La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 25 ottobre 2016

Con l'Italicum chi vince prende tutto. Intervista a Gianni Ferrara

Intervista a Gianni Ferrara di Lavinia Rivara 
I nuovi quorum per l'elezione del capo dello Stato puntano ad evitare uno stallo nelle votazioni che, in passato, ha determinato situazioni anche drammatiche. Non è necessario professor Gianni Ferrara?
"Più che accelerare il risultato, il sistema di elezione ad un organo costituzionale, dovrebbe favorire la scelta di chi ne può svolgere idoneamente le funzioni. In questo caso quelle di capo dello Stato e di rappresentante dell'unità nazionale. La prima si estrinseca nella cura dell'andamento corretto dell'apparato statale.
La seconda impegna a concretizzare il valore più alto dell'ordinamento per assicurare il principio inderogabile dell'eguaglianza. Comporta perciò che il voto di investitura sia il più ampio possibile, non declini di fatto a quorum di votanti che inficino lo stesso principio incorporato nella maggioranza dei tre quinti".
Il No sostiene che dal settimo scrutinio una maggioranza risicata, magari eletta con l'Italicum, potrebbe eleggere da sola il presidente. Ma ciò presuppone che le opposizioni abbandonino l'aula, cosa mai accaduta.
"Un sistema discendente di quorum induce una qualsivoglia maggioranza di governo ad attendere che si giunga al minore di tali quorum per poter così esercitare il suo dominio. Con la legge Renzi-Boschi le basterebbe acquisire i voti necessari nel Senato, espressione di un ceto politico che appare piuttosto disinvolto, al punto da suscitare dubbi che possa passare alla storia per il rigore delle sue "virtù repubblicane". Si consideri anche che, oltre che i voti, si possono acquisire le astensioni. I tre quinti si calcolano infatti sui votanti, non sui presenti in Aula".
Se dovesse cambiare l'Italicum verrebbe meno anche la vostra opposizione?
"Lei allude agli effetti devastanti dell'Italicum sulla posizione del presidente, restando immutato il potere della maggioranza assoluta del Parlamento di porlo in stato di accusa. Abrogare quella legge elettorale non credo che basti, è necessario sradicare il "premio di maggioranza" dall'ordinamento".

Fonte: La Repubblica 

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