di Mimmo Cortese
Altri 1000 soldati del Qatar sono stati inviati a combattere in Yemen. Ma sono affari nostri? Forse sì! Chissà se quei militari saranno stati i primi ad avere approfittato della “formazione del personale” prevista nell’accordo di cooperazione militare, firmato nel giugno del 2016, tra il nostro paese e il ricchissimo emirato arabo. “Il più grande traguardo mai raggiunto dalla marina italiana in termini di cooperazione internazionale”, così definì quell’accordo la ministra della difesa Pinotti.
In cambio dei 5 miliardi di euro, che incasseranno in buona parte Finmeccanica ed MBDA, stiamo contribuendo direttamente al massacro della popolazione civile di un paese antichissimo – si contano già oltre 10 mila vittime – alla distruzione del fragile apparato infrastrutturale e produttivo presente sul territorio (alcuni giorni fa è stata bombardata anche una fabbrica italiana che produce condotte idriche e materiali da costruzione) e alla devastazionedel suo inestimabile patrimonio storico e culturale, che già molti anni fa Pier Paolo Pasolini aveva descritto attraverso il suo sguardo poetico inconfondibile.
Situazione che ha un drammatico corollario: secondo l’Economist sono già oltre 2 milioni le persone messe in fuga dalla guerra! Il cui esodo è solo agli inizi. Senza contare la riduzione alla fame di circa un quarto dell’intera popolazione del paese, formata di circa 26 milioni di abitanti. Infine anche gli operatori umanitari sono costretti a lasciare il paese dopo i bombardamenti indiscriminati su ogni obbiettivo civile, comprese scuole e ospedali, come è accaduto questa primavera ai presidi sanitari di Medici Senza Frontiere.
Tutto ciò avviene in assoluto spregio della lettera e dello spirito della legge 185/90, che vieta espressamente il trasferimento e la vendita di sistemi d’arma a paesi in conflitto. Tutto ciò accade in violazione della posizione comune2008/944/PESC, sul controllo delle esportazioni di armi, come ribadito da una risoluzione del Parlamento Europeo della primavera scorsa che censuravacristallinamente l’invio di armi ai belligeranti in quel conflitto.
A tutto questo bisogna aggiungere che il Qatar è uno dei paesi in cui le violazioni dei diritti umani sono state certificate da numerose e qualificate prese di posizione sia delle Nazioni Unite, sia del Parlamento Europeo, oltre che da numerose agenzie indipendenti internazionali.
Possiamo accettare tutto questo?
E’ indispensabile che chi ha davvero a cuore la salvaguardia dei diritti umani, chi pensa che pace e democrazia non siano parole vuote, chi crede che non sia tollerabile che delle sedi istituzionali possano avallare scelte illegali, chi pensa che sia vergognoso e inaccettabile scambiare affari e profitti in cambio di assassinii e violenze, chi è convinto della difesa dello spirito profondo e autentico della Costituzione, oggi faccia sentire forte la sua voce. Fino a che non si giunga ad una soluzione positiva ed accettabile, fino a che non si depongano le armi.
Senza il consenso – tacito o esplicito – di ognuno di noi, tutto ciò non sarebbe possibile.
Note
Fonte: comune-info.net
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