di Antonio Ingroia
Martedì 18 presenterò a Roma il mio ultimo libro, sulla Costituzione, al residence di Ripetta, e ieri ero andato a verificare l'organizzazione della sala. E quindi quasi casualmente mi sono trovato all'iniziativa organizzata congiuntamente da Massimo D'Alema e Gaetano Quagliariello per i no al referendum. Ma non me ne pento affatto. È stato un pomeriggio interessante in cui ho sentito alcune riflessioni importanti e qualche slogan, ma in ogni caso cose meno banali degli argomenti quotidianamente propinati dal premier Matteo Renzi a reti unificate e dai suoi cortigiani.
E non ho sentito alcun fastidio a ritrovarmi seduto in platea con tanti personaggi della prima repubblica come Fini, Pomicino, Gasparri, Dini. Molti giornali hanno giocato sull'eterogeneità del parterre di ieri ritenendo non sia stata una buona pubblicità per il no al referendum costituzionale. Ma se si va a fondo nelle cose, uscendo dalla superficialità che regna sovrana, ci si rende conto che un fronte referendario, specie quando a difesa della Costituzione, non può che essere variegato, anche perché solo l'obiettivo è il risultato, non il progetto politico di ciascuno. Ad esempio, le mie ragioni del No sono diametralmente opposte rispetto a quelle di Gianfranco Fini. Lui si richiama a un presidenzialismo forte, io auspico una repubblica parlamentare, con un potere legislativo forte ed una democrazia partecipata ed orizzontale.
Ma con Fini e con tutti loro, però, condivido il giudizio totalmente negativo che hanno di questa riforma. E pazienza se non tutta la compagnia mi piace. Del resto, sto in compagnia soprattutto dei migliori giuristi italiani (e ieri in platea c'era anche Stefano Rodotà). E ancor meno mi piace la compagnia del Sì, da Renzi alla Boschi, da Verdini ad Alfano. Non sono le compagnie in questo momento che ci devono interessare, ma i contenuti. E su quelli sono disposto ad accettare il No anche di "belzebù" pur di salvare la Costituzione.
Infine una nota a margine. L'eterogeneità del fronte del no è un arricchimento. Per un proporzionalista come me, che crede che tutte le idee abbiano diritto di rappresentanza in parlamento, il confronto tra culture diverse non può che essere utile. E l'iniziativa di ieri, tutto sommato, è servita per far emergere posizioni e punti di vista, tutti critici sulla riforma Boschi, ma da prospettive e angolazioni differenti. E anche questo credo possa servire. Del resto anche la Costituzione è nata dall'incontro di tutte le culture democratiche ed antifasciste, al contrario di questa controriforma di sapore tecnocratico-autoritario e sostenuta da un coeso blocco di potere nazionale e internazionale.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore
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