La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 21 settembre 2016

Nicola Fratoianni si unisce a DiEM25

di Nicola Fratoianni 
Raccolgo con piacere il vostro invito ad aderire pubblicamente a DiEM25, con la convinzione che sia urgente e necessario riaprire il dibattito sul nesso fra neoliberismo, politiche di austerity e disuguaglianze crescenti. La china di “disintegrazione” (come è stata purtroppo efficacemente descritta da Jan Zielonka) dell’Europa appare sempre più ripida. Gli stessi recentissimi esiti del vertice intergovernativo di Bratislava, con la riaffermazione di un asse franco-tedesco, che vede la maggior parte delle socialdemocrazie prone di fronte alla suicida rigidità delle politiche di austerity e accondiscendenti rispetto alle inumane e irrazionali politiche di chiusura delle frontiere a quelle donne, uomini e bambini che all’Europa chiedono protezione e opportunità di futuro, lo testimoniano platealmente.
Le élite economico-finanziarie, mediatiche e politiche, alla guida del nostro continente si comportano come il comando in plancia di un Titanic, che vede benissimo di fronte a sé l’iceberg verso cui sta schiantando la nave, ma pare esclusivamente occupato a imporre un ordine di “avanti tutta” a un’esausta sala macchine.
E nel fare questo alimenta, ancor più irresponsabilmente, il fuoco degli egoismi e delle chiusure identitarie, dei nazionalismi e dei razzismi, che divampa ai quattro angoli d’Europa.
Un’Europa sempre meno rilevante anche sullo scenario globale, proprio nel momento in cui sarebbe necessario si presentasse invece con un’unica voce, come attore forte di politiche di pace e cooperazione, capace di intervenire su quei teatri di guerra che, in Medio Oriente come nel bacino del Mediterraneo, circondano ormai il nostro continente.
Come sapete, sono insieme a tante e tanti altri impegnato in Italia nella costruzione di una nuova forza politica di sinistra, unitaria e plurale, che ha come obiettivi primari la lotta contro povertà e diseguaglianze, e per la democrazia.
Una sinistra che sia capace di incontrare le domande di cambiamento di tante e tanti che oggi appaiono rassegnati o sfiduciati, e di tutti quelli che non vogliono arrendersi alle due varianti, oggi dominanti, del “non c’è alternativa”: quella che difende lo status quo neoliberista e quella che si traduce in un populismo ambiguo e rancoroso, senza prospettiva.
Stiamo cercando di farlo consapevoli che questa sinistra, anche per sviluppare la forza sociale e politica indispensabile a cambiare l’Italia, non può che avere l’Europa intera come orizzonte di analisi e pratiche.
Il nostro non è un “europeismo ingenuamente idealistico”: non pensiamo sia sufficiente ripetere meccanicamente lo slogan degli “Stati Uniti d’Europa”, o auspicare un più profondo processo d’integrazione, magari arricchito da qualche attenzione in più ai bisogni sociali, per invertire le tendenze disgregatrici in atto.
Si tratta invece di produrre atti di rottura delle attuali politiche di austerity ed esclusione, per aprire in queste crepe spazi per il cambiamento.
Si tratta – come Yanis ha recentemente affermato, richiamando un’idea forza che è parte fondante la mia e nostra storia – di moltiplicare le “disobbedienze costruttive” capaci di creare alternativa.
Per questo il nostro europeismo è consapevole che qualsiasi lotta per la giustizia sociale, i diritti e le libertà dei molti non potrà ottenere alcun risultato efficace e duraturo se non sarà capace di affermarsi almeno su scala continentale. Se non sarà capace di rompere e superare gli ormai troppo angusti confini nazionali, senza attendere alcuna fantomatica iniziativa “dall’alto”, da parte di quelle élite che ci hanno trascinato a questo punto della “crisi esistenziale” europea.
Ma su un punto dobbiamo essere chiari: non tutti, a sinistra e nei diversi Paesi europei, la pensano così. Alcuni nostri compagni di strada indicano il ritorno agli Stati nazionali come possibile via d’uscita dal disastro.
Dobbiamo continuare a confrontarci e provare a fargli cambiare idea.
Con gli argomenti della ragione critica, innanzitutto: oggi le piccole sovranità nazionali sarebbero “barchette di carta” in balia delle correnti e delle tempeste, scatenate dal dominante capitalismo finanziario nell’oceano dell’economia globalizzata. Il finanz-capitalismo ha compiuto un capolavoro di stampo marxista: ha approfittato della crisi economica per ristrutturarsi su base internazionale e darsi nuovi strumenti di controllo e dominio sulle vite delle persone. Una “rivoluzione dall’alto”, cui il movimento di opposizione sociale ha assistito passivamente.
Con la passione delle idee: abbiamo bisogno di un nuovo e diverso “internazionalismo”, che sia basato sulla lotta per la democrazia e per la riconquista della dignità delle persone, a prescindere dal luogo in cui sono nate e vivono.
Con l’intelligenza della politica: il terreno di ogni discorso di difesa egoistica dei confini nazionali è oggi saldamente occupato dalle vecchie e nuove destre.
Per queste ragioni, care/i compagne/i e amiche/i di DiEM25, contate sull’impegno mio e di tante/i altre/i coinvolti nell’avventura della costruzione di una sinistra nuova in Italia: siamo a disposizione di una comune impresa per un più ampio e trasversale movimento, che ponga giustamente in primo piano la riconquista della democrazia in Europa.

Fonte: diem25.org 

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