di Antonio Tricarico
Va bene, siamo d’accordo che ormai siamo in piena campagna elettorale per il referendum costituzionale, per cui “passi” che ogni tanto qualche aiutino a chi conta nell’industria e nella finanza tocca pure darlo. Capiamo che “serve”, al fine di sedare le critiche all’operato del governo, ma quanto emerso dalle pieghe della legge di stabilità 2016 sul capitolo della lotta all’evasione fiscale è davvero troppo questa volta. Di fatto il governo, come ribadito in una circolare dell’agenzia delle entrate, cancella la lista nera dei paradisi fiscali.
D’ora in poi si potrà commerciare liberamente con qualsiasi società offshore, senza indicare separatamente nella dichiarazione dei redditi i costi considerati fino all’anno scorso collegati a operazioni con paesi in “black list” (ecco il link alla circolare dell’agenzia delle entrate). Una mossa inspiegabile e in contro-tendenza rispetto agli sviluppi politici in Europa, se si pensa che finalmente nella UE, dopo decenni di vuoti proclami, abbiamo una lista dei paradisi fiscali, seppur ancora inadeguata (ecco illink alla lista).
D’ora in poi si potrà commerciare liberamente con qualsiasi società offshore, senza indicare separatamente nella dichiarazione dei redditi i costi considerati fino all’anno scorso collegati a operazioni con paesi in “black list” (ecco il link alla circolare dell’agenzia delle entrate). Una mossa inspiegabile e in contro-tendenza rispetto agli sviluppi politici in Europa, se si pensa che finalmente nella UE, dopo decenni di vuoti proclami, abbiamo una lista dei paradisi fiscali, seppur ancora inadeguata (ecco illink alla lista).
Eppure negli ultimi mesi abbiamo avuto le rivelazioni senza precedenti dei Panama e dei Bahamas papers, che dimostrano come l’evasione fiscale internazionale, tramite giurisdizioni sospette, sia una pratica ancora molto in vigore anche da parte dei riccastri italiani e di vari insospettabili. E il nostro Renzi cosa fa? Semplice, questa forma di evasione fiscale – che alcuni definiscono elusione – non esiste più, per decreto. Va detto che la depenalizzazione del reato di elusione con l’istituzione dell’abuso di diritto era già avvenuta a partire dal 2015 nell’ambito della delega fiscale, con il consenso dello stesso Parlamento. Fioccavano, infatti, troppe indagini penali delle procure sui grossi nomi dell’industria italiana – Prada, Dolce & Gabbana, solo per menzionarne alcuni.
Allora meglio che gli evasori globalizzati patteggino subito in sede amministrativa con le agenzie tributarie, facendo così far cassa allo Stato, e togliendosi questo dente senza più alcun rischio di immagine. Anche se di fatto i grandi evasori, grazie al patteggiamento e ai buoni servizi di sapienti esperti commercialisti, finiscono per pagare in media solo una percentuale di quanto dovuto.
Così con questa mossa si spuntano le ultime armi della stessa agenzia delle entrate, che considererà alla stessa stregua gli investimenti e i patrimoni con sede in remoti e segreti paradisi fiscali e quelli presenti in giurisdizioni cooperative e trasparenti nei confronti del fisco italiano. La legge è uguale per tutti (i paesi), si dirà. È giusto chiedersi perché una tale assurdità proprio ora. Il governo è ossessionato dall’attrarre investimenti privati in Italia ed è pronto a concedere condizioni vantaggiose a chi viene a investire nel Bel Paese. Ma poi perché facilitare i ricchi italiani nell’esportare i propri capitali riducendo la loro base imponibile? Da un lato non si vuole alienare l’amicizia di nessun paese marchiandolo in possibili liste nere, pur di ottenere gli investimenti di facoltosi sceicchi o loschi investitori stranieri.
Ma l’assunzione di fondo del provvedimento è ben più grave. Come già sancito con la voluntary disclosure per facilitare il rientro dei capitali fuggiti dall’Italia in passato, se lo Stato smetterà di sanzionare tali reati allora i contribuenti facoltosi collaboreranno di più con il fisco. Questa favoletta ricorda un po’ chi in passato in Sicilia ci diceva con stizza che la mafia non esiste e chi abusa delle leggi lo fa per dare lavoro e creare benessere per tutti. E se talvolta poi esagera magari si ricorrerà al pentimento, ovviamente su base “volontaria”. Proprio vero, la legge è uguale per tutti, evasori e normali contribuenti.
Articolo pubblicato su Recommon.org
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