di Antonio Sciotto
La notizia non è di quelle che stupiscono, ma sicuramente non per questo è meno negativa: i giovani italiani sono quelli che si fermano a vivere più a lungo presso i propri genitori (ci battono solo gli slovacchi), e la percentuale dei «mammoni» (così li hanno battezzati ieri, un po’ spregiativamente, agenzie e quotidiani on line) è addirittura in aumento. A certificarlo è l’Eurostat, l’istituto di statistica Ue, che ha diffuso ieri i dati relativi al 2015. L’anno scorso, secondo Eurostat, oltre due terzi dei «giovani adulti» (il 67,3%), ovvero coloro che hanno tra i 18 e i 34 anni, in Italia viveva a casa con almeno un genitore, una percentuale in crescita sul 2014 (era al 65,4%) e al top nell’Unione europea, se si eccettua, come abbiamo detto, la Slovacchia.
Quasi 20 i punti di differenza rispetto alla media del continente, che risulta pari al 47,9%. Si tratta di circa sette milioni di persone.
Quasi 20 i punti di differenza rispetto alla media del continente, che risulta pari al 47,9%. Si tratta di circa sette milioni di persone.
Il fenomeno è in crescita anche se isoliamo una fascia di età più ristretta, quella tra i 25 e i 34 anni, ovvero tra coloro che dovrebbero aver terminato gli studi e iniziato a lavorare. In questa fascia i giovani a casa con mamma passano dal 48,4% del 2014 al 50,6% a fronte del 28,7% in Ue e del 3,7% in Danimarca.
Ma i sette milioni in causa sono tutti disoccupati? O magari studenti? Niente affatto, si scopre infatti che una buona percentuale di chi decide di rimanere a vivere con i genitori ha un’occupazione, in diversi casi anche stabile. Dichiara di avere un impiego il 40,3% dei giovani intervistati, e ben il 25% ha un posto a tempo indeterminato. Il 18,8% si dichiara ancora studente, mentre i disoccupati sono il 24,3%.
Un dilatamento generale dei tempi che ha come conseguenza anche il rinvio del momento in cui si forma una famiglia, e per le donne vuol dire spesso gravidanze più tardive: fenomeni su cui l’Italia può vantare ugualmente dei primati nella Ue. Oltre 40 mila bambini nascono ormai da mamme ultraquarantenni, il dato più alto in Europa, mentre le mamme giovani risultano molte meno rispetto al resto del continente (quelle tra i 25 e i 29 anni sono meno della metà di quelle francesi).
È interessante notare che mentre da noi le percentuali di giovani che si fermano a vivere presso i genitori sono in crescita (dal 65,4% del 2014 al 67,3% del 2015, come abbiamo detto), in Europa invece si è registrata una discesa, per quanto molto piccola: dal 48,1% al 47,9% dei 18-34 enni.
In permanenza in famiglia ci superano dunque solo gli slovacchi (69,6%), mentre Malta è poco più di un punto sopra di noi (66,1%). A distanza siderale la vicina Francia (34,5%, dato per giunta in calo), e il Regno Unito (34,3%), un poco meno lontana la Germania (43,1%). Assolutamente irraggiungibile (perlomeno nel giro di pochi anni) la Danimarca, che svetta con il suo 19,7% e conferma la precoce (e proverbiale) autonomia dei ragazzi scandinavi.
La tendenza dei giovani italiani a non lasciare la casa dei genitori è ancora più evidente nella fascia tra i 25 e i 34 anni, perché in questo caso il confronto con diversi paesi Ue diventa quasi paradossale. In Italia, anche a causa delle difficoltà nella ricerca di un’occupazione, la percentuale di coloro che sono tra i 25 e i 34 anni e vivono con la famiglia di origine ha raggiunto il 50,6% (era al 44% nel 2011) con quasi 22 punti in più rispetto alla media europea (dietro solo alla Grecia con il 53,4%).
La distanza è siderale rispetto ai paesi del Nord Europa (3,7% la Danimarca, 3,9% la Svezia) ma anche rispetto alla Francia (10,1%, in calo di un punto), il Regno Unito (16%) e la Germania (19,1%) mentre la Spagna è al 39,1%. E l’aumento si è registrato nonostante gli sforzi del governo, da Garanzia giovani ai punti rosicchiati alla disoccupazione under 35.
Interessanti i raffronti (e sempre negativi per l’Italia), se consideriamo diverse fasce d’età: se si guarda a i18-24 anni, vive in casa il 94,5% del totale (79,1% nella Ue) mentre tra i 20 e i 24 anni la percentuale scende al 93% (è al 59,8% in Francia).
A restare a casa sono soprattutto i maschi con il 73,6% del totale tra i 18 e i 34 anni (quasi 3 su 4), in crescita dal 71,8% del 2014. La percentuale, sempre maschile, dei giovani tra i 25 e i 34 anni cresce dal 56,8% al 59,3%, con oltre 24 punti in più rispetto alla media europea. Le donne in questa fascia di età restano a casa nel 41,7% dei casi.
Fonte: Il manifesto
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