di Giulio Cavalli
Questa banda di disonesti ha reso pubblica la scheda elettorale della scheda elettorale per il prossimo (quando?) referendum sulla riforma costituzionale: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?»
In poche parole è come se domani vi chiedessero se siete disponibili a non usare la vostra auto elevandovi il numero delle vittime di incidenti stradali oppure se vi chiedessero di abolire la pioggia per eliminare il rischio di essere colpiti da un fulmine.
Diceva Machiavelli: «Per molto tempo non ho detto ciò che pensavo, né penso sempre ciò che dico, e se invero mi accade talvolta di dire la verità, la nascondo tra tante menzogne che è difficile scoprirla.» In sostanza un governante che racconta bugie al proprio popolo è uno che lo ritiene indegno. Il quesito referendario è assai peggio del razzismo ovulatorio della Lorenzin e anche peggio del peggior Berlusconi.
Ma la teoria del meno peggio è il punto di forza di una campagna referendaria che vede tra i sostenitori del Sì un’accolita di questuanti impegnati a imbellettare questa misera realtà. Sono pronti a tutto pur di far passare il referendum: bugie, manipolazioni, millanterie e trucchi da piazzista sono le armi del governicchio.
L’aspetto più grave, del resto, è proprio questo: abbiamo vissuto momenti talmente bui che siamo pronti a firmare per un buon padrone. Che si possa fare senza padroni proprio non ci passa per la testa. Se esistesse il reato di referendum ingannevoli questi sarebbero tutti a patteggiare.
E invece no.
Fonte: Left
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