La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 23 ottobre 2016

É la Costituzione a dire NO a Renzi

di Alba Vastano
Poco più di un mese e l’Italia saprà se 47 articoli della carta costituzionale sono stati scritti invano dai Padri Costituenti. Roba da farli inquietare furiosamente, ovunque essi siano, se si può irrazionalmente pensare ad anime furibonde. 75 Costituenti che hanno dato lustro alla storia repubblicana del Paese, scrivendone la legge fondamentale, uomini che hanno speso la loro intelligenza, le loro competenze, pesando ogni parola affinché i principi della democrazia, dell’uguaglianza, del pluralismo e della sovranità popolare diventassero legge. Oggi vengono violati nella loro dignità da un governo riformista e liberista che tutto vuole tranne che il Paese decolli verso un cambiamento “positivo”, ma che mira piuttosto a trasformare la democrazia in una variabile del capitale finanziario.
Gli slogan per il Sì alla riforma sono prodotti di mercato, sponsor ingannevoli per far sì che si acquisti quel falsificato “prodotto”, passandolo per il migliore. Per obbedienza alle leggi del capitalismo,così come Bce e Trattati europei impongono. Sta avvenendo questo in Italia. Sarà il 4 dicembre e, se l’impegno dei Comitati per il NO, se l’informazione trasparente di quei costituzionalisti che hanno ancora a cuore il Paese, non sarà bastato ad evitare la catastrofe, a causa dell’indifferenza verso le lotte per il ripristino della democrazia e dei diritti di una parte del popolo elettore, ci troveremo in fondo al baratro sociale.
Per ignoranza indotta da chi, volendo esercitare il potere in nome del libero mercato, non ama un popolo che pensa autonomamente e criticamente, che si ribelli alle ingiustizie sociali. Per imbarbarimento della nostra coscienza civile. Per disinteresse verso la politica. Per non aver tentato di capire il raggiro di chi vuole scrivere la parola fine al processo democratico e accentrare tutti i poteri sotto un solo “sovrano”. La sovranità popolare è un ostacolo alle forme di potere oligarchico. Lo dobbiamo comprendere. Altrimenti ne saremo responsabili, domani, anche verso le nuove generazioni che qui non vedono il futuro e se lo vanno a cercare oltralpe.
Iniziative in tutto il Paese organizzate dai 600 Comitati per il NO alla riforma sono attive in tutti i territori, allo scopo di sensibilizzare soprattutto gli indecisi, i dubbiosi del “Ni”. Nel corso della tre giorni dellaFesta della Costituzione alla “Città dell’Altra Economia” di Roma, organizzata dal Comitato romano per il NO, costituzionalisti e giuristi si sono alternati nei dibattiti in programmazione per offrire il loro contributo informativo e le opinioni sulla riforma, soprattutto sulle ragioni dell’incostituzionalità. Per sensibilizzare i cittadini a dare un NOfavorevole ad un vero cambiamento. Ovvero, all’attuazione dell’originale impianto costituzionale, in opposizione a chi, con la modifica della Costituzione, vuole smantellare lo stato di diritto già messo a dura prova dai governi tecnici in questi anni.
I magistrati Massimo Villone e Domenico Gallo, il giurista Gianni Ferrara,Giovanni Russo Spena, ex parlamentare e responsabile del dipartimento giustizia nel Prc, lo hanno detto esaustivamente dal quel palco del Testaccio, alternandosi nei dibattiti esplicativi della riforma e delle ragioni del NO.
“Mai come questa volta una riforma incide sulla vita di tutti i cittadini. Per i suoi effetti esce fuori dal Palazzo - afferma Gallo. Assistiamo ad un uso smodato di tutti i luoghi comuni del populismo che viene dal cuore del sistema. Viene dall’esecutivo.”
E sulla pubblicità ingannevole del Sì: “Con gli spot del Sì (Vuoi ridurre il numero dei parlamentari? Vuoi ridurre i costi della politica?) si ingannano i cittadini. Si lancia un messaggio in cui si cerca di attizzare il popolo, di utilizzare il senso di disagio sociale per accrescere i diritti di chi comanda e diminuire i diritti dei cittadini”.
Tocca il punto cruciale parlando della riforma del Senato: “Si parla di superamento del bicameralismo perfetto, ma il Senato rimane. Quello che è stato superato è il diritto del cittadino di eleggere i senatori. Diritto sottratto al popolo e assegnato ad un altro settore della casta politica, ai consiglieri regionali. Si tende quindi ad utilizzare il disagio dei cittadini per dare il colpo decisivo ai meccanismi di funzionamento della democrazia parlamentare. L’unica garanzia che i cittadini possono attivare per far valere i propri diritti.”
