di Riccardo Noury
Questa è una storia di lotta operaia. La storia di 26 lavoratori egiziani che rivendicano diritti. (nella foto in evidenza lavoratori della Alexandria Shipyard Company (Fonte: Daily News Egypt)Che, per farlo, organizzano un sit-in sul posto di lavoro, ai cantieri navali di Alessandria. E che, per averlo fatto, sono in carcere da quattro mesi. Una prigionia che, di proroga in proroga della detenzione preventiva, arriva fino all’udienza fissata per il 18 settembre. Ai cantieri navali di Alessandria il 22 e il 23 maggio centinaia di operai svolgono due sit-in pacifici. Chiedono l’adeguamento del salario a quello minimo nazionale, l’assicurazione sanitaria, la ripresa della produzione su alcune linee dei cantieri, le dimissioni dell’amministratore delegato della compagnia e il versamento dei dividendi arretrati sui profitti.
Il 24 maggio quasi 2500 operai dei cantieri vengono bloccati fuori dai cancelli. I militari non li fanno entrare. Da allora la produzione rimane ferma per mesi.
Intanto, nei confronti di 26 tra organizzatori dei sit-in e semplici partecipanti viene aperta un’inchiesta per violazione dell’articolo 124 del codice penale, che prevede da tre mesi a un anno di carcere per i lavoratori del settore pubblico che volontariamente si astengano dal lavoro.
Invano, finora, gli operai hanno sottolineato che, a differenza di uno sciopero, il loro sit-in non ha bloccato la produzione contrariamente a quanto accaduto il 24 maggio, e non certo per loro responsabilità.
Come in molti altri casi raccontati in questo blog, da Shakwan ad Ahmed Abdullah, quest’ultimo finalmente rilasciato recentemente su cauzione, inizia l’attesa del processo. Dopo una lunga serie di rinvii a partire dal 18 giugno, il processo è ora previsto domenica.
Naturalmente, di fronte a una corte marziale. Come in altri 18.000 casi dopo la caduta di Mubarak.
I civili non dovrebbero mai essere processati dai tribunali militari: è un principio elementare. In Egitto invece è la norma e i promotori della campagna “Stop ai processi dei civili in corte marziale” vengono a loro volta perseguitati.
A coloro che protestano ha risposto la Federazione dei sindacati egiziani, controllata dal governo, ricordando la parte finale dell’articolo 204 della Costituzione del 2014: “Imputati civili non dovranno essere processati dai tribunali militari salvo che per reati che riguardano un attacco diretto alle istituzioni militari, alle forze armate, alle loro basi e a ogni organismo posto sotto la loro giurisdizione, comprese le industrie militari”.
Dal 2007, la Società dei cantieri navali di Alessandria è di proprietà del ministero della Difesa egiziano. Industria militare, dunque. Tutto torna.
Fonte: Il Fatto Quotidiano - blog dell'Autore
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