di Lidia Menapace
La mia cartella di posta elettronica sempre frequentata, segna una curva verso l’alto impressionante: mi capita di trovarci dai cento ai duecento messaggi quotidiani, anche intersecati tra loro, inviati dai più dei 500 comitati per il NO costituitisi finora, il che è indizio di un movimento dal basso AUTONOMO, e dà ragione a una mia iniziale intuizione: quando lanciai da Trieste mesi fa il primo comitato autoconvocato per il NO, dissi che più comitati ci sono, meglio è, purchè non siano intercompetitivi, e – ora aggiungo – non mirino solo a trasmettere alcuni chili di documenti la settimana, ma anche volantini da dare nei mercati negozi scuole caseggiati, per strada in treno ecc.ecc.
Si vede che un appuntamento politico sta diventando anche un veicolo di riappassionamento alla politica, non promosso da direzioni “alte” ed “elitarie”, ma appunto dal BASSO, dal POPOLO, non un popolo creduto facile preda di sigle politiche che pensano di potersene appropriare (leggi Lega e 5telle col loro populismo), ma autonomo – fatto tutto di Comitati del NO autoconvocati e autofinanziati che si scambiano opinioni e suggerimenti con un linguaggio parlato, non “ufficiale”: sta nascendo un nuovo modo di far politica, sicché comincia a mostrarsi una risposta spontanea alla domanda: che succede se vince il NO.
Succede che ci sono già migliaia di cose da fare agitare registrare programmare: si incomincia a vedere che cosa significa “politica che nasce dall’esercizio della sovranità popolare”, una cosa finora ignota o quasi (ci fu nella Resistenza ma non sapevamo che nome avesse), perché la politica è stata di necessità promossa dai partiti e la stabilità era garantita non dai governi passeggeri e instabili, né da esecutivi forti, bensì da un sistema politico-partitico che si riproduceva attraverso elezioni che indicavano una grande stabilità dell’elettorato. Benvenuto dunque – buon ultimo – anche al Comitato promosso da D’Alema.
Sono disposta a chiamare ciò Seconda Repubblica, che si sviluppa dalla nostra Costituzione della quale oggi possiamo interpretare e realizzare l’art.1 comma 2, che recita “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita ecc.” Non è prevista delega, l’esercizio della sovranità appartiene al popolo: è tutta una politica da reinventare. C’é lavoro e gloria per tutte/i.
Il primo preliminare compito è correggere di fondo la tendenza solo patriarcale di tutto ciò che è politica a cominciare dalla riforma più facile e sempre inattuata, quella del linguaggio inclusivo, una robina che noi donne attendiamo, ma abbiamo quasi perso la pazienza, da circa tremila anni.
Fonte: Rifondazione.it
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