Russo Spena, nel suo intervento, si rifà al mantra renziano “velocità, snellezza e stabilità” per invitare a non dimenticare che “furono parole d’ordine del primo Mussolini”. E accenna alla Commissione Trilaterale, al gruppo Bildeberg, alla banca d’affari J. P. Morgan. Lobbies dell’alta finanza che hanno in mano l’economia globale e i governi del mondo.
“Questi poteri mondiali predicano e ventilano l’idea che se vincesse il NO ci sarebbe una sorta di ritorno a una forma di feudalesimo proto-medievale. Diffondono questa idea perché odiano la Costituzione nata dalla Resistenza”. E soffermandosi sulla riforma: “Questa nuova Costituzione è la blindatura del potere contro la possibilità dei cittadini di reagire all’oppressione. É la stabilizzazione del capitalismo”. Una sollecitazione a chi, in questi giorni, si sta impegnando nei comitati del NO affinché vengano sensibilizzati i cittadini perplessi o disinformati. “Dobbiamo parlare ai territori, ai quartieri popolari, alle borgate e non solo nei centri frequentati da intellettuali. Dobbiamo saper convincere i cittadini a dire NO a questa riforma anticostituzionale”
In ultima serata della festa della Costituzione avvince la dialettica del magistrato Massimo Villone, docente emerito di diritto costituzionale all’università di Napoli. Ma anche l’approccio comunicativo, anche per la carica tutta partenopea, verso un discorso così spinoso, variegato e multiforme.
Risponde sulla convergenza di varie forze ben distinte e di parlamentari di partiti politicamente opposti sul NO. É motivo di preoccupazione per il dopo se vincesse il NO? “Non mi preoccupa affatto la convergenza di varie motivazioni del No. Certo, è vero. C’è anche chi vota No per far cadere il governo Renzi. Perché vuole cambiare gli equilibri politici. Però c’è una quota non banale, non marginale (e noi siamo fra questi) che invece crede che questa riforma sia da respingere perché mette a rischio la democrazia, perché riduce gli spazi della partecipazione democratica. Perché indebolisce l’istituzione Parlamento che è l’asse portante di un sistema democratico. Perché, quando si toglie il diritto di voto per una delle due Camere del Parlamento, l’esito sarà l’indebolimento del Parlamento stesso”.
Un discorso chiarissimo, anche quando affronta nello specifico la riforma del Senato: “Il Senato sopravvive. Il bicameralismo sopravvive. In una misura non banale è ancora un bicameralismo paritario. Quello che si cancella è il diritto dei cittadini di scegliere i senatori. Al barista di Trani e alla Signora di Voghera (ndr,in risposta alla domanda di Ilaria Bonaccorsi, di Left, che chiede al magistrato come interessare le persone disinteressate alla riforma) questa cosa interessa, perché un Parlamento non rappresentativo non può fare le politiche sociali ed economiche come il pagamento dei tributi, mettere le risorse nei servizi fondamentali, non buttare le risorse in opere mastodontiche inutili, non mettere il bavaglio alle comunità locali, come è stato per le trivelle e come si vorrebbe fare per il ponte sullo stretto di Messina. Queste cose interessano, perché toccano la vita concreta del barista di Trani e della signora di Voghera. Forse non lo sanno. Allora bisogna spiegarglielo”.
E chiude in modo allusivo alla scarsa preparazione storica di Renzi. “Siccome in democrazia capita che qualcuno non sia consapevole, che facciamo? Torniamo a 150 anni fa con il voto per censo? Tagliamo le teste o tagliamo il diritto di voto? Torniamo a prima della Rivoluzione francese. É una bella forma di modernità. Forse lo dobbiamo consigliare a Renzi, perlomeno comincia a farsi una cultura storica.”
L’intervento del giurista Gianni Ferrara, il professore strenuo difensore dei diritti e della democrazia, arriva all’attenzione di chi lo ascolta per la sua semplicità e la sintesi perfetta: “L’incongruenza e il rovesciamento della realtà e della verità travolge con la riforma Boschi/Renzi, così come viene configurata, l’intero sistema parlamentare”.
Cosa dire di più a chi ha a cuore la democrazia, ma è ancora per il Ni? Come afferma Villone, anche la casalinga di Voghera e il barista di Trani, se fossero adeguatamente informati su cosa si nasconde dietro quei truffaldini spot del Si, cambierebbero idea. Se non altro per difendere i loro interessi.
Ci sono 600 Comitati per il NO attivi in tutto il Paese. Informarsi è gratuito e salva la democrazia. Ne abbiamo tutti necessità. É la Costituzione stessa, ancora “giovanissima”, nata dalla Resistenza e dal sangue dei Partigiani, che ci offre il vero cambiamento e dice NO agli imbroglioni. Assecondiamola. Così forse il vero cambiamento sarà possibile.

Fonte: La Città futura 

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