chiese in Francia?
“Sono stati accolti bene perché fra loro e i credenti cattolici c’è una comprensione più grande che fra i musulmani e i laici. Per due ragioni: primo, in quanto credenti hanno un terreno comune di intesa. Secondo, perché cristiani e musulmani sono accomunati anche da una sorta di diffidenza verso una laicità che diviene sempre più intransigente”.
“La Chiesa cattolica ad esempio ha fatto l’esperienza di essere messa in minoranza sulla questione dei matrimoni gay. Io penso che questo riavvicinamento fra cristiani e musulmani sia quello di due comunità che si sentono un po’ sotto pressione, entrambe”.
“Io penso che l’ostilità verso l’Islam sia più forte da parte dei cristiani identitari, cioè coloro che si considerano cristiani ma che non frequentano le chiese. I cristiani praticanti non sono così ostili. I cristiani identitari sono coloro che pensano che non è possibile comprendersi con i musulmani: è il cristianesimo della Lega Nord in Italia o di Marine Le Pen in Francia. C’è una spaccatura crescente fra questi ultimi e il cristianesimo della fede, il cristianesimo della carità, che è quello di Papa Francesco”.
“Il papa ha detto in Polonia: ‘Applicate prima di tutto i valori del Vangelo. Il problema non è l’identità’. E su questo i cristiani e i musulmani – quando condannano l’uccisione del prete di Rouen – dicono la stessa cosa. ‘Non ci sono due identità che si oppongono. Siamo tutti dei credenti’. E’ questa la lezione che ci arriva. Il disagio è piuttosto fra i laici, perché non prendono bene il fatto che dei musulmani partecipino alle messe”
Non pensa che i musulmani avessero voglia anche in passato di esprimere la loro condanna verso il terrorismo islamico ma non avevano modo di farlo? Spesso resta un sentimento privato e per loro è molto difficile trovare l’occasione di farsi sentire.
“E’ vero, il problema è che non ci sono delle autorità religiose riconosciute che possano parlare a nome della comunità musulmana. Non esiste una comunità musulmana unica in Francia. Dunque quello a cui assistiamo oggi è una moltiplicazione di iniziative locali e individuali. Devo sottolineare che la condanna politica del terrorismo da parte dei musulmani non è mai mancata. Ma adesso arriva anche una condanna religiosa che ha un impatto molto più forte”.
“Ora è una condanna – direi – di civiltà, prosegue Roy. L’esempio è il rifiuto di seppellire i 2 terroristi di Rouen. E’ una presa di posizione di molto forte, perché di solito nell’Islam, quando l’individuo è morto, non è più compito degli uomini giudicarlo, ma è compito di Dio. Dunque tutti hanno diritto a un funerale: come nel cristianesimo, del resto”.
“Ma qui il rifiuto di seppellire i due attentatori è un atto di scomunica. Il messaggio è che questi individui non fanno più parte della comunità musulmana. E’ un atto più forte che un semplice comunicato in cui si condannano il terrorismo, gli attentati e la violenza. Un atto che si inserisce in un sentimento di solidarietà religiosa e non solo di solidarietà civile. E’ questa la novità”.
Pensa che i francesi abbiano ricevuto il messaggio?
“I cattolici sì. Chi frequenta le chiese, sì. Ma molti francesi non capiscono niente di religione. Per loro, tutto quello che è religione è oscurantismo e fanatismo, che sia Islam o Cattolicesimo. Dunque la destra identitaria in Francia in questo momento sta condannando l’atteggiamento della Chiesa. Dicono che la Chiesa sbaglia a tendere la mano ai musulmani, sbaglia a porgere l’altra guancia, sbaglia a perdonare. E’ lo stesso dibattito che c’è sul del messaggio di Papa Francesco rispetto al dovere cristiano di accogliere i profughi. C’è tutta una parte dell’opinione pubblica che non capisce questo messaggio che è profondamente religioso”.

Ascolta qui l’intervista radiofonica integrale a Olivier Roy

Fonte: Radiopopolare.it 

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